Se un mese fa, al termine dell’NBA Cup, vi avessimo detto che a Los Angeles era in arrivo una crisi, in pochi avrebbero saputo pronosticare che i protagonisti di questa crisi sarebbero stati i Lakers e non i Clippers.
Nella notte fra domenica e lunedì si sono scontrate le due franchigie della città degli angeli e le due squadre non potevano arrivare alla partita in maniera più perfettamente opposta: un po’ di tempo fa i Clippers faticavano incredibilmente a strappare una vittoria contro chiunque (vi avevamo raccontato perché credere in loro qui), mentre i Lakers se la cavavano con buone prestazioni di AD e soprattutto di LeBron. Adesso, le rotte si sono totalmente invertite: mentre la squadra di Kawhi, George e Harden si gode il momento di gloria, i giallo-viola devono sudare ogni notte per cercare di vincere una partita.
Un mese prima
Per la franchigia guidata da LeBron James e Anthony Davis l’In-Season Tournament era stato un successo, per l’altra sponda di L.A. era stato il contrario: freschi dell’arrivo di Harden, i Clippers ci hanno messo un po’ di tempo a trovare la quadra ed hanno chiuso il torneo all’ultimo posto del proprio girone con una vittoria e tre sconfitte. Tuttavia, mentre la squadra di Lue stava ancora cercando la soluzione – che ora pare abbiano trovato – ai propri problemi, i Lakers si godevano un successo che nascondeva in sé lo spettro di quello che già avevamo visto nelle prime partite di regular season. Vi avevamo raccontato di come i Lakers avessero una gigantesca difficoltà nel trovare la giusta continuità nelle proprie performance, mettendo in campo prove discrete una sera alternate a pessime gare la sera seguente. Problema che forse preferirebbero avere ancora, dal momento che ora hanno sì trovato continuità, ma nei risultati negativi.
La crisi
In piena crisi, i Lakers arrivano al derby di L.A. con 8 sconfitte nelle ultime 10 gare; in maniera perfettamente opposta – di nuovo – i Clippers ci arrivano con 8 vittorie nelle ultime 10. Cerchiamo però di capire cos’è successo in questo mese che ha così sconvolto i record delle due franchigie.
Dalla vittoria dell’In-Season Tournament il record dei Lakers è completamente precipitato: sono passati da 14 vittorie e 9 sconfitte a 18 vittorie e 19 sconfitte, registrando quindi 4 vittorie e 10 sconfitte dopo la finale vinta coi Pacers che sembrava promettere bene per i giallo-viola. Invece, da lì in poi i Lakers sono entrati in caduta libera. Questa serie di sconfitte ha contribuito a far emergere diversi rumor, secondo i quali la squadra sarebbe in completa rottura con Coach Ham, colpevole di non riuscire a compiere una buona gestione del roster secondo Kendrick Perkins. Darvin Ham, tuttavia, non è sembrato troppo preoccupato delle voci che circolano.
Anche Christian Wood è accorso in difesa del proprio allenatore:
Le critiche a Darvin Ham? Non credo ci faccia caso. L.A. è il mercato numero uno della NBA […] Tutto questo è legato al fatto di essere un Laker
Trovare delle responsabilità
Ora, Kendrick Perkins non è certo un guru fra gli opinionisti NBA e nella maggior parte dei casi si concede delle uscite “rivedibili”, ma va anche detto che la sua è solo l’ultima di una serie di voci secondo le quali la panchina di Darvin Ham sarebbe a rischio. Effettivamente, arrivati quasi a metà stagione ci saremmo aspettati di aver quantomeno compreso le gerarchie della squadra, vedendo un quintetto definito e una gestione del minutaggio della panchina che si possa adattare alle necessità, ma che abbia almeno un’idea di fondo. Ham, invece, ha cambiato idea ormai più di qualche volta: mentre l’unico sicuro del proprio posto (oltre ovviamente a LeBron e Davis) sembra essere Prince, Reaves ha visto il proprio ruolo nelle gerarchie cambiare già due volte. Partito in quintetto a inizio stagione, è stato poi spostato in panchina, per tornare di nuovo titolare nell’ultima settimana anche grazie ad un infortuno di D’Angelo Russell. In queste tre gare Reaves ha giocato quasi 37 minuti a partita (contro i 30 che gioca di solito), nei quali ha messo a segno 17 punti di media col 55% dal campo e un 16% da tre non proprio irresistibile.
LeBron is done with Darvin Ham. pic.twitter.com/IKbkjjEffE
— ²³ (@SpeakContext) January 8, 2024
Cosa si siano detti lui e Ham non lo sappiamo, ma quella di LeBron non è certo un’espressione soddisfatta.
