Un uomo che teme di soffrire, soffre già di quello che teme.
(Michel de Montaigne)
Riadattato a nostro uso e consumo: chi teme di retrocedere, ne aumenta le possibilità.
Il panico è altamente contagioso, specialmente nelle situazioni in cui non c’è niente di sicuro, in situazioni dove nulla è ancora stabilito, e tutto è rimandato alla fine della stagione. Anche, come abbiamo sentito e letto, l’ipotesi dell’abolizione della retrocessione. Che, eventualmente, verrebbe decisa a stagione conclusa. Semplicemente assurdo. Logica demenziale del giorno dopo. Così che si possa dire che, eventualmente, aspettano di vedere a chi rimarrà il cerino in mano: simpatico, allora aboliamo la retrocessione e salviamo, antipatico, lo condanniamo. Noi non capiamo. Limite nostro.
Ci arrendiamo.
Mai, a labile memoria nostra, avevamo visto cinque squadre appaiate a pari punti (14) all’ultimo posto in classifica, a tre quarti di stagione inoltrata.
Curioso. Tutte e cinque hanno cambiato allenatore in corsa, o in corso di contratto, come nel caso di Varese che ha sostituito Caja con Bulleri ancora prima dell’inizio del campionato, seguita da Cantù (Bucchi per Pancotto), Fortitudo (Dalmonte per Sacchetti), Trento (Molin per Brienza) e adesso Reggio Emilia (Caja per Martino). A cui aggiungere Brescia (Buscaglia per Esposito) che però si è portata quattro punti sopra la zona retrocessione e con i playoff a tiro. Per le altre cinque, invece, stretta è la via, e larga la foglia di fico, per coprire le magagne.
Ora, se tutte cinque le squadre che languono sul fondo hanno cambiato allenatore, a noi viene un sospetto: quello di un malessere interno. Giusto o sbagliato che sia. Senza approfondire gli innegabili distinguo.
Reggio Emilia, in particolare. Pare, così a occhio, in modo superficiale, che dopo l’epopea di Max Menetti, nella città del tricolore ne siano successe di tutti i colori. Che la confusione, almeno a livello programmatico, regni sovrana. In due anni hanno bruciato quattro coach. In sequenza: Devis Cagnardi, Stefano Pillastrini, Maurizio Buscaglia e Antimo Martino. Della dirigenza non vogliamo dire niente? Per carità. Niente sappiamo e niente diciamo.
Però vediamo 10 sconfitte nelle ultime 11 partite. E qualche peccatuccio originale. Noi, se ci è concesso dire, non avremmo lasciato andare Peppe Poeta, che è uno di quelli rari, che la maglia che portano se la incollano alla pelle, e per salvarti è di questi giocatori che hai bisogno. Come restiamo perplessi per uno come Josh Bostic, non buono per la Unahotels e subito dopo un crack a Brindisi, ad un livello anche superiore. Chissà… Che a Reggio ci sia qualcuno che non è mai contento?
Certo, ormai viviamo tempi che di logico hanno ben poco, e tutto di conflittuale. Ad esempio. Noi abbiamo ancora voglia di sorridere anche a chi, tra di loro, proprio non si sorridono più: contenti per Attilio Caja che ritrova una panchina, e felici anche per Varese che risparmia un bel anno e mezzo di contratto.
A noi, anime semplici, più di Bertoldo, perdonerete se non ci piacciono i film western, con le porte dei saloon che si aprono e chiudono, con gente che vola fuori a cazzotti e altri che entrano di corsa. Confusione. Perdonerete se non aspetteremo con ansia l’11 aprile, e non ci esalteremo, nel giorno in cui Caja cercherà di affondare il suo “artiglio” di vendetta nella pelle di Varese. D’altra parte ben prima, venerdì, lui e Reggio sono attesi ad un primo spareggio-salvezza a Bologna contro la Fortitudo. Per inciso. Complimenti geniacci, che la partita di Legabasket la mettete in contemporanea con la sfida di Eurolega di Milano che riceve la capolista Barcellona. Per essere precisi: campionato Fortitudo-Unahotels venerdì ore 20.30; Eurolega Armani-Barcellona venerdì ore 20.45. Far giocare l’anticipo della 23esima giornata di campionato alle 19 troppo azzardato? Troppa fantasia?