Liga ACB: come siamo arrivati alla finale playoff

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Domenica 24 Marzo, si gioca Real Madrid-Barcellona, due giorni prima il Real aveva fatto riposare i suoi giocatori principali nella sfida di Eurolega contro il Baskonia, forte della qualificazione ai playoff con fattore campo già ottenuta, concentrandosi prevalentemente sulla sfida di campionato. Domenica la partita sarebbe finita 78 a 84 per gli ospiti che avevano così due vittorie più lo scontro diretto di vantaggio.

Da quella giornata il Real avrebbe inanellato una striscia di 10 vittorie consecutive, fondamentali per raggiungere il primo posto al termine della stagione regolare. Il Barcellona invece a causa delle sconfitte a Badalona e in casa con Valencia e Baskonia, è giunta seconda ottenendo però, probabilmente, un secondo turno meno complicato.

Tra le altre Baskonia, Valencia e Malaga hanno rispettato i pronostici giungendo alle spalle delle prime due, mentre le posizioni dalla sesta all’ottava sono state occupate da squadre impronosticabili a inizio anno, come Saragozza 2002 salva all’ultima giornata l’anno precedente grazie a Gary Neal, la Joventut Badalona, trascinata da una stagione incredibile di Laprovittola, autore, peraltro, dell’eliminazione del Baskonia in Copa del Rey e Manresa.

Delusa dall’esito della stagione regolare può essere considerata Tenerife, esclusa all’ultima giornata da una tripla da dieci metri di Marko Popovic nella sua ultima partita da professionista. Quella tripla ha, di fatto, chiuso una partita stranissima in cui Javier Beiran aveva acciuffato, per Tenerife un insperato supplementare con un tap-in da quattro metri sulla sirena. Ancora più deluse sono Andorra e Gran Canaria: mentre la prima ha comunque colto buone soddisfazioni in Europa la seconda ha palesato tutte le classiche difficoltà di una esordiente di Eurolega, e si è ripresa soltanto nelle ultime giornate dopo l’arrivo di Pedro Martinez sulla panchina.

Due delle serie dei quarti di finale sono state davvero poco degne di nota, Real Madrid e Barcelona hanno passeggiato su Manresa e Badalona, mentre le altre due hanno mostrato dei temi che vale la pena di analizzare.

BASKONIA – ZARAGOZZA 2002.

Partiamo dal fatto che la vittoria di Zaragozza è sì una sorpresa ma che comunque la squadra è giunta sesta al termine della stagione ha al suo interno alcuni elementi di grande esperienza internazionale come Vasquez, Seibutis e McCalebb e si trovava ad affrontare una squadra di alto livello, priva di Matt Janning e in evidente difficoltà fisica soprattutto nei giocatori più rappresentativi, quali Granger e Shengelia, entrambi al rientrati da un lungo infortunio.

L’unico vantaggio che Baskonia ha avuto per tutta la serie è arrivato dai pick and roll che coinvolgono Poirier, sotto questo punto di vista l’assenza di Janning risulta ancora più pesante in quanto né Shields né Hilliard sono stati in grado di punire le rotazioni sul lungo da parte del lato debole di Zaragozza, ed entrambi hanno sofferto dall’altro lato del campo le iniziative di Seibutis e Okoye. Queste difficoltà difensive, unite alla pericolosità al tiro di Vasquez, hanno costretto Perasovic a fare uscire molto alti i lunghi in copertura sul pick and roll. in questo contesto tattico Diop e risultato impossibile da schierare, e la panchina di Baskonia si è dovuta fidare Jaylen Jones, quando tutti lunghi in gara 2 hanno avuto problemi di falli proprio a causa del tipo di difesa richiesta.

Luca Vildoza, come tutta la sua squadra ha giocato una serie sotto media dal punto di vista balistico, ma è andato vicino al girare da solo gara 2 con tre o quattro rubate che hanno completamente cambiato il ritmo della partita e permesso al Baskonia di rientrare a contatto durante il terzo quarto dopo un inizio difficilissimo

Da segnalare tra le fila degli aragonesi la prestazione di Carlos Alocèn playmaker classe 2000, che ha effettuato giocate decisive su entrambi i lati del campo.

