Dopo l’ultimo episodio in cui abbiamo sviscerato i numeri della stagione di Chris Paul, torniamo idealmente ancora a Oklahoma City, questa volta per una edizione “molto italiana” (cit.) di NBA al microscopio.
Passata la trade deadline che lo dava per partente verso altri lidi (leggi Miami Heat), è il momento di analizzare la stagione di Danilo Gallinari rimasto alla corte di coach Donovan e che sta disputando ancora una volta una regular season di livello altissimo, risultando co-artefice del sesto posto ad Ovest che ad oggi garantirebbe ai Thunder i playoff, meta quantomeno in discussione in pre-season.
DAVANTI AGLI MVP

La grandezza della stagione di Danilo Gallinari ha un numero, ovvero quel 116.7 che troviamo alla voce “offensive rating” (punti per 100 possessi della squadra con lui in campo), che fa del nativo di Graffignana il secondo miglior giocatore della Lega tra chi ha giocato un campione significativo di partite (almeno la metà di quelle disputate finora) ad almeno 15 minuti a gara, dietro solo a un candidato MVP come Luka Doncic e davanti a nomi come Kawhi Leonard (115.3) e James Harden (114.8), per citare i due “big” più vicini a Danilo in questa classifica. Il tutto, a testimonianza di quanto il Gallo sia considerato fondamentale dai propri compagni, nella stagione in cui anche lo usage è aumentato e ha toccato quota 24% (nella squadra in cui il ball-handler primario è CP3, lascio a voi la valutazione se questo sia un fattore facilitante o meno), percentuale mai raggiunta prima nelle dieci stagioni precedenti.
COME TIRA IL GALLO

Gallinari è il settimo giocatore dell’NBA per numero di giocate in spot-up con 5.2 a gara, che lo collocano nel 79esimo percentile, mentre la tipologia di tiro più utilizzata dall’ex Olimpia Milano è il catch and shoot, che il il numero 8 prende nel 45.6% delle occasioni in cui tira, realizzandolo con il 43.3% dal campo e, visto l’elevato numero di tiri da 3 punti in questa modalità (127/301), con una percentuale reale (ovvero quella percentuale che attribuisce più peso al tiro da 3) che sfiora il 63%, rendendolo così una minaccia costante per le difese avversarie. Con una percentuale ai tiri liberi dell’89%, Gallinari si trova molto spesso in condizione di potere attaccare il ferro, e lo fa quasi quattro (3.8) volte a partita, segnando 2.8 punti a gara se si sommano i canestri dal campo ai tiri liberi derivanti dai falli subiti (ne subisce 4 a partita) durante le penetrazioni a centro area.
Passando al tiro da 3, invece, il 90% dei tiri da dietro l’arco Gallinari li prende “above the break”, ovvero frontalmente, e segna il 41.8% dei tentativi, ben oltre la media dell’intera Lega, per una percentuale complessiva dalla lunga distanza del 41% su 7.4 tentativi a partita, terzo migliore dato da inizio carriera, dietro alla prima stagione a New York (44.4% ma con soli 2.6 tiri tentati a partita) e alla scorsa stagione a Los Angeles, dove ha terminato con il 43.3% su 5.5 conclusioni di media.


Come già detto per Chris Paul, il rendimento di Gallinari sale ulteriormente nel clutch time, con l’offensive rating che schizza a 126.7 e le percentuali da 3 punti e ai tiri liberi toccano rispettivamente quota 45% e 92.6%, rendendo OKC la squadra che ha vinto più gare nel clutch time dall’inizio dell’anno (28 su 41) e contribuendo così al piazzamento in zona playoff di cui sopra.
La speranza per i tifosi dell’Italbasket è quella che Danilo possa mantenere quella salute fisica che sta mostrando di avere, con all’orizzonte un pre-olimpico in casa della Serbia che sembra un’impresa quasi impossibile, ma con un Gallinari così, forse, Bogdanovic e compagni potrebbero quantomeno avere un minimo timore della truppa azzurra.