Il COVID e il campionato conseguentemente interrotto non hanno rallentato il basket mercato. Le squadre del nostro campionato nella quasi totalità si stanno muovendo parecchio ormai da un mese a questa parte. E sono già diversi i nomi che per la prima volta vedremo sul palcoscenico della nostra massima serie la prossima stagione.
In questa rubrica iniziamo a conoscerli uno per uno. E la prima puntata è dedicata a Justin Tillman, ala grande firmata da Sassari, in arrivo dall’Hapoel Galil Gilboa.
FORZA FISICA DEBORDANTE PER PROVARE AD ESSERE IL NUOVO RASHAWN THOMAS
Al suo secondo anno lontano dagli States, dopo essere uscito da VCU, Tillman quest’anno ha fatto onde in Winner League. Quasi venti punti e dieci rimbalzi di media col 58% dal campo, per un giocatore che ha davvero ribaltato il campionato della Stella di Davide.
Facile identificarlo con i suoi predecessori: Rashawn Thomas, ancor più che Dyshawn Pierre. Con il primo, infatti, ha in comune diversi tratti, a partire dal fisico: 2.03 per cento chili e la capacità di essere pericoloso in post così come di aprirsi dietro l’arco dei tre punti.
Offensivamente viene da una stagione di grande efficienza, dovuta soprattutto al fatto di essere molto pericoloso uno contro uno in post basso, grazie a un buon tocco sul pallone, ma anche un bersaglio eccellente per gli scarichi sotto canestro dei suoi compagni. Aiutato dal fisico massiccio a tenere i contatti per segnare in traffico, conclude con ottime percentuali nel pitturato.
Il suo gioco è completato da una doppia dimensione che gli permette di aprirsi oltre l’arco per tirare da tre punti con costanza. Soluzione che ha aggiunto dal suo ultimo anno di college, e che nell’ultimo campionato ha dato risultati abbastanza magri: 6/25 da tre in quattordici partite disputate.
Rispetto a Rashawn Thomas e Dyshawn Pierre, però, al momento manca di una rapidità fisica che gli permetta di attaccare i closeout della difesa in quelle situazioni. Raramente gli si vede mettere palla per terra fronte a canestro. Cosa che, chiaramente, limita parzialmente l’efficienza del suo gioco offensivo.
Rimbalzista di alto livello, in particolare sotto il canestro avversario. In Winner League ha chiuso a oltre dieci rimbalzi di media col 15% di offensive rebound percentage (dati Real GM).
DIFENSORE CON PUNTI DI FORZA E QUALCOSA DA MIGLIORARE
Anche difensivamente la sua stagione è stata di buon livello, pur in una squadra che non eccelleva esattamente nella propria metà campo. Per la stazza è un giocatore attivo e con voglia di muovere le gambe. Spesso in difesa su lunghi, come lui, in grado di aprire il campo, non ha mai disdegnato un aiuto in area per poi correre a disturbare il tiro conseguente a uno scarico.
In post basso è sembrato a suo agio quanto e come in attacco: contro di lui segnare è difficile. Ha una parte alta del corpo potente unita a un baricentro basso che lo rende difficile da spostare e, al contempo, bravo a spingere lontano da canestro il proprio avversario.
Qualche miglioramento da fare, invece, sulle letture difensive. Fatica in particolare a muoversi sui blocchi, con la tendenza a finire in coda al proprio uomo. Idem dicasi su situazioni di cambio, dove la reattività non è sempre al massimo. In generale, se sulla difesa uno contro uno appare già di livello, sulle collaborazioni di squadra sembra ancora esserci del lavoro da fare.
Parliamo, comunque, di un giocatore giovane (classe 1996), con alle spalle pochissima esperienza di basket pro: quattordici partite in Israele quest’anno e undici la stagione precedente in Corea, da sommarsi a otto uscite con i Memphis Hustle in G-League. Il tempo per affinare questi accorgimenti c’è tutto, partendo comunque da una base assolutamente solida.
In definitiva, Tillman è di sicuro uno dei nuovi arrivi più interessanti in ottica prossima stagione. Le caratteristiche sono quelle di un giocatore che può fare onde nel nostro torneo. La pandemia su di lui, purtroppo, ha avuto un impatto devastante (ha perso entrambi i genitori a causa del COVID, esiste anche una raccolta fondi per aiutare la sua famiglia) e, in questo senso, l’ambiente per certi versi familiare che Gianmarco Pozzecco e la Dinamo in generale hanno spesso saputo creare potrebbe aiutare tantissimo.
Il campo da basket per lui potrà essere un rifugio utile a prendere un break dal dolore. E, magari, aiutarlo a dare il meglio di se, continuando la tradizione di ottimi lunghi passati in Sardegna negli ultimi anni.