Hack a Stat: le finali di Serie A nei numeri

Bentornati su Hack a Stat! Con l’Olimpia che vince il suo 28° scudetto si è conclusa anche la stagione italiana di basket. Salutiamo quindi il campionato di serie A con un articolo in cui andremo ad analizzare qualche numero delle finali.

Le sei partite giocate da Milano e Trento sono state tutte avvincenti: da tifoso ho decisamente sofferto, ma immagino che chi non avesse problemi di schieramento si sia goduto queste finali di buon grado. È vero, ci sono stati frangenti in cui la bellezza del gioco è venuta meno in favore di troppi isolamenti o di troppo nervosismo, ma tutto sommato sono state delle Finals piacevoli.

Milano ne è uscita vincitrice, mentre Trento ha lottato fine alla fine, ma di più non avrebbe potuto fare per limiti di roster impossibili da colmare, anche con tutta l’energia e la forza di volontà possibili. In particolare vi era la mancanza di un valido cambio per Hogue e in generale una panchina con poche alternative al quintetto base (panchina tra l’altro ancor di più accorciata con l’infortunio di Flaccadori). Confrontando infatti i due roster queste differenze sono alquanto lampanti:

Sì, Milano ha giocato questa serie con rotazioni a nove, come Trento, ma nei momenti di emergenza (per esempio problemi di falli di determinati giocatori) ha potuto pescare dalla panchina un giocatore come Abass, che nei pochi minuti di utilizzo ha comunque dato un piccolo contributo positivo. Anche Cusin nei suoi 13 minuti totali di utilizzo ha contribuito positivamente alla causa. Piccole cose, nulla di trascendentale, ma che nel quadro generale hanno avuto un valore prezioso per Pianigiani.
Buscaglia dal canto suo non poteva permetterselo: aveva nove giocatori (e in questi nove si contano anche Lechtaler e Franke che hanno avuto un utilizzo medio inferiore ai 10 minuti) e nessuno di più. In pratica se le rotazioni di Milano erano effettivamente a 8/9, quelle di Trento erano a 7. Di conseguenza i minuti di utilizzo medio sono stati più alti per i giocatori dell’Aquila, basti guardare la media minuti complessiva per comprenderlo: 22,4 contro 19. E questo, a lungo andare, si sente sia sulle gambe che nella testa. Gara 6 è stata una fotografia perfetta di questo aspetto: i giocatori di Trento erano stanchi e la loro difesa asfissiante, il marchio di fabbrica di questa squadra, si è vista davvero raramente.

Avere una panchina corta comporta anche chiedere ad ogni allacciata di scarpe uno sforzo in più ai propri giocatori. Il PER medio dei giocatori di Trento è molto simile a quello dei giocatori di Milano, ma osservando i singoli valori si nota che per l’Aquila solo tre hanno superato la famosa quota pari a 15 (ovvero il limite oltre al quale la prestazione è considerata positiva); per l’Olimpia questo conteggio arriva al doppio. Anche tenendo conto del differente numero di giocatori utilizzati, il 67% dei giocatori di Trento ha in generale faticato nella serie, percentuale che per Milano è invece del 45%. Capite bene che in una serie lunga questi fattori (profondità del roster, utilizzo e prestazioni medie) incidono parecchio sul risultato finale.
E come è stato l’andamento della serie? Come sempre, per inquadrare il tutto partiamo con l’osservare il Pace e i rating di squadra. Nel grafico sottostante trovate l’andamento del ritmo nella serie e qualche indicazione in più:

Niente, non mi hanno voluto ascoltare. O detto in altri termini, non ci ho preso: infatti al contrario di quanto avevo predetto, Milano ha preferito il ritmo basso e Trento il ritmo alto, seguendo quindi il trend dell’intera stagione, nella quale i meneghini hanno avuto un Pace medio tra regular season e play-off pari a 70,2 (linea rossa tratteggiata), mentre i trentini circa 73,2 (linea verde tratteggiata). Se notate, quando il Pace è stato inferiore al ritmo medio di Milano, l’Olimpia ne è uscita vincitrice.

Al contrario, Trento ha vinto quando ha saputo aumentare i giri e portare la partita nella sua comfort zone, ovvero quando è la fase difensiva a risultare preponderante. Come già detto, la forza di Trento sta in quella fase, che non solo limita l’efficienza del gioco avversario, ma incrementa anche la chance di generare contropiedi per punti facili (e i contropiedi alzano il ritmo di gioco). Ciò è ovviamente accaduto nelle prime due gare alla BLM Group Arena, soprattutto in gara 4, dove la squadra di Buscaglia ha prodotto diverse transizioni veloci che hanno indirizzato la partita a cavallo tra il terzo e il quarto quarto. Dall’altro lato Milano non ha saputo porre rimedio a quell’ondata e difatti ha subito un pesante parziale, perdendo anche ritmo in attacco e andando completamente in tilt.

I rating ci confermano tutto questo: nel grafico sottostante potete osservare gli andamenti delle efficienze offensive delle due finaliste. In più ho evidenziato l’efficienza difensiva di Trento (sempre considerando tutto l’arco della stagione) nelle vittorie e nelle sconfitte.

