Alzi la mano chi avrebbe scommesso un centesimo, a settembre, sulla GeVi Napoli, anche solo come potenziale qualificata alle Final Eight. E invece eccola qui, fiammante finalista dopo una gara passata ad inseguire fin dalla palla a due e riacciuffata rocambolescamente dopo essere stata sotto anche di 12 lunghezze nella parte centrale del quarto periodo.
Nonostante ciò, Napoli costruisce la propria vittoria con intelligenza e sagacia, sfruttando i problemi di falli e di rotazioni nel front court biancorosso a cui, nel secondo quarto, ha precluso ogni via d’accesso all’area.
Le sliding doors della gara sono rappresentate, in primis dall’ingenuo quarto dallo di Momo Faye, arrivato pochi istanti dopo il terzo; è lì che scatta il campanello d’allarme che coach Priftis, ancora una volta, ignora.
Solo che stavolta non ha avuto di fronte un’avversaria poco umile, bensì una Napoli che ha cucinato la sua squadra a fuoco lentissimo, quasi come un ragù preparato con maestria da Tyler Ennis e servito in due portate da Sokolowski, prima, e Pullen, poi.
UnaHotels Reggio Emilia
Weber, 5: al tiro (1/11) è un pianto dirotto, prova ad apportare qualcosa in fase di rifinitura (4 assist) e di recupero palla ma manca quella decisiva che Pullen trasforma nell’assist che vale l’overtime.
Galloway, 4: una tripla nel secondo tempo è l’illusione che si sia risvegliato, prima di tornare nell’anonimato. Dire che tiri male (3/19 dal campo) è quantomeno riduttivo.
Faye, 5,5: meriterebbe anche la sufficienza per la verve che porta quando è in campo, non la raggiunge per l’ingenuità di commettere terzo e quarto fallo in rapida successione con un pacchetto lunghi ridotto all’osso.
Smith, 6,5: protagonista nei momenti migliori degli uomini di Priftis, mette due bombe che taglierebbero le gambe a chiunque, tranne che a una Napoli così. In avvicinamento a canestro fa decisamente più fatica.
Uglietti, 5: gioca al servizio dei compagni ma non riesce ad apportare quell’intensità difensiva diventata un marchio di fabbrica del suo gioco.
Atkins, 7: i problemi di falli di Faye, stavolta, non lo colgono di sorpresa e lui si fa trovare pronto nel primo e nel terzo quarto. Nel secondo e nel quarto, però, si fa prendere un po’ la mano dal perimetro.
Vitali, 6: parte a spron battuto e si rende protagonista del primo allungo reggiano, nella ripresa cala vistosamente ed è falloso nella propria metà campo, viene superato troppo facilmente sul primo palleggio.
Grant, 5,5: a sua discolpa c’è il fatto di non essere coinvolto dai compagni, tuttavia perde anche tre palloni sanguinosissimi nell’economia della gara.
Chillo, 7: vede Napoli e poi si esalta, segna con continuità (6/8 dal campo) e da ogni distanza. Peccato che ecceda in difesa ed esca per falli, lasciando Priftis senza ali grandi di ruolo.
Cipolla, NE.
GeVi Napoli
Pullen, 8: anche stavolta varia le modalità con cui attacca, il primo passo e bruciante e l’euro step da far vedere ai ragazzi. Sparacchia un po’ dal perimetro ma segna la tripla che chiude i giochi, oltre a servire Sokolowski per quella che vale il supplementare.
Zubcic, 6: ci mette un po’ a carburare ma c’è, è Milicic a fare a meno di lui a lungo nel secondo tempo.
Ennis, 8: il tiro non è esattamente benevolo ma il canadese comincia a segnare quando la palla pesa di più ed è il più lesto di tutti a rimbalzo (13!) e sulle palle vaganti.
De Nicolao, 6: pochi minuti in cui si dedica soprattutto a non far correre Reggio Emilia, cattura un rimbalzo offensivo fondamentale.
Owens, 6: prestazione da gregario o vita da mediano; lavoro sporco in quantità industriale per chiudere l’area nel secondo quarto.
Brown, 7,5: qualche sbavatura c’è ma è quasi aneddotica, mette il fisico in ambo le fasi, arriva al ferro con facilità e segna con calma olimpica dei liberi dal peso specifico di macigni.
Sokolowski, 8: comanda anche a palla lontana, si batte come un leone a rimbalzo. Non gli va il tiro pesante, ma l’unico che mette su 8 tentativi vale l’overtime. Uomo della Provvidenza.
Lever, 6: chiamato in causa per pochi minuti, mette la tripla del -3 (56-53) e prova a dare una mano in difesa.
Mabor, 6: ancora una partenza in quintetto che gli serve per piazzare una stoppata che, da sola, tiene a lungo alla larga Reggio Emilia dal pitturato partenopeo.
Sinagra, NE.
Ebeling, NE.
Bamba, NE.