Bentornati su Hack a Stat! Nella finale di Serie A si affronteranno l’Olimpia Milano e l’Aquila Trento. Per ingannare l’attesa che ci separa dall’inizio di gara 1 (martedì 5) andiamo ad analizzare qualche numero delle precedenti sfide.
EA7 EMPORIO ARMANI MILANO – GERMANI BASKET BRESCIA
La sfida tra le due squadre lombarde si è conclusa sul 3-1: a dispetto del risultato finale la serie è stata in realtà più che equilibrata. Il Net Rating ci dice che lo scarto medio è pari a 13, a significare partite sempre punto a punto. Difatti, tolta gara 2, tutte sono rimaste in bilico fino ai minuti finali.
Brescia ha un roster con diversi ottimi giocatori: Landry se fosse un pelo più giovane sarebbe sicuramente nel giro di squadre di Eurolega/Eurocup, Moss è tornato quello di un tempo (con le dovute proporzioni di età), Michele Vitali è diventato un go-to-guy affidabilissimo, l’ultimo arrivato Cotton ha aggiunto ancor più pressione difensiva sugli esterni e imprevidibilità dal palleggio. È insomma una squadra ostica da affrontare e ottimamente allenata da coach Diana. Il problema è che, tolti quei giocatori che garantiscono solidità ed efficienza, l’allenatore non ha a disposizione molto altro. Le rotazioni effettive di Brescia (ovvero i giocatori con almeno 10 minuti di utilizzo medio) sono state, sia in regular season che nei play-off, a 9 giocatori, ma ben 8 in stagione e 7 in post season, avevano un minutaggio sopra i 20 a partita. Confrontandoli con la distribuzione dei minuti dell’Olimpia si capisce la differenza di profondità delle panchine e quindi di alternative da sfruttare durante la partita.
La squadra meneghina ha potuto usufruire addirittura di 13 giocatori durante la stagione, con un utilizzo medio inferiore ai 20 a partita. Brescia al contrario ha dovuto utilizzare maggiormente i suoi migliori giocatori. Nei play-off si è ridotto leggerissimamente l’utilizzo medio, ma il discorso non cambia: la Leonessa ha rotazioni corte. Coach Diana sapeva bene che per ovviare a ciò non doveva chiedere ai suoi di spingere troppo sull’acceleratore: osserviamo il seguente grafico, che mostra l’andamento di Pace, Offensive Rating e Defensive Rating sia in campionato che nei play-off.
L’inizio monster con otto vittorie consecutive è condizionato da un Pace sotto i 71 possessi a partita (media di Lega pari a 73) e da una difesa impenetrabile, sotto addirittura i 100 punti subiti ogni 100 possessi. Ma pian piano che il campionato proseguiva, la stanchezza si accumulava: Brescia è rimasta una protagonista della Serie A per tutto il corso del campionato, ma osservando le tendenze delle tre statistiche, si nota come ci sia stato un continuo peggioramento dei due rating e un aumento, seppur lieve, del ritmo medio di gioco. Con rotazioni così corte è necessario innanzitutto non spingere troppo, onde evitare di arrivare con fiato corto e poca lucidità nei momenti finali. Il piccolo aumento di Pace è riconducibile al fatto che più le partite si accumulavano, meno i bresciani riuscivano a imporre il basso ritmo che volevano.
I tre andamenti a destra sono sempre relativi alle tre statistiche avanzate, ma sono quelle dei play-off: il dato emblematico è il Pace medio che scende vertiginosamente (considerate che la media tra RS e PO è circa 73, mentre per la sola Brescia nella fase eliminatoria è 69), confermando che l’idea di Diana era rallentare il gioco quanto più possibile, limitando i contropiedi avversari e prolungando i possessi tramite una temibile difesa. Nelle due partite con il Pace maggiore (gara 3 contro Varese e gara 2 con Milano) la Leonessa ha prodotto le peggiori prestazioni offensive dei suoi play-off: nella prima è riuscita comunque a spuntarla ai supplementari, ma nella seconda l’Olimpia ha chiuso la pratica all’intervallo.
