La versione testuale dell’intervista esclusiva a Marco De Benedetto, GM della Germani Brescia.
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Nasci come scout, hai fatto molto scouting nella tua carriera e lo fai tuttora, ora sei GM di una squadra: le tue giornate sono di 24 ore o, tramite una deroga, ne hai 48? Come fai a conciliare tutti gli aspetti del tuo lavoro?
Innanzitutto devi avere molta passione, desiderio, costanza e organizzazione. Per tanti anni ho avuto un’organizzazione approssimativo, ma col sommarsi delle stagioni ho imparato ad avere una routine nell’organizzazione dello scouting, assolutamente necessaria. Le mie giornate sono molto lunghe: di base, purtroppo, dormo poco. La parte di appunti e compilazione del database ogni tanto riesco a farla durante la giornata, ma la parte di visione di video e partite la faccio al mattino presto ma si è sempre animali notturni: io lavoro meglio a tarda sera. Dopo un paio d’ore di relax, quando capita, dalla seconda serata in poi sono sempre a guardar partite.
Abbiamo parlato di selezione di giocatori: facendo riferimento a giocatori recenti, non possiamo non menzionare Naz Mitrou-Long. Lo avete scelto e si è rivelato un perfetto fit per Brescia: ve lo aspettavate a questo livello? Come siete arrivati a lui? Come sì è messo a disposizione un ex NBA nella realtà di una media dell’LBA?
Sono sempre tanti i fattori oltre alla fortuna. Non è la fortuna di azzeccare il nome, è la fortuna di aver avuto il timing giusto. Dire che Mitrou-Long fosse un giocatore sconosciuto, come ho letto da qualche parte, non è vero: era un nome che tra gli addetti ai lavori e agli scout sembrava il classico giocatore della categoria che guardi per anni dall’altra parte, negli USA, e dici “Cavolo! È performante qua, ma se venisse in Europa sarebbe un crack!”. Gli ingredienti c’erano tutti, a mio modo di vedere e non solo mio. Il timing è stato fondamentale: capire quando, dopo forse anche troppo tempo, lui ha realizzato di essere pronto per l’Europa. È successo per altri giocatori, ad esempio DJ White a Torino, aveva avuto un inizio folgorante da rookie ma poi ha avuto un infortunio particolare e finì in Asia. Si era convinto dopo anni di venire in Europa: se non si informano a dovere, per gli USA overseas è tutto uguale, che sia Asia, Eurolega o campionato finlandese. Per Naz ha fatto la differenza sapere che lui fosse nel momento giusto. Altre due componenti: Brescia gli ha proposto la libertà di essere tecnicamente la point guard di un sistema di gioco, creato da Alessandro, che contempla creatori di gioco. in questo momento, con l’infortunio di Caupain, tutti ci stanno chiedendo “Chi sarà il nuovo play?”: in realtà noi abbiamo già un creatore di gioco in Amedeo. Per come giochiamo noi, è lui che crea pallacanestro. La possibilità di aver dato queste chiavi a Naz l’ha attirato molto: tutti lo vedevano molto come 2. Terzo punto fondamentale: la sua apertura mentale nel dire “Cos’è il contesto in cui vado?”. Lui conosceva già Amedeo, un link da non sottovalutare: se ci sono giocatori dal passato comune aiuta. Non avevano frequentato negli stessi anni ma avevano condiviso l’esperienza alla Findlay Prep di Las Vegas, che segnava un certo background e approccio comune. Naz sapeva già chi fosse Amedeo: insieme al fatto che Naz è grande studioso e appassionato del Gioco, questo aiuta. In più, essendo greco, caraibico, nato in Canada e cresciuto negli USA, è cittadino del mondo: non si è fatto problemi a venire a Brescia.
Un giocatore “costruito” da voi è John Petrucelli, nonostante le sfortune dell’ultimo periodo. Arrivato l’anno scorso aveva un ruolo non da creatore, era ministro della difesa e tiratore sugli scarichi; rimanendo nello stesso ambiente si è “riciclandosi” come uno dei riferimenti e uno dei playmaker. Com’è stata la parabola di John? Quanto ci avete visto lungo?
Ti dicessi che quando abbiamo preso John pensavamo sarebbe diventato questo ti mentirei! L’avevamo preso inizialmente perché potesse proteggere i difetti di Amedeo in difesa: lui era storicamente un 3&D ma, un po’ per pigrizia, abitudine o semplicemente perché il suo ruolo nelle squadre passate fosse riconosciuto esclusivamente dal lato difensivo, in attacco aveva sempre vissuto degli avanzi di quello che creavano altri. Sugli scarichi tirava e poco altro. Quando io e Magro abbiamo fatto le nostre entry conversation in sede di firma e arrivo, spiegando e condividendo col giocatore cosa fare con lui, John ci diceva che in attacco gli sarebbe piaciuto essere qualcosa di più. Quando ce lo siamo trovato in palestra, il primo passo e la capacità sottovalutata di giocare il pick ‘n’roll non per forza “da computer” comunque in modo pericoloso per creare il proprio tiro o uno scarico interessante erano nel suo bagaglio tecnico. Svilupparle con un contratto lungo era un’idea che piaceva a entrambe le parti: è bello aver visto nei primi mesi di questa stagione John diventare a tutti gli effetti un nuovo creator. Dopo l’infortunio di Troy lui era il creatore di gioco insieme ad Amedeo: non era scontato solo un anno fa…