VALENCIA – MALAGA

E’ stata la serie più bella di tutti i playoff fino ad ora e, dal punto di vista tattico, anche la più strana. Entrambe le squadre infatti sono costruite in modo particolare, le responsabilità sono piuttosto spalmate tra tutti i componenti del roster, e i lunghi hanno compiti di creazione piuttosto consistenti dal punto di vista di volume di gioco che passa per i loro post bassi, Tobey, Dubljevic, Shermadini, Will Thomas e anche Mathias Lessort sono giocatori pericolosi da quel punto del campo. Può sembrare anacronistico, ma senza grandissimi attaccanti dal palleggio è un modo di attaccare efficace se alternato ai pick and roll.

Le due squadre hanno rotazioni lunghe e fluide

Come detto entrambe le squadre non hanno grandissimi giocatori da uno contro uno e creazione di vantaggi sugli aiuti esclusi forse Jaime Fernandez lato Malaga e Fernando San Emeterio lato Valencia, perciò i playbook dei due allenatori (Ponsarnau è stato confermato per un altro anno sulla panchina di Valencia) fanno largo uso di blocchi e movimenti lontano dalla palla. In questo contesto si può meglio inquadrare la prova di Dragan Milosavljevic in gara 1, che ha indirizzato in favore di Malaga con 5/5 da tre e un canestro in taglio nel solo terzo quarto, facendo pochissimo uso del palleggio.

Le triple di Gara 1 di Dragan Milosavljevic

Dall’altro lato, di tutti i giocatori da post basso di cui Valencia dispone, lo staff tecnico ha valutato che fosse Will Thomas il più pericoloso, anche perché accoppiato con Wiltjer, che in attacco è versatilissimo ma in difesa è molto attaccabile, perciò il suo isolamento è stato molto cavalcato, utilizzando anche i passaggi di riapertura in caso di raddoppi. Soprattutto in gara 2 e nella prima metà di gara 3 questa è stata la chiave dei vantaggi di Valencia. Per la verità in gara 3 anche Mike Tobey è stato un fattore, sia a rimbalzo che in posizione profonda contro Lessort. Nell’ultimo periodo Casimiro ha quindi deciso di attaccarlo con Shermadini, mettendo l’ex Tenerife in grande difficoltà e costringendo a schierare un Dubljevic opaco fino a quel momento. Il georgiano ha sofferto il cambio, commettendo anche il suo quarto fallo e la partita si è messa su binari favorevoli per Valencia grazie anche a sette punti in due azioni di Louis Labeyrie e, ovviamente alle iniziative in uno contro uno di San Emeterio, l’uomo a cui va la palla quando pesa.

I due tiri pesantissimi di Labeyrie

Ultima cosa da segnalare un nuovo infortunio per Jaime Fernandez a gara3 ormai quasi finita

SEMIFINALI

Rispetto alla tensione di questi due quarti le semifinali sono state abbastanza deludenti, certo, da Zaragoza non potevamo aspettarci molto di più rispetto a quanto visto contro un Barcelona in salute.

Valencia invece è stata facilmente surclassata dal Real nelle prime due partite, probabilmente pagando oltremodo l’assenza di Matt Thomas, uno degli eroi della finale di Eurocup e fulcro del cambio di inerzia della partita che spesso viene causato della second unit Taronja. In gara 3 invece i tiratori da lato debole di Valencia hanno iniziato a far pagare le rotazioni a protezione del ferro dei Blancos, Dubljevic ha sfruttato la sua migliore qualità, ovvero la rapidità nel girarsi dopo aver bloccato la palla, tirando 5/7 da tre, una soluzione semplicemente impossibile da contrastare per le lunghe leve e la stazza di Tavares, e, anche coinvolgendo il pubblico, Valencia si è trovata sotto di un solo punto a un paio di minuti dalla sirena finale (grazie a una rubata con tripla in transizione di Van Rossom).

Da qui l’idea di Laso è stata quella di schierare Felipe Reyes su Will Thomas, limitandone il post basso, di fatto la principale fonte di gioco di Valencia in queste situazioni. Dall’altro lato Valencia non ha trovato la maniera di limitare Llull e Campazzo contemporaneamente, due punti a testa, minibreak ed è bastato che Vives fallisse una tripla con difensore in recupero per consegnare partita e serie al Real.

Ora da questa sera, Sabato 14 inizierà l’interessantissima serie di finale, ideale prosecuzione del controverso match di finale di Copa del Rey

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L.Maghini
Speaker del podcast sul basket europeo "3 and P". Impazzisco per le point forwards, mi piacciono i giocatori lituani, sperate non ne esca mai un Lituanoglu. Alleno per poter chiamare le difese come le sorelle di Coach Carter.