Già, Milano: se potessi definirla con un aggettivo sarebbe camaleontica, perché è una squadra che si adatta al gioco avversario. Prendiamo i play-off: contro Cantù, squadra con il Pace maggiore del campionato, l’Olimpia ha accettato quel ritmo e ha corso pure lei. Era comunque una scelta giusta visto che i bianco-blu giocavano in 6,5 (Chappell era a mezzo servizio), ma durante la stagione la squadra di Pianigiani non aveva mai ecceduto nello spingere (circa 70 possessi a partita). Contro Brescia ero dell’idea che Milano avrebbe dovuto mantenere l’alto ritmo tenuto con Cantù, proprio per le problematiche bresciane evidenziate poco fa, invece si è adattata e ha accettato il ritmo imposto da Diana. Il punto è che, a qualunque Pace si giochi, l’Offensive Rating non è variato di molto rispetto al valore medio: ciò significa che i giocatori hanno saputo adattarsi al ritmo di gioco senza però perdere efficacia. Ecco un grafico che riassume questo concetto:
Dopo l’inizio balbettante l’Offensive Rating milanese è rimasto bene o male sopra la media stagionale: i picchi dell’efficienza offensiva però non hanno nulla a che vedere con quelli del Pace, a dimostrazione che il ritmo di gioco non influenzi più del dovuto l’attacco meneghino.
Altro esempio: la non-irresistibile (eufemismo) difesa canturina ha concesso di tutto a Milano, mentre Brescia ha barricato l’area concedendo pochi tentativi in quella zona a favore di molti tiri dall’arco, sfidando le percentuali da 3 punti di Jerrells & Co.: osserviamo le distribuzioni di tiro dell’Olimpia nel corso della stagione.
Nella semifinale i tentativi da 3 punti sono aumentati notevolmente, anche considerando le abitudini meneghine (circa 31 tentativi dai 6,75 m. ogni 100 possessi in regular season): avendo giocatori come Bertans e Goudelock è anche giusto sfruttare le loro abilità al tiro, ma non ho mai percepito uno sforzo eccessivo nel forzare la palla in post per cercare di scardinare la difesa della Leonessa, quanto piuttosto prendere ciò gli veniva concesso.
La vera forza di Milano sta quindi in questa sorta di adattabilità: la panchina e le caratteristiche dei giocatori garantiscono una malleabilità unica nel panorama italiano, che permette alla squadra di non subire oltremodo le tattiche avversarie. Una caratterista sottovalutata e quindi ancora più temibile. Se si osservano assieme i due grafici si nota come i picchi di Offensive Rating non coincidono né con i picchi di tiri presi in area, né tanto meno con quelli oltre l’arco: in breve l’attacco milanese non è influenzato dalle scelte di tiro, ma piuttosto da altri fattori (percentuali di tiro, viaggi in lunetta, rimbalzi offensivi).
Il caso emblematico è gara 2: visto il punteggio si potrebbe pensare che in quel caso si sia giocata la partita di Milano, mentre in realtà non è stata una partita molto diversa dalle altre. Vero, l’Olimpia ha corso leggermente di più rispetto al precedente incontro, ma ciò che ha più inciso sono stati il 7/11 da 3 nel primo quarto dell’Olimpia e un attacco bresciano letteralmente fuori giri, anche se il copione di gioco è stato sempre lo stesso con i biancorossi che tiravano dall’arco più del solito.
UMANA REYER VENEZIA – DOLOMITI ENERGIA TRENTO
La seconda semifinale è stata una sfida molto fisica, ricca di contatti e di nervi tesi. A spuntarla è stata Trento, grazie al suo ormai marchio di fabbrica: una difesa arcigna e continua per tutta la durata della partita. Guai però a sottovalutare la fase offensiva dell’Aquila che non sarà uno dei migliori attacchi in assoluto, ma vista la peculiarità dei suoi giocatori (Sutton, Hogue, Shields) risulta difficile da ostacolare.