Quando l’Aquila ha portato l’Olimpia nella sua comfort zone (gara 3 e 4), è riuscita a ridurre drasticamente l’Offensive Rating milanese, facendogli toccare anche quota 92 (!).
Volete sapere quante volte la squadra di Pianigiani è scesa sotto i 102 punti su 100 possessi in tutta la stagione italiana? In stagione regolare solamente sei volte, di cui cinque nelle prime 10 giornate. In pratica da quando si sono fatte determinate scelte di roster e non si è stravolto più nulla, Milano è scesa sotto i 102 di Off Rtg solo UNA volta (contro Pesaro, che ricordiamo essere stata una partita presa molto sottogamba dai meneghini). La volta successiva è stata gara 3 della finali.

Tutto ciò dà assoluto credito alla difesa di Trento, ma fa anche capire come Milano, una volta trovata la quadra, è stata difficilmente limitabile. L’attacco milanese nei play-off ha mediato un 122 di Offensive Rating (127 se si considerano solo le vittorie, mentre la media delle 8 squadre ai play-off è stata 104) con percentuali da capogiro: terza in 2P%, prima in 3P%, eFG% e TS% con, rispettivamente, il 53%, 41%, 58% e 62%. Nelle finali c’è stata l’esplosione completa con un Off Rtg medio nelle vittorie di 136 e con 2P% che tocca quota 60%, 3P% al 45% e TS% al 68%. Capite bene che qualunque difesa in Italia avrebbe potuto poco contro cifre del genere e Trento era stata la miglior della categoria in regular season.

Un’altra chiave della serie sono stati i rimbalzi, nello specifico sotto il canestro di Trento. Nelle prime due gare Milano ha fatto la voce grossa a rimbalzo offensivo, catturandone quasi il 40%. Buscaglia è intervenuto su questo aspetto di gioco tra gara 2 e 3, apportando alcuni accorgimenti sul gioco difensivo dei suoi. Difatti nelle successive partite l’OR% dell’Olimpia è calato vistosamente, per una media del 23% (e in gara singola non è mai più salita oltre al 30%).
Gli accorgimenti sono stati principalmente due: in primis una maggiore attenzione da parte di Hogue e Sutton nel tagliare fuori i centri milanesi e ciò lo si evince nei valori di OR% di Tarzcewski e Gudaitis, in secondo luogo ha chiesto ai suoi piccoli come Forray e Shields di aiutare i loro compagni nella cattura dei rimbalzi. A margine, Hogue è entrato veramente nella serie da gara 3, dove ha iniziato a incidere e quindi a catturare anch’egli qualche rimbalzo in più. Nelle prime due gare a Trento questo cambiamento è stato un fattore determinante per le vittorie dell’Aquila, che ha limitato i secondi possessi dell’Olimpia. Questa situazione si è poi perpetuata anche in gara 5 e 6, ma in quelle due partite altri fattori hanno preso il sopravvento sul risultato.

Congiungendo i vari punti che abbiamo analizzato ne esce fuori una bella storia: dopo le prime due gare sembrava che le rotazioni corte e le mancanze in alcuni spot rendessero ardua la serie per Trento, ma grazie ad alcuni aggiustamenti difensivi (la sorpresa di Sutton su Goudelock è stata un’altra chiave di gara 3 e 4) l’Aquila ha pareggiato. Gara 5 è stata il pivotal game che ha indirizzato la serie verso Milano: la stoppata di Goudelock su Sutton ha fatto vacillare una mai doma Trento, che stava già assaporando di giocarsi il titolo in casa. Quella mazzata morale sembra aver fatto venir fuori tutta la stanchezza accumulata nel corso della stagione dai giocatori trentini che in gara 6 hanno mostrato diverse lacune, non solo in attacco, ma anche in difesa.

Quindi che aggiungere? Da un lato quindi Milano ha concluso la stagione come i tifosi volevano, sfruttando al massimo il talento dei propri giocatori. Nell’ultimo periodo ha mostrato una certa fluidità offensiva che fino alla Coppa Italia si era vista solo a tratti. La rinuncia a Theodore per salvaguardare il gioco che stava nascendo è stata in parte una ammissione di colpe, ma ha dato i suoi frutti. La scelta di perseverare nell’accentrare il gioco sui piccoli alla fine si è rivelata vincente, seppur abbia creato alcuni problemi collaterali (pochi palloni per i lunghi, gioco dentro-fuori praticamente assente).
Dall’altro lato Trento ha dimostrato nuovamente che a questo livello ci può e ci deve stare, ma avrebbe bisogno di un quid in più per poter affrontare questi lunghe serie finali. Buscaglia si è riconfermato dopo il primo raggiungimento della finali, cosa tutt’altro che scontata e di questo bisogna dargli credito. Ha saputo sfruttare al massimo le abilità dei suoi giocatori e ha ben poco di cui rimproverarsi.

Cappe
Cappe
Baskettaro a tempo perso, nerd a tempo pieno. Così malato di numeri che se non trovo la statistica che mi aggrada, me la creo da solo [cit.].