Rompere il ghiaccio con Nikola Jovic parlando di Serbia-Italia non sarà stata forse la scelta più lungimirante per mettere a suo agio l’ala dei Miami Heat. Tuttavia, dimostrando grande disponibilità, il classe 2003 serbo – nella lista dei 16 preconvocati da coach Pesic per i Giochi Olimpici di Parigi – si è concesso ai microfoni di Backdoor in occasione dell’adidas Eurocamp 2024.
L’intervista esclusiva a Nikola Jovic sarà poi disponibile qui in formato audio e qui con video annesso.
La gara di FIBA World Cup 2023 è stato, fino al tuo arrivo a Treviso, l’unico legame con l’Italia?
Sì, questa è la prima volta che arrivo in Italia.
Cosa ti ricordi di quella sfida, soprattutto inserita all’interno del percorso che vi ha portato all’argento mondiale?
Abbiamo perso, poco da dire (ride, ndr). Non è stato facile da accettare, ma l’Italia è sempre una squadra complicata da affrontare, pone il livello di sfida molto in alto. Quella sconfitta ha scombussolato i piani che avevamo in mente per il prosieguo del torneo, ma è quello che succede in ogni competizione FIBA. Che sia un Mondiale o un Europeo, hai sempre una seconda chance ed è quello che ci siamo ripetuti dopo la vittoria dell’Italia.
La Lituania ha battuto gli Stati Uniti e siamo finiti da quella parte del tabellone: contro i lituani abbiamo dimostrato la solidità e la profondità della nostra rosa, e che non è mai vero che una singola partita decide le sorti dell’intero torneo.
Il Mondiale 2023 si è inserito all’interno delle prime tue stagioni in NBA. Quanto è complicato alternare i due stili di gioco e i regolamenti differenti, specialmente per uno del tuo ruolo?
Per me è cambiato pochissimo. Sono stato abituato a giocare sul parquet europeo, so come si sente il campo e come sono le regole. So che per alcuni giocatori americani può essere un po’ più difficile, ma per me è stato semplice. Tutta la preparazione con coach Pesic ci ha preparato per tutto, si è trattato di farsi trovare pronti.
Rispetto allo stereotipo del cestista serbo, il tuo percorso di avvicinamento al basket è inusuale. Sei nato a Leicester (Inghilterra, ndr), e come primo sport hai praticato per diversi anni pallanuoto. Oggi, riconosci più pro o più contro di un cammino simile?
Sono solo nato in Leicester, ci siamo trasferito molto presto in Serbia ma mia mamma ha sempre amato il mondo delle piscine. Ho iniziato da piccolo a giocare a pallanuoto, è ed è stata la mia prima passione: mi piace ancora guardarla e seguirla, quando posso.
Quando avevo 13 anni, tutti i miei amici giocavano a pallacanestro e mio padre mi ha spinto a seguire le loro orme. Da quando ho iniziato non ho più smesso, perché mi sono innamorato di questo sport. Ho dovuto prendere una decisione e, in fondo, penso che sia stata una buona idea cambiare… (ride, ndr)
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