Un supporting cast non all’altezza
Bisogna però anche dire che, al netto anche di alcuni infortuni importanti (quello di Vincent su tutti) pure il roster dei Lakers ci sta mettendo del proprio per peggiorare la situazione. Se tutto sommato la stagione di Reaves non è da buttare (in 29 minuti la guardia segna 15.2 punti col 48% dal campo e il 34% da tre), con la sua si salva – grazie ad un buon inizio di stagione – anche quella di D’Angelo Russell, il giocatore più rappresentativo di questi Lakers per la sua discontinuità nei risultati, che sembra però l’ombra del giocatore che a fine novembre aveva 17.6 punti di media.
Per tutto il resto del supporting cast dei Lakers c’è poco da salvare, per usare un eufemismo possiamo dire che non stanno avendo proprio la migliore delle stagioni. I Lakers sono ancora in cerca di un terzo violino a cui affidare dei minuti con sicurezza, sempre più necessari se ricordiamo che LeBron sta giocando a 39 anni la sua ventunesima stagione – anche se questa schiacciata ai danni di Paul George tende a farcelo dimenticare:
Nonostante il Re ci degni ancora di giocate del genere, è difficile pensare di potersi affidare ogni notte a lui e ad Anthony Davis per i motivi che già conosciamo. Nelle serate no dei due (o di anche di uno solo), i Lakers hanno bisogno di qualcuno a cui affidare un po’ di possessi, motivo per cui secondo Shams Charania i Lakers starebbero iniziando a prendere un po’ di informazione per delle potenziali trade. Anche per evitare serate come quella contro Miami, in cui i 29 punti e 17 rimbalzi di Anthony Davis e i 24 di Austin Reaves non sono bastati: in una serata no anche per James, la squadra ha tirato col 13.3% dalla lunga distanza e ha commesso 21 palle perse.
Oltre a un terzo scorer costante (caratteristica mancante a Reaves) un’altra pedina che manca ai Lakers è un altro lungo di peso e di qualità, la cui presenza potrebbe permettere a Davis di rifiatare un pochino di più (cosa gradita ad un giocatore molto incline agli infortuni come lui) o anche di fargli fare più minuti da quarto, andando così a colmare la lacuna che stanno lasciando Wood e Hayes, i quali non si sono dimostrati all’altezza del ruolo e degli stipendi, altro tema che potrebbe spingere la dirigenza a liberarsi di certi contratti scomodi.
Guardarsi attorno
Come dicevamo, Shams Charania del The Athletic, ha confermato che i Lakers sarebbero quindi interessati ad una trade. In particolare, questa coinvolgerebbe Dejounte Murray degli Atlanta Hawks, giocatore interessante anche in virtù della questione contratti di cui parlavamo prima. La guardia degli Hawks ha un contratto in scadenza nel 2028 che prevederebbe quindi una spesa di circa 130 milioni in 5 anni, ben più allettante dei 180 in 4 anni che servirebbero per portare tra le proprie fila Zach LaVine, altro nome di cui si è parlato molto a L.A. Per chiudere questa trade i Lakers dovrebbero verosimilmente mettere sul piatto Austin Reaves e delle scelte al Draft, dal momento che gli stessi Hawks proprio per Murray avevano ceduto tre prime scelte agli Spurs appena un anno e mezzo fa.
"One more player to keep an eye on I'm told, a potential target for the Lakers, Hawks guard Dejounte Murray."
Shams Charania on possible trade ideas for the Lakers.
(via @RunItBackFDTV)pic.twitter.com/jBmz2VyXmg
— ClutchPoints (@ClutchPoints) December 26, 2023
Da dove ripartire?
Con tutti i presupposti che vi abbiamo raccontato quindi, sarebbe lecito dare per scontato una vittoria schiacciante dei Clippers contro i Lakers nella gara di domenica notte di cui parlavamo prima, invece non è stato così: i Lakers di quest’anno sono davvero una grandissima incognita e sono riusciti a portare a casa la gara contro i cugini Clippers – non senza sofferenza. LeBron, che è stato il miglior realizzatore dei suoi con 25 punti, ultimamente era spesso apparso parecchio indispettito dalla situazione in cui si trovavano i suoi Lakers, ma dopo la vittoria contro i Clippers ha lasciato trasparire un barlume di speranza nel post-gara, affermando che nonostante rimanga il fatto che nelle ultime 11/12 partite abbiano fatto schifo (testuali parole), domenica hanno approcciato bene la partita e ora sperano di poter ripartire da lì e dalla vittoria di questa notte contro i Raptors, dopo aver interrotto una striscia di 4 sconfitte consecutive.
L’obiettivo ora dev’essere quindi quello di ritrovare, ancora una volta, la tanto agognata continuità che cercano da inizio stagione, affidandosi possibilmente a delle rotazioni più lunghe (qui sarà fondamentale il lavoro di Rob Pelinka, GM dei Lakers) e più consolidate, per cui invece sarà necessario il lavoro di Darvin Ham, a patto che il grande e crudele mercato di L.A. non se lo mangi prima.