Hack a Stat: NBA, l’atipicità delle line-up di Houston

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Bentornati su Hack a Stat! Dallo scambio di Capela, gli Houston Rockets stanno giocando con una configurazione di lineup praticamente mai utilizzata da qualunque squadra di basket, se non per brevi tratti di partita o in situazioni particolari. L’unicità di tale fatto è alquanto affascinante e non mi potevo sottrarre per analizzare qualche numero, seppur il campione si basi solo su undici partite disputate.

In una trade deadline tutto sommato tranquilla, lo scambio a tre che ha coinvolto Capela agli Hawks e Covington a Houston è probabilmente quello che mi ha affascinato di più. Non nascondo un debole per Morey e la sua visione statistica della pallacanestro (impensabile, vero?): lo scambio imbastito aveva come obbiettivo l’estremizzare il suo concetto di pallacanestro efficiente attorno ad Harden e, dopo le prime undici partite giocate, i segnali sono incoraggianti. Osserviamo quindi qualche numero per capire cosa è cambiato e quali potrebbero essere i punti deboli qui in avanti per i Rockets.

Cominciamo con l’osservare i valori pre e post scambio di alcun statistiche avanzate su cui vorrei focalizzare l’analisi:

Innanzitutto, le efficienze: l’Offensive Rating risulta migliorato, mentre il Defensive Rating è praticamente rimasto uguale. Quei 5 punti in più dell’Offensive Rating potrebbero sembrare pochi, ma in realtà portano Houston da 12° a 1° attacco NBA! Da questo punto di vista quindi, in fase offensiva l’allargamento totale del campo ha aiutato l’attacco di Houston a migliorare e raggiungere livelli di efficienza di altissimo livello.
Questo incremento può essere ricondotto innanzitutto alla tipologia di tiri presi: i Rockets infatti erano già primi per triple “open” e “wide open” con il 40% di tiri tentati in queste condizioni; nelle ultime undici sono invece ancora più primi con il 45%. Praticamente una tripla ogni due è una piedi per terra smarcato.
La differenza è data ovviamente dalla configurazione delle line-up micro ball di Houston: 4/5 tiratori temibili contemporaneamente sul campo, tutti in grado di attaccare dal palleggio e con l’area completamente libera. Una line-up che garantisce spaziature estreme che ritardano gli aiuti difensivi e permettono di trovare spazi da attaccare o un compagno smarcato con più facilità.

Harden dirige ancora l’attacco come ha sempre fatto, ma questa innovativa configurazione ha reso il suo compito un po’ più semplice: le percentuali dei tiri al ferro sono migliorati del 3% (dal 63% al 66%). Discorso simile per Westbrook, le cui incursioni al ferro sono passate dal 45% dei tiri presi totali al 51%; come noto, questi ultimi sono i tiri preferiti di Russell, che ora sta difatti mostrando la sua migliore pallacanestro da quando è giunto a Houston; nelle ultime 11 infatti, ha convertito il 67% delle conclusioni al ferro. Per darvi un termine di paragone, Giannis è primo per percentuale al ferro con il 70% circa con almeno 10 tentativi a partita (stessi tentativi di Westbrook, mentre Harden è si ferma a 8).

Una naturale conseguenza delle line-up a 5 piccoli è invece il calo nelle statistiche avanzate dei rimbalzi. Come si vede nella prima tabella, tutte e tre le Rebound Percentage sono diminuite. Il calo però non è stato (o quantomeno non è ancora) così importante da costringere Morey e D’Antoni a rivalutare la loro ultima idea. Questo è possibile per due fattori: il primo è che Houston ha comunque tra gli esterni buonissimi rimbalzisti; Westbrook, Harden e Convington, ad esempio. Il secondo sono invece le attuali impostazioni offensive e difensive delle squadre NBA.

Abbiamo infatti visto nel mio ultimo articolo come in NBA non si contesti il rimbalzo in attacco: la tendenza generale è quella di iniziare già la transizione difensiva subito dopo il tiro tentato per coprire il possibile contropiede avversario. Difatti le OR% in NBA oscillano attorno al 25%; inoltre i rimbalzi in attacco sono contestati con un giocatore (solitamente il centro rimasto vicino al canestro a seguito di un roll) o, più raramente, con due. Il lavoro a rimbalzo difensivo in NBA è quindi molto più facilitato rispetto a quanto si vede in Europa.
Questa tendenza ha facilitato la scelta di Morey e D’Antoni, dato che la sola presenza di Tucker in tagliafuori è più che sufficiente a concedere rimbalzi agli esterni di Houston. Un calo a rimbalzo difensivo quindi c’è stato, ma Houston è rimasta comunque attorno a cifre tutto sommato accettabili considerando la configurazione del quintetto.

Quando invece sono i Rockets a dover andare a rimbalzo offensivo, la maggior parte delle carambole catturate erano opera di Capela. Con lui in campo l’OR% di Houston era al 29%, con lui fuori scendeva al 25%. Ora invece è al 21%: ciononostante, seppur con questo calo, l’attacco non ne ha risentito, ma anzi, come abbiamo visto, è aumentato di efficienza. Queste perché le attuali spaziature permettono di prendere più tiri in ritmo, aumentando quindi le percentuali realizzative e diminuendo la necessità di correggere i tiri sbagliati tramite rimbalzo in attacco.

Un’altra tendenza attuale della NBA che sta facilitando questa trasformazione dei Rockets è il bassissimo utilizzo dei post-up. Come ormai noto, l’attacco in post è raramente utilizzando se non per alcune franchigie con giocatore dominanti in questa situazione di gioco (Phila e gli Spurs su tutti). A parte queste due squadre, che giocano rispettivamente 11,5% e 8% dei possessi totali in post, le altre giocano in media il 4% dei possessi. Capite bene che la tendenza attuale aiuta i Rockets a non soffrire più del dovuto in questo aspetto di gioco. Il solo Tucker è sufficiente per difendere sul centro avversario.

Ritengo quindi che rimbalzi e post potrebbero essere per Houston le maggiori problematiche nel lungo periodo e durante i play-off: in queste prime undici gare le squadre avversarie non hanno avuto modo di prepararsi più del dovuto per fronteggiare l’atipicità delle line-up di Houston. Ma, nel momento in cui si arriverà ai play-off, questi due aspetti di gioco potrebbero essere usati per creare problemi all’impostazione di gioco di D’Antoni.
Si potrebbe utilizzare leggermente di più il post basso (nel caso si abbiano giocatori in grado di sfruttarlo con efficacia), così come mandare con più costanza un uomo in più a rimbalzo in attacco per sfruttare il gap fisico degli esterni dei Rockets con i lunghi avversari.

Curiosissimo di vedere come reagirà Houston.

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Cappe
Baskettaro a tempo perso, nerd a tempo pieno. Così malato di numeri che se non trovo la statistica che mi aggrada, me la creo da solo [cit.].

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