Dopo le due “puntate” precedenti nelle quali abbiamo esaminato i numeri e le stats di Doncic prima e di Harden poi, aggiungiamo alla lista dei giocatori passati sotto alla lente di ingrandimento delle analytics anche Giannis Antetokounmpo, MVP in carica che non sembra per niente convinto di volere abdicare al trono in favore di alcun collega.
I Milwaukee Bucks sono senza dubbio la squadra più calda della lega e prima di Natale hanno ribadito il concetto battendo i Lakers, altra grande protagonista della stagione e capolista della Western Conference. Oltre al grande lavoro fatto in questi anni da coach Budenholzer e da una proprietà che ha sempre ben gestito i giocatori a roster senza esagerare nelle spese, ovviamente gran parte del merito di essere uno schiacciasassi i Bucks lo devono a Giannis Antetokounmpo, che (sebbene solo in 36 partite giocate contro, ad esempio, le 72 dello scorso anno) sta migliorando in gran parte delle voci statistiche individuali.

MAI COSI’ DOMINANTE
Tolto l’anno da rookie, Giannis sta disputando la stagione in cui è impiegato di meno per numero di minuti in campo (31.0 contro i 36.7 di due anni fa, ad esempio) e, nonostante questo, i suoi punti e i suoi rimbalzi a partita sono i migliori della carriera, rispettivamente fermi ad oggi a 30.2 e 12.8. Proiettati sui canonici 100 possessi, ovviamente, queste cifre fanno ancora più spavento, con il greco che viaggia a 43.7 punti in 44.9 minuti (praticamente un punto a possesso) e 18.5 rimbalzi. Rimanendo sulle statistiche normalizzate, sebbene l’offensive rating attuale (112.9) sia inferiore a quello tenuto nella scorsa stagione (114.3), il dato spaventoso riguarda l’altro lato del campo, dove Giannis viaggia a 98.4 in defensive rating, dato che scende per la prima volta sotto la tripla cifra nella sua carriera, piazzandosi in cima alla classifica tra i giocatori con almeno 25 minuti di media, candidandolo prepotentemente anche per il premio di Defensive Player of the Year (DPOY) e, potenzialmente, alla clamorosa accoppiata con il premio di MVP.
IL TIRO DA TRE PER NON AVERE PIU’ LIMITI
Che Giannis faccia uso dello strapotere fisico e del vantaggio che questo gli genera contro praticamente tutti i diretti marcatori (e anche contro gran parte dei lunghi avversari) per concludere al ferro è noto e sotto gli occhi di tutti. Il 34 dei Bucks tira con il 70% (302/433) da meno di 2.5 metri dal canestro, percentuale che sale al 75% nella cosiddetta “restricted area”, rimanendo così in linea con le percentuali della stagione scorsa e, come si vede nell’immagine qui sotto, circa il 10% sopra la media NBA.

Il grande passo in avanti che ha già allertato tutte le difese NBA è il tiro da dietro la linea dei 3 punti e giù in generale il jump-shot: mentre nella stagione da MVP Giannis ha preso il 37% dei propri tiri in situazione di layup, in questa stagione la distribuzione dei tiri è parecchio cambiata, e a farla da padrone è il jump-shot, che Antetokounmpo prende il 40% delle volte a fronte del 35% dei già citati layups. Tra questi jump-shot ci sono, ovviamente, i tiri da tre punti che il Nostro segna con il 31.5%, meglio di quanto fatto in passato, soprattutto se considerato che i tiri da tre presi in queste prime 36 partite sono 188 (5.2 tentativi a partita) contro i 203 (2.8) dell’intera scorsa stagione, nella quale Giannis ha tirato con una precisione sempre sotto la media della lega, come indicato dalle mappe di tiro a confronto qui sotto.


Dopo la delusione mondiale patita in Cina con la Grecia, Giannis è tornato in campo come un vero e proprio uomo in missione, consapevole che per portare Bucks a prevalere prima nell’Eastern Conference e poi alle NBA Finals sarà necessario continuare a tenere un livello difensivo e offensivo da vero MVP, cosa che lui ha dimostrato di essere di meritarselo.
Con il tiro da tre inserito in faretra, sky’s the limit.