Hanno fermato il basket! Viva il basket! Di Werther Pedrazzi

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Hanno fermato il basket. Per il momento si è spento il sole arancione della palla a spicchi. Viva il basket. Che nel suo piccolo…
Hanno fermato tutto. Ci sono voluti più di sette secoli, dalla peste del ‘300, per capirlo. Guarda caso anche quel morbo, dicevano, venisse dall’Asia, portato dai topi nella stiva delle navi. Allora si facevano grandi adunanze, processioni per scongiurare il flagello, che sempre più diffondevano la pestilenza. Un bel passo avanti, anche se qualcuno più di altri (il calcio, ad esempio) al giorno d’oggi ha fatto qualche resistenza.
In questi frangenti, per le cose serie, noi di solito preferiamo il silenzio, piuttosto che aggiungerci alla ridda di voci ed opinioni. Il valore assoluto del silenzio! Guardare, aspettare, adattarsi. Anche perché la situazione è sempre in rapido mutamento. E a tutti quelli che, politici in testa, anche alla politica dello sport, il giorno prima “la vita e lo sport devono andare avanti”, e quello successivo “Fermiamo tutto, la salute viene prima dello sport e del divertimento”, concediamo perfino il beneficio del ravvedimento, pur sapendo che più che d’altro trattasi di banalissimo opportunismo…

Il basket si è fermato per primo

Tuttavia, in deroga al precetto del silenzio, ci piace segnalare come nel nostro piccolo mondo il primo a prendere una posizione logica e coerente sia stato il Pozz, a modo suo:

Fermare tutto. Non lo dico io, lo dice un decreto che impone la distanza di un metro e mezzo da chiunque. E io cosa dovrei dire ai miei giocatori? Marcate gli avversari a vista, ma da lontano? Tanto vale non giocare…

È un fatto: il Poz è arrivato anche prima del Petruz, che a sua volta è arrivato prima dell’Eurolega…Alla Fiera dell’est… che mio padre al mercato comprò… Ma questo lo cantava Angelo Branduardi. Mentre da noi c’è ancora chi si ostina a definire il Poz un personaggio naif…
Ancora in deroga dal silenzio, soltanto una personalissima opinione la vogliamo manifestare, parafrasando il mitico Fantozzi: “Le porte chiuse, sono una boiata pazzesca!”. Sono l’umiliazione dello sport, un controsenso. La finalità dello sport, cancellata. Per chi giocare? Al limite dell’onanismo… Senza contare, ci pare, che non soddisfi nemmeno lo squallore di chi antepone l’interesse economico a quello morale. Le squadre viaggiano, spendono, senza alcun “ritorno”… Meglio, o forse meno peggio, fermare tutto.
A cosa serve oggi dire se alle idi di aprile riprenderemo il viaggio? Fare ipotesi sul recupero di sei giornate di campionato, magari con l’accorciamento delle serie di playoff? E l’Eurolega? Lo scopriremo solo vivendo.

Viva il basket, dunque, che sta facendo la sua piccola parte.
E noi che, a rischio di ossessione, non sappiamo far altro che riproporre sempre la stessa canzone, anonima morale di un’antica favola africana:
“Un giorno, nella foresta scoppiò un incendio grandissimo e devastante.
Tutti gli animali abbandonarono le loro tane e scapparono spaventati cercando di mettersi in salvo.
Fu allora che il leone, re della foresta, mentre se la dava a (quattro) zampe levate, vide un colibrì che volava nella direzione sbagliata.
“Dove credi di andare? – chiese il leone – C’è un incendio, dobbiamo scappare”.
“Vado al lago – rispose il colibrì – Per raccogliere acqua da buttare sull’incendio”.
“Ma sei impazzito?”, domandò prontamente il leone, “Non crederai di spegnere un incendio gigantesco con quattro gocce d’acqua?”.
Ma il colibrì concluse: “Io faccio la mia parte!”.

Il re Giorgio Armani, un signore

E la sua parte la sta facendo il Gruppo Armani, che a fronte dell’emergenza Coronavirus, ha deciso di donare 1 milione e 250mila euro agli ospedali Luigi Sacco, San Raffaele e Istituto dei Tumori di Milano, Spallanzani di Roma e a supporto dell’attività della Protezione Civile. Immediatamente dopo Re Giorgio ha disposto la chiusura di tutti i suoi negozi, ristoranti ed hotel, per la salute dei dipendenti e dei clienti. Signori si nasce, Giorgio Armani, numero uno, lo si diventa.
Ma nel loro piccolo si sono mobilitati anche i fratelli Gentile, Ale e Stefano, promuovendo la raccolta fondi per gli ospedale di Caserta e Maddaloni. Come ha fatto anche Pietro Aradori per l’Ospedale civile di Brescia.
C’è da fare, anche da casa propria, senza stare a guardare…
Ma poi? Se tutto dovesse finire qui ?
Anche se per quest’anno il basket non riprendesse più… Ci resterebbe, comunque, il ricordo di aver troncato la stagione in gloria, ovvero subito dopo la più bella Final Eight di Coppa Italia mai disputata. Grazie Pesaro.
Il presente cristallizzato indicherebbe la Virtus Bologna prima, Adrian Banks (Br. 21,2 punti partita) il capocannoniere, Jeremy Simmons (Va, 9,3) il miglior rimbalzista, Stefan Markovic (BoV. 6,7) l’assist man, Kevarrius Hayes (Cantù, 2,6) il miglior stoppatore, Etham Happ (Cr, 23,4) l’uomo dalla miglior valutazione.

E il miglior allenatore?

Walter De Raffaele! Con tanti perché.
Perché da quando alla Reyer l’hanno promosso capo allenatore, non ha sbagliato un colpo: 2017 scudetto; 2018 Fiba EuropeCup; 2019 scudetto; 2020, per adesso Coppa Italia e quarti di finale di EuroCup.
Perché parte quasi sempre con tre italiani in quintetto.
Perché, soprattutto, la sua stagione era partita maluccio, e lui ha saputo raddrizzarla, al punto che dopo la Coppa Italia la sua Reyer veniva indiziata come principale antagonista di Milano per lo scudetto (eventuale). Da cosa si può valutare il lavoro di un allenatore, se non dalla capacità di risolvere i problemi ed aumentare in corso d’opera il rendimento della squadra?
Con una curiosità: al ballottaggio finale (nostro, personale) WDR l’ha spuntata di una incollatura su Frank Vitucci (Brindisi). Una questione tutta veneziana, con De Raffaele che in laguna allena e Vitucci ci è nato. E tanto per non sbagliare Venezia-Brindisi è stata proprio la finale di quella Coppa Italia da ricordare…
Aspettando che passi la notte buia e tornino le stelle a illuminare il cammino…