Il cognome che, più di tutti, circola da qualche tempo all’interno dell’ambiente Olimpia Milano è uno: Gallinari. Non per forza come un acquisto imminente, ma come un ritorno che sembra sempre più certo. Danilo ha passato molti anni in NBA, e non ha mai nascosto la propria voglia di tornare un giorno a giocare per la società da cui tutto è partito. Da queste dichiarazioni aperte, molte discussioni si sono generate nel tempo. La qualità del giocatore non si discute, ma alcuni tifosi non digeriscono come l’Armani debba essere la seconda scelta rispetto alla lega americana, soprattutto per paura di ritrovarsi tra le mani un giocatore troppo in là con l’età e con poco da dare ancora. Come biasimare tuttavia il talento di Sant’Angelo Lodigiano?
Gallinari, dicevamo, un cognome legato saldamente alla storia biancorossa non solo per Danilo. Tutto si origina da un certo Vittorio, papà dell’attuale giocatore NBA, vera e propria bandiera delle scarpette rosse. Undici anni giocati a Milano, dal 1976 al 1987, vincendo tutto il possibile e l’immaginabile. Proprio “papà Gallo”, in queste ultime ore, è tornato a parlare del futuro di suo figlio sulle pagine di Repubblica-Milano nella rubrica “Uomini e Canestri”.
Prima di tutto il pensiero è volato immediatamente alla sua squadra del cuore. Un’Armani che quest’anno sta impilando risultati positivi su risultati positivi, anche grazie al lavoro sporco di alcuni giocatori meno nominati. Primo fra tutti Pippo Ricci, di cui vi avevamo già parlato in un altro approfondimento.
A Milano piace la gente che lavora sodo, il basket dai miei tempi è cambiato tantissimo, si è evoluto anche il rapporto tra la squadra e i tifosi. Ma quelli che ci sono sempre, stravedono ancora per i giocatori come Pippo Ricci.
Una benedizione per l’ex Virtus, che quest’anno sta avendo un impatto decisamente superiore a ciò che tutti si sarebbero aspettati. Gran parte del merito di queste prestazioni va tuttavia allo staff tecnico, primo fra tutti Ettore Messina.
La squadra di quest’anno mi sembra un gruppo unito e coeso, cosa che quando giocavo era fondamentale per avere successo. Poi i continui cambi di stranieri hanno reso sempre più difficile creare vere squadre, ma credo che, dopo un paio di stagioni, il grande lavoro di Ettore Messina sia evidente e che l’Armani di oggi sia un gruppo con grandissime individualità ma senza individualismo.
Dall’Olimpia, non si può non passare a parlare del figlio Danilo. Due stagioni a Milano, dal 2006 al 2008, per poi tentare il grande salto in NBA. Un salto che spesso è troppo lungo e che molti giocatori non riescono veramente a compiere. Così non è stato per il piccolo Gallinari, che nel corso degli anni ha ottenuto sempre più rispetto nella lega grazie al proprio valore come giocatore e come uomo. Tanto tempo è però passato da quella notte del draft 2006, e il Gallo a 33 anni sta cominciando a pensare al proprio futuro. Soprattutto in ottica europea, visto che Danilo ha più volte affermato di voler tornare a giocare a Milano.
Lo ha sempre detto e, quando dice qualcosa, di solito la fa. Non so quando, non già l’anno prossimo, ma non vuole tornare a Milano da atleta finito
Il momento quindi arriverà. Non la prossima stagione, visto che Danilo vuole sondare ancora il mercato NBA.
Un giocatore resta nella NBA fino a quando ci può stare. Non importa se cambi squadra spesso o non lotti per il titolo, affronti ogni sera i migliori del mondo. Lebron o Steph Curry sanno bene chi è Danilo, è rispettato da tutte le grandi star. Una soddisfazione impagabile.
Il Gallo lo ha detto chiaramente più volte, il momento di abbandonare l’America non è ancora arrivato. Ma la promessa è stata fatta, e papà Vittorio garantisce che verrà mantenuta. Gallinari e l’Olimpia, un ricongiungimento destinato ad avverarsi. Quando? Troppo presto per saperlo, ma neanche così tardi come ci si potrebbe aspettare.