James Harden-LA Clippers: chi guadagna dalla trade?

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James Harden

Nella mossa più attesa e, per questo motivo, meno sorprendente dell’NBA contemporanea, James Harden ha esaudito il proprio desiderio di non giocare più per una franchigia gestita dal “bugiardo” Daryl Morey. I Los Angeles Clippers sono sempre stati in cima alla lista dei pretendenti, ma solo il confortante inizio di stagione di Tyrese Maxey ha convinto Philadelphia a lasciar andare la guardia da Arizona State. Per valutare lo scambio a freddo – nonostante non si sia visto ancora 1′ di basket giocato dei cestisti appena mossi – e considerare tutti i tasselli della “trade Harden“, ecco una versione di NBA Trade Grades liberamente ispirata dal format di ESPN. Prima di esprimere il nostro soggettivo giudizio, ecco i dettagli integrali del primo scambio dall’inizio della Regular Season 2023/24.

LA Clippers: James Harden // P.J. Tucker // Filip Petrusev // Prima scelta 2027 (peggiore tra quella di Oklahoma City e Denver (protetta top 5)

Philadelphia 76ers: Robert Covington // Nicolas Batum // Marcus Morris // Kenyon Martin Jr. // Prima scelta 2026 (peggiore tra quella di Oklahoma City, Los Angeles Clippers e Houston Rockets (protetta top 4) // Prima scelta 2028 non protetta (via Los Angeles Clippers) // Scelta al secondo giro 2024 (una tra Indiana, Toronto, Cleveland o Utah) // Scelta al secondo giro 2029 (via LA Clippers) // Swap della prima scelta 2029 (via LA Clippers)

Oklahoma City Thunder: Swap della prima scelta 2027 (via Los Angeles Clippers)

LOS ANGELES CLIPPERS: B

Si parte dai californiani, in quanto la squadra con il cambiamento significativo derivante dallo scambio. Senza addentrarsi eccessivamente nel discorso economico – i Clippers sono in piena luxury, ma la possibilità di sciogliere tutti i contratti al termine della stagione consente in ogni caso un minimo di flessibilità – è l’arrivo di un’altra stella che ha oggettivamente scavalcato il picco di forma e di efficienza su un parquet a generare più dibattito tra tifosi e appassionati. Che Los Angeles abbia accorciato numericamente le rotazioni non dovrebbe costituire un problema, in quanto anche con un 4×2/3 (il destino di Petrusev non è ancora chiaro e definito), il numero di giocatori da rotazione NBA è comunque ragguardevole.

Più che la quantità è la qualità a far sorgere dubbi, o meglio la ridondanza: ripetitività non tecnica ma fisica e atletica. Per quante sere Leonard-George-Harden-Westbrook-Tucker potranno essere in contemporanea anche solo tangenziali al massimo della forma esprimibile al momento e per quante altre, in proporzione, saranno DNP o in una versione Shooting Star? Essendo l’incognita più grande determinata da un aspetto che dall’esterno – legittimamente – non è giudicabile, quello che è certo è che il numero di difensori positivi sul perimetro è calato e quello di creatore a metà campo è aumentato. Quale dei due aspetti inciderà nel lungo periodo?

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