NBA: la linea sottile tra Giannis e il “Barba”

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NBA
Credits Clutchpoints

Inimicizie, scontri e un imponderabile gusto dell’eccesso in quello che sembra un mondo di amici e fratelli. Non ci riferiamo alle risse come quella generata da Ron Artest e soci in un Detroit – Indiana di qualche anno fa, né a quella più recente del derby del Kansas in NCAA, ma alla sana rivalità che tende il basket più emozionante. Michael Jordan al suo primo All Star Game non si era neanche accorto di essere stato boicottato da Thomas e Magic, che negandogli il pallone, lo avevano escluso dal match e dai premi. David Falk se ne era accorto e quando avrebbe mostrato al suo assistito quel video, avrebbe generato una frattura ben più profonda dei lividi derivanti dalle “rules” dei Bad Boys del Michigan. Che poi neanche Thomas e Johnson erano davvero così amici, visto che erano la rivalità americana che si estrinsecava nello sport.

Le avvisaglie di uno squilibrio erano sorte già con le tante chiacchiere e polemiche di Kevin Durant e di Golden State Warriors, ma fino a quando gli haters sono esterni al gioco, fermi dietro le tastiere ed i profili twitter, la sostanza cambia poco. Se il clima post Kobe – e si è costretti per forza a citare questa circostanza – appariva quello disteso di una grande famiglia, a covare sotto la cenere è un dissidio ben più profondo e pesante, ossia le storie tese tra Antetokoumpo e Harden, che si palleggiano il titolo di MVP, pomo della discordia ben più della mela d’oro nelle mani di Paride.

Può esistere un litigio sul fatto che non sia unanime il giudizio su chi sia il migliore? O meglio, come possiamo paragonare due giocatori che non hanno un bagaglio tecnico simile e che neanche operano nella stessa area di competenza? Dei due, Harden ha fatto pa figura del “piagnone” quando gli è stato preferito Giannis nella corsa al titolo di Mvp. Poi che il “Barba” – offensivamente parlando impareggiabile nella lega di Adam Silver – abbia aizzato la polemica con un commento a caldo stizzito ci sta, sebbene poi la solita dirigenza Rocketsci abbia sparso un po’ di salsa Bbq in tipico stile texano, acuendo la ferita che non si è sanata, anzi.

Giannis
Credits: Facebook Milwaukee Bucks

Una escalation di un Antetokoumpo vendicativo degno di un Dio greco dell’antichità che non manca occasione per sottolineare che è superiore al giocatore ex Thunder. Tra la pallonata in faccia che potrebbe essere solo frutto di casualità e il gomito largo a rimbalzo in sede di All Star Game, sul cui dolo resta qualche sospetto, le dichiarazioni a margine di ogni intervista con argomento Harden sono degne del vetriolo dei salotti della trash tv.

Voglio un giocatore che sappia anche passare la palla.

Arrivare a medie punti così altri con tanti liberi rubati.

Non è un giocatore che sa giocare di squadra.

sono attacchi diretti, che si concretizzano nella strategia dell’ASG quando l’obiettivo dell’ultimo quarto era attaccarlo perché “è imbarazzante in difesa”.

Arriva il momento di separare il grano dalla pula e – per chi scrive – di rimettere la toga dell’avvocato, per l’uno e per l’altro. Premesso che Team Giannis alla fine ha perso e quindi la tattica preordinata non ha funzionato, e che probabilmente Harden non è né sarà mai il miglior difensore dell’anno, il modo di comportarsi del greco ha lasciato più volte a desiderare. Da qui a cadere nell’errore il passo è davvero brevissimo e la non reazione di Harden è il comportamento che fra i due si fa preferire.
Detto questo, però, pensare alla NBA come a una lega di soli amici e fratelli è pura utopia e le ruggini sottese, fino a che vengono risolte sul campo dalle giocate dei campioni, sono davvero il pane quotidiano che permette agli appassionati. Aspettiamo quindi il prossimo anno con Brooklyn e Golden State al completo per affrontarsi col coltello tra i denti, oppure una sfida al vetriolo tra i Lakers e i tanti Pelicans ex Lakers, o magari un confronto serrato tra Zion e un giovincello che vuole soffiargli la corona, purché non si degeneri. E Giannis, alla fine dei conti, ha esagerato, mostrando la sua debolezza. Considerato che poi Milwaukee della nuova generazione ancora non ha nemmeno mai staccato il pass per le Finals, sarebbe meglio fare autocritica e parlare meno degli altri, ma questa purtroppo è solo un’opinione.

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