Sul sito ufficiale dell’Olimpia Milano, al momento, risulta la consueta raccolta delle dichiarazioni di Ettore Messina nel post partita delle gare biancorosse di LBA ed EuroLeague. Nella trascrizione delle parole della conferenza immediatamente successiva alla vittoria del Forum con l’Efes, tuttavia, manca la completa risposta all’ultima domanda posta in sala stampa da Luca Guazzoni (RealOlimpiaMilano).
Ecco il quesito posto e la replica fornita, nella loro versione integrale.
[GUAZZONI] Quanto è importante, in un’Eurolega dove saltano allenatori con facilità, avere questa fiducia incondizionata da parte della società?
[MESSINA] La cosa più importante. Perché anche le squadre capiscono immediatamente se l’allenatore gode di una certa fiducia dentro il club oppure no. Normale, questo. Nel momento in cui scossano i cerchioni, come dicono a Bologna, voglio dire, e attorno c’è una rumba che sembra che hai fatto il Girolimoni – voi non sapete chi è Girolimoni, tranne quelli un po’ più anziani, questo famoso che durante il Ventennio rapiva i bambini e poi li violentava, che poi sembra che non fosse neanche vero e fosse stato accusato… – sembra che qui sbagli una partita, due partite, tre partite, o sbagli un americano, o sbagli una stagione, improvvisamente… Non è che bisogna essere come Mourinho: tutti questi scienziati qui, questi vigliacconi che ti insultano senza metterci il nome e il cognome, tutti questi schifosi… Mi verrebbe da fare come Mourinho e dire: “35”. 35 cosa? I tituli. Sono più di 1 titulo a stagione nella mia professione. Sinceramente, voglio dire, vado avanti. Però per i giocatori è importante, perché così i giocatori sanno che si continua ad andare avanti insieme e si cerca di fare le cose meglio, di farle bene e alla fine magari si vincerà come l’anno scorso, che era un anno durissimo. Non è importante per il fuori, è importante per il giocatore. Perché il giocatore, ovviamente, dice “Se qui è così, alla fine, l’importante è salvare il proprio culo”. E automaticamente, poveretto, è in difficoltà un giocatore, capisci? E invece no, un giocatore dice “Mi sembra che siano persone stabili”, è più sereno nel provare a fare le cose, anche sbagliando, tutto qui. La stima del signor Armani è importante per me nei confronti della squadra e per la squadra stessa. Del fuori, sinceramente, abbiamo già dato, basta. E con questo chiudiamo.
La domanda che sorge spontanea è perché l’Olimpia abbia deciso di tagliare alcune parti delle dichiarazioni di coach Messina, quelle oggettivamente più inopportune e dettate dall’emotività del momento ma pronunciate comunque in risposta alla domanda legittima posta da un collega nel momento dell’esercizio della sua professione. Anche più del riferimento agli “scienziati”, “vigliacconi” e “schifosi” che si sentono in diritto di oltrepassare il limite della critica e tracimare nel becero insulto, magari sentendosi tutelati dall’anonimato dei social, è il passaggio precedente a far riflettere. Perché chi, firmando ogni articolo, editoriale o analisi, il nome e il cognome lo mette, e perché citare Gino Girolimoni non fa che confermare la sensazione che, in fin dei conti, com’è naturale che sia a un allenatore di pallacanestro anche il “fuori” deve e non può non interessare.
Nominare un fotografo ingiustamente accusato di omicidi e stupri di 7 bambine in totale e condannato mediaticamente ma non dai tribunali, il cui cognome è tuttora utilizzato per indicare atteggiamenti depravati per i quali non sono mai state fornite prove della sua effettiva dimostrazione, è una contraddizione pericolosa. Perché significherebbe che il coach dell’Olimpia non riconosce alcuna propria responsabilità quando è stato Messina stesso a dichiarare, tramite l’intervista di venerdì scorso al Corriere della Sera, di essersele prese, quelle stesse responsabilità, confrontandosi con il signor Armani e Dell’Orco. Perché la vigliaccheria e la schifezza di chi insulta secondo pregiudizio e non critica nel merito rimane ed è da condannare, ma scaricare sull’esterno dinamiche esclusivamente interne si conferma altrettanto grave.