L’Italia ha iniziato la sua missione cinese. Datome e compagni sono in volo verso Pechino, per poi spostarsi a Shenyang per l’ultimo torneo premondiale e, infine, a Foshan per cominciare il Mondiale 2019, con il primo appuntamento fissato per il 31 agosto. Un viaggio pieno di dubbi per il ct Meo Sacchetti e gli azzurri, dopo le tre sconfitte all’Acropolis 2019, con tanti problemi da risolvere ed un sorriso da ritrovare.
Mondiali 2019 | Italia, cosa va
Purtroppo, anche se mancano meno di due settimane all’esordio, non sono tantissime le note liete di questa tormentata preparazione azzurra. Due di queste sono Daniel Hackett e Alessandro Gentile: il primo, su cui c’era stato qualche dubbio per quel ritardo nell’aggregarsi ai compagni, ha mostrato di essere un leader in campo, mentre il secondo pare aver recuperato la forma e la convinzione dei tempi migliori. Con la possibilità di diventare un’alternativa importante ai big designati.
Dal campo non sono arrivate tante altre indicazioni positive, se non qualche sprazzo (i 30’ con la Russia ed il terzo quarto con la Turchia) di gioco in velocità ed efficace o qualche difesa, mentre è sicuramente una notizia importante il rientro di Gigi Datome e Danilo Gallinari nel torneo di Shenyang. Potranno così avere almeno qualche minuto con i compagni, prima delle partite con i due punti in palio. Basta non chiedergli di essere i salvatori della Patria, pur ovviamente portando un aggiunta fondamentale.
Mondiali 2019 | Italia, cosa non va
L’Italia vista sinora non è al livello delle grandi squadre europee: probabilmente lo sapevamo già, ma la conferma è arrivata fragorosa nelle sfide con Grecia e Serbia. Concentriamoci su quello che hanno detto le partite contro le squadre alla nostra portata, cioè Russia e Turchia. Due gare simili, con un blackout nel quarto periodo che ha compromesso una buona prova. La squadra di Sacchetti non è in grado di gestire un risultato (almeno al momento) e non può calare d’intensità, altrimenti rischia di prendere dei parziali pesantissimi, anche contro formazioni dello stesso livello.
Mentre Marco Belinelli non ha ancora trovato feeling con il tiro, ma le sue qualità non sono certo in dubbio, troppo poco è arrivato dalle seconde linee: se gli azzurri vogliono fare un buon Mondiale, devono arrivare risposte diverse da chi è stato meno baciato dal talento, rispetto ai nostri big di Eurolega e NBA o a Gentile. Serve uno spirito diverso, quello mostrato in più occasioni con le squadre di club nelle stagioni passate. Per chiudere, il gioco di Sacchetti, cioè quello in velocità e transizione, si è visto troppo poco: vista la mancanza di centimetri e chili, è indispensabile per non permettere agli avversari di chiudere sui tiratori e mandare così in difficoltà l’intero attacco.
Mondiali 2019 | Chi saranno i 12 azzurri
Il taglio di Pietro Aradori, con tante polemiche annesse, ha ridotto a quattordici il gruppo di azzurri volato in Cina. Prima del via della rassegna iridata, dovranno diventare dodici. I candidati principali al taglio paiono essere Ariel Filloy ed uno tra Giampaolo Ricci e Amedeo Tessitori, anche se quest’ultimo ha fornito qualche spunto interessante, seppur dovendo lottare contro giocatori di stazza ed esperienza nettamente superiori. Ma la scelta di Meo Sacchetti sarà effettuata solamente tra una settimana, dopo la partita del 26 agosto con la Nuova Zelanda che chiuderà la preparazione.