Venezia, dopo una stagione comunque positiva, ha sbattuto contro il muro trentino. Osserviamo il grafico relativo all’Offensive Rating della squadra veneta:
Dopo una stagione da un 112 di Off Rtg di media, Venezia si è ritrovata di fronte Cremona, ossia il miglior avversario possibile, per via delle caratteristiche della squadra di Sacchetti. Ritmo alto e un focus maggiore sulla fase offensiva sono infatti pane per Meo, ma lo sono anche per Venezia, che ha potuto quindi far risaltare tutto il suo potenziale d’attacco.
Con Trento invece la Reyer si è ritrovata di fronte una squadra completamente differente: i ragazzi di coach Buscaglia formano la migliore difesa del campionato grazie ad una fisicità e un’abnegazione difensiva rara in Italia. Venezia lo ha subito tantissimo, tanto da passare dal 120 di Offensive Rating mediato contro Cremona ad uno pari a 99. Questo perché l’Aquila ha forzato molte palle perse (alcune abbastanza banali) e reso in linea generale difficile la circolazione di palla dei giocatori di De Raffaele. Ciò lo si evince dall’andamento di palle perse e assist ogni 100 possessi.
Notare come nella serie contro Trento le palle perse siano salite oltre le consuetudini veneziane, mentre gli assist sono calati vertiginosamente. Questi due cambiamenti sono quindi due importanti cause nel calo dell’Offensive Rating della Reyer.
Infine uno zoom su un particolare della stagione di Trento: dal ritorno di Dustin Hogue, avvenuto alla 11° giornata, il saldo di vittorie e sconfitte è passato da 4-6 a 14-6, a cui si aggiungono le 6 W e le 2 L dei play-off. Insomma il ritorno di Hogue ha ridato a Buscaglia quel dinamismo in difesa e a rimbalzo che con Behanan proprio mancava. Mediando le statistiche delle prime dieci giornate e quelle delle restanti assieme ai play-off si può notare come questo cambiamento sia tangibile:
In primis, un netto miglioramento difensivo, complice anche le peggiori percentuali reali concesse agli avversari. Inoltre il saldo a rimbalzo è migliorato, passando nel complesso da negativo (meno della metà di rimbalzi catturati) a positivo.
Questi numeri ci confermano che l’americano è un tassello fondamentale per il gioco di Buscaglia: in finale tale importanza sarà ancora più elevata, dato che il solo Hogue (Lechthaler giocherà immagino piccolissimi sprazzi di partite) dovrà vedersela con la coppia di lunghi milanese Gudaitis – Tarczewski. La sua dinamicità sarà quindi uno dei fattori che faranno tendere la bilancia dall’una o dall’altra parte.
Detto che Milano è una squadra camaleontica, le due difese saranno un aspetto chiave oltre alla lotta a rimbalzo. Da un lato Trento dovrà cercare di arginare il talento delle guardie milanesi: Shields ha le gambe per rincorrere giocatori come Goudelock e Bertans, ma il viceversa non è altrettanto vero e inoltre Buscaglia potrebbe sfruttare la fisicità di Shields in post basso contro il suo diretto avversario. Altro duello interessante sarà la sfida tra Kuzminkas e Sutton: l’americano come di consueto cercherà di prendere vantaggio in post per sfruttare la sua esplosività, mentre il lituano dovrà cercare di resistere il più possibile, onde evitare l’avvio di rotazioni difensive del compagno in spot 5 e conseguente smarcamento di Hogue sotto canestro. Ultimo, ma non per importanza, il fattore stanchezza: Trento, come Brescia, può contare su un roster effettivo di otto giocatori con piccole comparse di Lechhtaler e Franke (entrambi sotto i 10 minuti di utilizzo). In più si dovrà valutare l’infortunio di Flaccadori, uno dei migliori sesti uomini del campionato: se non dovesse rientrare ci sarà più spazio per l’olandese, ma chiaramente la rotazione si ridurrebbe (già ora gli 8 giocatori sono tutti vicinissimi o addirittura sopra i 25 minuti di utilizzo medio).