Dopo i problemi economici legati al tesseramento di Young sorti durante la scorsa stagione e velocemente risanati, tutti credevano che la società irpina navigasse in acque più tranquille, ma il 20 Giugno un nuovo terremoto societario colpisce l’intero ambiente biancoverde.
L’INIZIO DELLA FINE
Il tribunale di Avellino indice un’istanza di fallimento nei confronti della Sidigas S.p.A., la società che detiene da svariati anni la Scandone Avellino e l’Avellino Calcio da dopo il fallimento. Nel verbale vengono citati diversi fornitori che, dal 2012, non vengono pagati dalla Sidigas il cui debito è di circa 100 milioni di euro, 12 dei quali reclamati dalla sola Eni.
A seguito di questo esposto la Guardia di Finanza sequestra, nei giorni successivi, i beni della Sidigas e ad essa riconducibili tra cui le due società sportive che vengono affidate ad un curatore fallimentare; durante queste settimane la Scandone non rilascia né comunicati né interviste e se, in un primo momento, questa scelta sembra dovuta al fatto che tutta la società si stia mobilitando per risolvere la situazione in realtà si scopre uno scenario molto più terrificante, infatti, si viene a conoscenza che sulla Scandone pendono circa 12 milioni di debiti dovuti al mancato pagamento di alcune tasse legate ai contratti dei giocatori e ciò spiega anche il lungo elenco di ex atleti biancoverdi che negli ultimi anni si erano rivolti al BAT per denunciare il mancato arrivo di una parte dei loro stipendi.
La ComTec, a causa di queste inadempienze, non può permettere l’iscrizione alla società irpina nei campionati dove vigono i suoi controlli cioè l’A1 e l’A2 e quindi l’unica soluzione per la Scandone è ripartire dalla serie B, ma anche per iscriversi al terzo campionato vi sono dei problemi poichè sulla Sidigas, proprietaria del club, vige ancora un’istanza di fallimento e, qualora il tribunale non accettasse un eventuale risanamento dei debiti nel tempo, dovrà chiudere e con essa terminerà la storia della Scandone.
Il giudice di Avellino accetta il piano di un concordato in bianco evitando il fallimento di tutte le società legate alla Sidigas che però assieme ai conti di Gianandrea De Cesare, suo amministratore delegato, restano bloccate rendendo impossibile il pagamento della quota necessaria all’iscrizione in serie B che deve essere versata entro il 10 luglio. Nonostante la Scandone non rientri nel concordato in bianco e quindi dovrà risanare autonomamente i propri debiti sono necessari 20 mila euro per pagare la tassa d’iscrizione FIP utile per prendere parte alla serie B.
UN NUOVO INIZIO
Il 9 luglio, ultimo giorno valido per l’iscrizione alla B, la Scandone non è ancora riuscita a raccogliere la cifra necessaria quando, proprio sull’orlo della “morte” della società, il sindaco di Avellino, Gianluca Festa, paga di tasca propria i 20 mila euro che garantiscono agli irpini l’iscrizione al terzo campionato nazionale.
Gianluca Festa, attuale primo cittadino di Avellino, è stato un ex giocatore della Scandone nel 2000, l’anno della promozione in A1 quando in panchina sedeva Luca Dalmonte. Questo gesto potrebbe rappresentare un nuovo inizio per la società biancoverde, ma non è sufficiente poiché è necessario attendere che il Consiglio Federale accolga l’iscrizione di una società su cui pesano comunque milioni di debiti.
Il giorno prima della riunione del Consiglio Federale il sindaco convoca un incontro con Sidigas e il curatore fallimentare per cercare di fare chiarezza sulla situazione. In Comune si presentano tutti ad eccezione di De Cesare che delega l’avvocato Mauriello. Nel tavolo che si è costituito è presente anche Cosimo Sibilia, nota autorità sportiva irpina, che fa da tramite con il presidente FIP Gianni Petrucci che necessitava di ulteriori assicurazioni in vista dell’incontro del Consiglio Federale fissato il giorno successivo. Al termine di questo incontro il sindaco Festa illustra alla stampa i punti raggiunti affermando che ad Avellino non nascerà nessuna nuova società né ci sarà l’acquisizione del titolo di Salerno in serie B, come si era pensato, ma la Scandone nonostante i suoi debiti proseguirà la sua storia.
Il 16 Luglio il Consiglio Federale accetta la richiesta di iscrizione e ufficializza la serie B per gli irpini aprendo così due strade per il futuro: la prima vede De Cesare, quindi la Sidigas, restare al timone della squadra rimanendo in B fino alla completa estinzione dei debiti per rientrare nei parametri ComTec, la seconda riguarda una cessione da parte di De Cesare ad altri imprenditori accollandosi però tutti i debiti in modo tale da cedere una società “pulita” che possa ripartire con volti nuovi.
La Scandone deve comunque trovare circa mezzo milione di euro per allestire la squadra in quella che sembra una nuova corsa contro il tempo visto che, a meno che non ci saranno nuove donazioni o sponsorizzazioni, bisognerà attendere lo sblocco dei fondi Sidigas da parte del tribunale fallimentare.
L’unica cosa sicura è la perdita in serie A1 di una piazza storica del basket italiano come Avellino che per 20 anni ha militato nel massimo campionato portando il Sud e l’Italia intera in giro per l’Europa partecipando persino all’Eurolega.