GamePlan Hapoel-Reyer: 90, ‘a paura di Venezia

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Miglior squadra della stagione regolare 2023 per punti per partita (88.7), percentuale dal campo (39,4%), rimbalzi totali e difensivi (36.4 e 27.2) e assist (22.3). Solo il Prometey ha più palle recuperate per allacciata di scarpe (9.6 a 8.3). I numeri di Tel Aviv sono semplicemente straordinari. Il format di EuroCup, tanto crudele quanto spettacolare, permette di resettare tutto dagli ottavi in avanti, regalando anche alla sfavorita del caso l’opportunità di eliminare in gara secca la squadra col pronostico dalla sua. Con questa speranza, e la consapevolezza maturata dopo l’ottima prestazione con Tortona, la Reyer approccia la sfida a eliminazione diretta in Israele. Hapoel-Venezia è oggetto del focus di GamePlan.

Alzare e abbassare i ritmi

L’obiettivo di Venezia è alzare immediatamente i ritmi dell’attacco: la lunghezza delle braccia e la stazza del quintetto israeliano cercano di arrivare ovunque nella difesa a metà campo, perciò Spahija ordina di spingere il più possibile la transizione per soddisfare gli istinti golosi dell’Hapoel e caricare di falli i quintetti di Franko. Intensità in attacco, ordine epresenza a rimbalzo: la scelta di passare sotto ogni blocco, on e off ball, è da intendersi non tanto come il battezzare le percentuali ondivaghe dell’Hapoel ma quanto il frapporre più corpi possibili tra Onuaku e la parabola discendente.

Accenni di 1-3-1

Onuaku da proteggere dati i 2 falli a carico? La soluzione di Franko è una 1-3-1 col centro ex Sassari a dirigere le operazioni sotto canestro. A far la differenza tra un accorgimento sostenibile e un esperimento fallito sono le triple concesse dagli angoli: Moraschini prende il sostegno del tabellone, Willis e Parks realizzano, sotto di 1 (9-10) alla Schlomo Group Arena si torna a uomo.

Ottima l’intenzione, pessima l’esecuzione

Venezia fa esattamente quello che dovrebbe fare: sfruttare la tendenza a cercare la palla rubata degli esterni e la scarsa mobilità laterale della seconda linea dell’Hapoel, penetrando e ribaltando sul perimetro a trovare il tiratore sul lato debole. Altrettanto esattamente, il 36% del primo quarto da 3 (4/11) non rende giustizia della bontà dei tiri costruiti dalla Reyer.

Mani di burro

Lo sciagurato inizio di secondo quarto porta a 7 le palle perse di Venezia: la pressione feroce sui portatori è efficace se questi si chiamano Kendrick Ray o Marco Spissu, l’uno per inconsistenza l’altro per dimensioni. La palla non gira a dovere, la transizione difensiva non è orchestrata con lucidità. Venezia rimane ferma a 16 punti per oltre 6′: intestardirsi a cercare il vantaggio col palleggio e non col movimento di palla porta l’Hapoel, senza particolari meriti, sul +19.

Hapoel e la conquista della fiducia

Come ben evidenziato da Matteo Gandini in cronaca, Venezia smette di attaccare “con raziocinio” in corrispondenza dell’inizio di secondo quarto. I 48 punti subiti nel primo tempo non sono causati tanto da una costruzione particolare dell’Hapoel Tel Aviv: il roster di Franko è pieno di talento atletico e individuale di assoluto livello per la competizione, certo, ma sino al 15-15 la Reyer è riuscita a rallentare l’entrata dei giochi, alzando appena possibile i giri in attacco. Non appena l’ordine degli addendi muta, cambiano anche i risultati: l’Hapoel prende ritmo e fiducia anche da 3, cosa che non gli apparterrebbe per natura, principalmente grazie alla testardaggine del frenetico attacco al primo close out dei quintetti di Spahija.

3-2 per frenare l’emorragia

Aggrappandosi al talento di Granger in attacco, sul 54-40 l’Umana prova a rallentare l’attacco dell’Hapoel e coprire un Mitchell Watt con 3 falli con una 3-2 che passa a uomo a metà del possesso. Tempo 2 difese e, tra un anticipo troppo avventato e uno sfondamento, il lungo americano decide di autoeliminarsi dalla contesa. Anche con Tessitori sul parquet la 3-2 continua a essere la veste difensiva, senza evidenti risultati.

La Reyer ha girato la vite troppo tardi

3-20 in apertura di quarto quarto: con un quintetto 5-out il pitturato di Tel Aviv è una prateria da battere con tutti i palleggiatori. La possibilità di cambiare con 4 dei 5 uomini e la precisione dalla lunetta dei lagunari riporta a galla una partita francamente già chiusa. Sul più bello, tuttavia, l’Hapoel trova rifugio nel buon vecchio pick&roll Brown-Onuaku: sul +5 due roll profondi di Chinanu fanno respirare una Schlomo Group Arena in apnea durante la rimonta della Reyer.

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