La partita contro i Brooklyn Nets del 27 Novembre avrebbe dovuto rappresentare il ritorno di Kyrie Irving di fronte ai tifosi dei Boston Celtics, dopo una stagione 2018/19 sciagurata, culminata nella sua partenza più o meno annunciata. Invece, la serata si trasforma nel ritorno di Kemba Walker, che solamente 5 giorni fa veniva caricato in barella con tanto di collare.
Dando uno sguardo veloce ai prezzi dei biglietti nel secondary market (termine americano per definire il bagarinaggio legalizzato), era ovvio che molti qui a Boston attendevano con ansia la possibilità di avere nuovamente Kyrie in the building. Dopo gli eventi della scorsa stagione infatti, Irving si è imposto come una delle figure sportive più “odiate” nella metropoli del Nord-Est Statunitense. Vale la pena ricordare che la scorsa stagione iniziò con Irving che spontaneamente annunciava agli abbonati che avrebbe firmato un contratto a lungo termine con i Celtics a fine stagione.
A quella dichiarazione di inizio stagione seguì uno spot della Nike in cui Irving parlava del suo “sogno” di diventare un pilastro per i Celtics, di vedere la sua maglia – il numero 11 – entrare a far parte della storia della franchigia.
In quel momento tutti qui a Boston – incluso il sottoscritto – avevano preso per buona la parola della super-star point guard. Tuttavia, già a ridosso dell’All Star break, Irving mandava segnali chiari riguardo quella promessa. Famose le risposte “ask me July 1st” oppure “I don’t owe anybody shit” in quella intervista a bordo campo sul parquet del Madison Square Garden, prima della gara contro i New York Knicks.
La stagione va avanti, i Celtics continuano a giocare male ed il silenzio imbarazzante nello spogliatoio cresce. Ai playoffs i Celtics vengono eliminati dai Bucks riportando uno sweep (4-0 nella serie per Milwaukee). Degno epilogo di una stagione sciagurata.
Terminati i playoffs, Kyrie immediatamente va via da Boston. Nessuno nella dirigenza sembrava essere in contatto con Irving; nessuno poteva dire con certezza se Irving avrebbe onorato la dichiarazione di inizio stagione o meno. La realtà è che tutti già davano Irving in partenza, mentre la stampa sportiva si domandava dove sarebbe approdato. Kyrie decide di firmare con i Brooklyn Nets insieme a Kevin Durant, mentre la città di Boston non riceverà mai una spiegazione ufficiale. Durante il media day dei Nets, Irving – su domanda del giornalista di turno – ritorna sulla stagione precedente e sulle motivazioni che lo avevano spinto in un primo momento a giurare fedeltà eterna alla città di Boston. La spiegazione ufficiale di Irving è che due settimane dopo quella dichiarazione pubblica, la morte del nonno aveva in qualche modo cambiato il suo stato psicologico, causando una sorta di effetto domino che avrebbe compromesso il suo rapporto con gli altri membri della squadra.
Purtroppo per i tifosi dei Celtics, il ritorno di Irving al TD Garden è rimandato, Irving non ha viaggiato con la squadra per via di un infortunio alla spalla. Sono in molti a pensare qui a Bean Town che tale infortunio sia un fake. Irving evita così – almeno per il momento – le critiche più che probabili del pubblico presente. D’altra parte, Irving usò lo stesso stratagemma per rimandare il ritorno a Cleveland dopo la sua partenza improvvisa nell’estate del 2017. Il pubblico del Garden si è comunque fatto sentire, intonando canti su Kyrie a più riprese: dal semplice “Kyrie sucks” al “Where is Kyrie“.
Irving risponde praticamente in tempo reale su Instagram con un discorso lungo e contorto – in totale stile Kyrie. A voi la possibilità di leggerlo e decifrarlo se ne avete voglia.
La partita tra i Celtics ed i Nets senza Irving finisce sul 121-110, vittoria pronosticata della compagine di casa anche se a tratti la squadra di Stevens fatica non poco, con la usuale partenza sottotono ed una difesa meno precisa del solito. La prima metà di gara si conclude infatti sul 63-57 per Brooklyn dopo un secondo quarto con un parziale pesante di 40-27 a favore dei Nets. Nella ripresa come da copione i Celtics giocano molto meglio riportandosi in testa nel terzo quarto per poi gestire il risultato. Kemba è senza dubbio il giocatore migliore in campo, un gran ritorno dopo lo spavento di 5 giorni fa. Walker in pieno spolvero segna 39 punti, 13 su 24 dal campo e 6 su 10 dai tre punti. Bene anche il resto del quintetto titolare: Brown, Tatum, Smart e Theis tutti in doppia cifra.
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Tatum ed Edwards hanno la manina calda questa sera 💯 #nba #celtics #celticsnation
La tifoseria, dovendo rimandare il “welcome back” per Kyrie Irving si concentra invece sul nuovo beniamino Kemba Walker. Kemba, dopo quello che sembrava un infortunio spaventoso la settimana scorsa contro i Denver Nuggets, sorprende tutti ritornando in campo a tempo record. Il pubblico di Boston apprezza molto questo tipo di devozione nei confronti della squadra, ricordiamo ad esempio l’amore viscerale nei confronti di Isaiah Thomas, che nonostante la morte improvvisa della sorella in un incidente stradale decise di giocare ugualmente la sera successiva.
Per i Celtics è fondamentale riuscire a navigare questo periodo martoriato dagli infortuni – vedi Hayward, Walker, Kanter – e continuare ad inanellare vittorie importanti contro squadre inferiori almeno sulla carta. La squadra di Stevens sembra dunque essersi messa alle spalle la stagione scorsa, i sorrisi sono ritornati sia in campo e che nello spogliatoio. Kemba Walker è tutto ciò che si poteva sperare “and some“: segna, fa squadra e non salta molte partite. Kyrie Irving sembra essere per tutti solamente un lontano ricordo – almeno fino a quando lo rivedremo qui al TD Garden.