NBA: il mio Kobe

555
Kobe

Sei giorni, e ancora tutto sembra assurdo, impossibile. Per chi, come me e altri migliaia di Millenials, ha iniziato ad avvicinarsi alla pallacanestro e a seguirla grazie alle giocate del numero 8 e 24 gialloviola, questa settimana è stata un po’ più dura rispetto a quella degli altri, con tanto tempo a disposizione per metabolizzare qualcosa che non si può ancora metabolizzare. Nel mio piccolo, che ho addirittura dato il nome Kobe a uno dei miei animali domestici, il modo per esorcizzare questa nefasta notizia è quello di stilare una personale top-5 dei momenti cestistici che mi legheranno per sempre a Kobe:Kobe

5 – “Da solo sull’isola”

Finals 2010, a Boston va in scena il classico “pivotal game” che si gioca quando le squadre arrivano alla quinta partita sul 2-2. I Celtics sanno che all’orizzonte ci sono due partite consecutive a Los Angeles e che, in caso di sconfitta, il loro destino sarebbe segnato. Kobe, dal canto suo, sa cosa significherebbe vincere in trasferta prima di tornare allo Staples Center. Nel terzo quarto i Celtics entrano in vantaggio e in totale controllo della partita, con un Garnett che abusa a proprio piacimento di Gasol, fino a quel momento troppo soft per il palcoscenico di una gara 5. L’unico Laker a giocare con il sangue agli occhi è Bryant, che disputa un terzo periodo “for the ages” segnando 19 punti (con 7/9 al tiro) che aiutano i Lakers a non sprofondare. Purtroppo gli sforzi risulteranno vani vista la vittoria per 92-86 dei Celtics, ma quel che è certo è che questa prova individuale entrerà nella leggenda delle Finali NBA.

4 – Kobe elimina i Suns

Stessa stagione, turno precedente: i Los Angeles Lakers incontrano nelle finali della Western Conference i Phoenix Suns di Steve Nash e sbarcano in Arizona sul 3-2 pronti a chiudere la serie ed entrare così per la seconda volta consecutiva alle Finals, desiderosi di avere una rivincita dai Celtics, vincitori nell’edizione di due anni prima.
L’idea di Kobe e dei Lakers è quella di scongiurare una gara 7 che sì verrebbe giocata in casa, ma che contro quei Suns di Nash e Stoudamire nessuno vorrebbe giocare, né in casa né in trasferta.
Com’era facile aspettarsi la partita arriva negli ultimi 2 minuti del quarto quarto in equilibrio, con i Lakers avanti di 3 punti ma che non hanno mai dato lo strappo decisivo per chiudere partita e serie. E’ in questo momento che Kobe prende il proscenio: marcato a vista da Grant Hill e raddoppiato sistematicamente a ogni possesso offensivo, Bryant segna da solo un 4-0 di parziale per scappare sul +7 grazie a un canestro senza senso in fade away prima di una palla rubata, il tutto prima di mettere la pietra tombale sulla partita con un canestro ancora contro l’impotente Grant Hill a 35″ dalla sirena, con tanto di esultanza volante incorporata.
I Lakers vinceranno quella partita e andranno in finale, laureandosi poi campioni NBA.

3 – Il record a “The Mecca”

Sarà per la sacralità dell’ambientazione, sarà perchè messa in piedi davanti a Spike Lee, ma la partita del due febbraio 2009 contro i New York Knicks resta una delle partite più spettacolari della carriera di Kobe, ancora più dei celeberrimi 81 punti contro i Toronto Raptors e dei 62 punti in tre quarti contro i Dallas Mavericks.
Nella stagione successiva all’acquisizione via trade di Pau Gasol da Memphis, Kobe aggiunge al proprio palmares dei record un’ulteriore bandierina, che detiene ancora oggi in coabitazione con James Harden, quella per il record di punti realizzati in una partita a “The Mecca”, quel Madison Square Garden che per tutti i giocatori NBA rappresenta un’arena diversa dalle altre 28 della lega. In questa partita Kobe segna 61 punti tirando 19/31 dal campo (solo 3/6 da 3) e 20/20 ai tiri liberi, combinando con Pau Gasol per 92 dei 126 punti di squadra, entrando per sempre nella leggenda del Madison Square Garden.

2 – The streak

Il mese di marzo della stagione 2006-2007 rimane, ancora oggi a 13 anni di distanza, uno dei singoli mesi più dominanti mai giocati da un giocatore NBA. In una stagione non proprio esaltante, precedente a quella del titolo di MVP, Kobe mette a segno una striscia di 4 partite consecutive oltre i 50 punti, segnandone 65 contro i Blazers, 50 contro i Timberwolves, altri 60 a Memphis e 50 contro gli Hornets, prima di scendere ai “soli” 43 contro i Golden State Warriors.
Per i soli parziali, Kobe chiuse l’intero mese di marzo a 40.4 punti, 6.2 rimbalzi e 4.5 assist, entrando un’altra volta nel libro dei record dell’NBA.

1 – “Bryant for the win, BANG!”

I Los Angeles Lakers arrivano ai Playoff 2006 con l’ottavo seed della Western Conference, che vale lo scontro contro i dominatori della regular season NBA e la squadra del bi-MVP Steve Nash. Il pronostico è ovviamente a favore della squadra dell’Arizona, ma dopo la gara-1 vinta dai Suns, i Lakers trovano un inaspettato colpo in trasferta che fa saltare il fattore campo e quando si torna allo Staples per gara-4, il duello è sul 2-1 per Kobe e soci. I Suns si trovano in vantaggio 90-88 a 7.9″ dalla fine della partita e con la palla a disposizione per una rimessa laterale. La logica vorrebbe palla a Nash, fallo subito, 2/2 ai liberi e tutti a casa sul 2-2. Quello che accade, però, va totalmente fuori script: Smush Parker strappa dalle mani di Nash la palla della vittoria e la affida a Kobe che con 0.9″ sul cronometro segna in penetrazione contro tutta la difesa dei Suns forzando la gara all’overtime davanti agli occhi di un incredulo Magic Johnson.
Finita qua? Macchè, la situazione si ripresenta a 6.1″ dalla fine del supplementare: Phoenix in vantaggio 98-97 e Walton e Nash a centrocampo a saltare per la palla a due più importante della stagione. La palla alzata dall’arbitro viene toccata da Walton e, indirizzata verso l’uscita sul lato lungo del campo, viene raccolta da Kobe, che supera la meta-campo in palleggio con la mano destra ed entra dentro l’area dei tre punti muovendosi verso il gomito destro, dal quale lascia partire un missile in jumpshot che trova il fondo della retina accompagnato dal leggendario “Bryant for the win, BANG!” di Mike Breen, che consegna la vittoria ai Lakers (che vanno così 3-1 nella serie prima di cadere tre volte di fila e venire quindi eliminati) e a Kobe, per l’ennesima volta all’immortalità cestistisca.

Grazie di tutto Kobe,

Ti voglio bene, sei il mio eroe.