NBA 2021-22: la corsa al Rookie of the Year

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I Training Camp sono ormai dietro l’angolo, la giostra della NBA 2021-22 è pronta a ripartire! Il periodo successivo alle prime 2 settimane di Free Agency e precedente la ripresa degli allenamenti è l’unico momento veramente ‘morto’ della NBA durante l’anno. Ne approfittiamo quindi per dare uno sguardo a quella che si preannuncia come un’avvincente corsa al premio di Rookie of the year.

Si tratta di un premio particolare, che a volte non finisce nelle mani del migliore giocatore della Draft Class. Conta soprattutto il rendimento espresso in campo, ben davanti a prospettive, potenziale e i vari contesti in cui le singole matricole si trovano a operare. Per poter ambire a questo traguardo è quindi fondamentale avere spazio e responsabilità fin dal via. Ad esempio, ottimi giocatori come Jonathan Kuminga e Scottie Barnes – 2 steal da parte di Warriors e Raptors- con ogni probabilità non avranno la possibilità di gestire un volume di gioco simile a quello di altre lottery pick. Questo non pregiudicherà il loro sviluppo, ma di certo non li favorirà nella corsa al ROY. Discorso simile per Evan Mobley, dato che i Cavaliers all’improvviso hanno deciso che questo è l’anno giusto per tornare ai playoff…

 

I FAVORITI: JALEN GREEN e CADE CUNNINGHAM 

Si parte da loro due, i primi nomi chiamati da Adam Silver la notte del Draft NBA 2021.
Rockets e Pistons sono tra le – poche- franchigie in pieno rebuilding, e hanno tutto l’interesse a creare le migliori condizioni possibili per le rispettive matricole.
Nella Summer League i due hanno iniziato a mostrare di che pasta sono fatti, confermando quello che già si sapeva sul loro conto.


Green è un realizzatore puro, con un vario repertorio di armi, compreso uno step-back andando a sinistra che sembra essere il suo ‘go-to move’. Atletismo da vendere, jumper efficace sia in spot-up che dal palleggio, il tutto condito dalla faccia tosta necessaria a chi fa di mestiere la prima opzione offensiva. I Rockets di recente hanno chiuso il capitolo John Wall, che poteva risultare un ostacolo sulla strada per la sua esplosione. Appare prematuro ipotizzare un ruolo alla James Harden, anche perchè non parliamo di un passatore naturale come l’ex Arizona State, ma Green avrà la possibilità di stare in campo tanti minuti, e di non finire in panchina al primo errore. Un percorso forse più simile a quello di un’altra guardia All-Star, Devin Booker, che prima di diventare la macchina semi-perfetta di oggi ha avuto per molto tempo il lusso e la possibilità di esplorare i limiti del suo gioco senza l’assillo dell’efficienza e la pressione dei risultati.  

Quale Cade Cunningham vedremo al debutto in NBA? La versione da prima punta che abbiamo ammirato a Oklahoma State o quella da point forward di altissimo livello di Team USA e high school? Per le esigenze dei Pistons potrebbe risultare ideale una sorta di compromesso tra le due anime della prima scelta assoluta. Visione di gioco e triple in pull-up, non male come ingredienti per un mix esplosivo…Anche lui avrà campo libero, da numero 1 del gruppo di giovani agli ordini di Casey. Non è più un teenager Jerami Grant, ma la sua presenza sarà utile a togliere un bel po’ di pressione dalle spalle di Cade. Stesso discorso per Saddiq Bey, insieme a Kelly Olynyk bersaglio ideale per le sue intuizioni in penetra e scarica. E c’è sempre il francese Killian Hayes da recuperare, anche lui potenzialmente utile per aiutare in regia. 

 

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