NBA All-Star Game: Adam Silver pensa a un nuovo format

74
Silver
Credits IPA Agency

“L’All-Star weekend di Indianapolis è stato un successo, ma non si è giocato a basket“. Sono state queste le parole di Adam Silver, il commissioner NBA, per definire il problema ormai palese e radicato che la lega ha con la partita delle stelle, di cui vi avevamo già parlato qui. L’All-Star Game di quest’anno è stato la partita con il più alto punteggio di sempre e con più triple segnate di sempre, grazie alle solite difese totalmente disinteressate.
Questa scarsa competitività porta ad una drastica perdita di interesse dei tifosi nei confronti della partita delle stelle, cosa decisamente non gradita per l’NBA specialmente in ottica dell’accordo coi media da siglare entro la fine della prossima stagione. E se l’NBA ha un problema, Adam Silver ha la soluzione. O almeno spera di averla.

I format inediti funzionano

La storia super recente, quasi contemporanea, ci dice che i format nuovi funzionano e attirano spettatori. L’evento più gradito del weekend, sia in termini di share televisivo che in termini di risonanza mediatica, è stata la sfida di triple fra Stephen Curry e Sabrina Ionescu, capace di raccogliere 5.4 milioni di spettatori davanti alla tv, il massimo degli ultimi 4 anni.

Adam Silver sta quindi pensando ad un nuovo format anche per la partita delle stelle, per cercare di ridare vita a un prodotto che ormai ha la fama di essere tutt’altro che interessante. La possibile soluzione secondo il commissioner NBA potrebbe essere una sostituzione della classica formula per la partita, che prevede che si affrontino giocatori di est e ovest, in favore di uno scontro fra Team USA e Team World.

Un’idea già vista per molti anni nelle partite delle Rising Stars, che aveva permeato la mente di Silver and co. già lo scorso anno, quando il commissioner ha però preferito proseguire con la conferma del format classico per una questione di disparità fra le due parti:

Ora oltre il 25% dei nostri giocatori è nato al di fuori degli Stati Uniti. Quindi se da una parte puoi scegliere da un 25% e dall’altra da un 75%, potrebbe non sembrare molto giusto. Magari però riusciremo a trovar un modo per affrontare questa cosa. Si possono scegliere le due squadre All-Star e se serve si possono aggiungere qualche giocatore internazionale per pareggiare le squadre.

Team USA vs Team World

Effettivamente mentiremmo se dicessimo che non ci piacerebbe vedere una partita del genere, più che mai in questi anni dove i giocatori non-americani stanno dominando sempre di più le classifiche individuali in NBA. Prima che Joel Embiid scegliesse di diventare statunitense (a detta sua, “in onore del figlio” che è nato lì), avremmo potuto discutere dell’eventuale presenza di un americano all’interno della classifica dei cinque migliori giocatori di basket al mondo: Luka Doncic, Nikola Jokic, Giannis Antetokounmpo e appunto Joel Embiid, con un quinto posto da assegnare per cui il canadese Shai Gilgeous Alexander sarebbe un validissimo candidato al momento. In ogni caso, il punto del discorso è che in NBA ci sono innegabilmente sempre più talenti che non arrivano dagli Stati Uniti.

Lungi dalle nostre intenzioni stilare questo tipo di classifica, piuttosto ci interessa fantasticare su quali potrebbero essere delle eventuali formazioni che si potrebbero affrontare se Silver decidesse di andare fino in fondo con questa nuova idea: per il Team USA ci potrebbero essere LeBron James, Stephen Curry, Kevin Durant, Anthony Davis e Devin Booker, oltre al predetto Joel Embiid (siamo contenti di non essere l’allenatore), lasciando fuori Kawhi Leonard, Jayson Tatum, Damian Lillard e altri ancora. Per il Team World potremmo vedere un quintetto composto da Doncic, Gilgeous Alexander, Antetokounmpo, Jokic e magari Wembanyama, lasciando in panchina Karl Anthony Towns, Jamal Murray, OG Anunoby e Pascal Siakam fra gli altri.

All-Star Game 2025

Queste però sono solo fantasie che forse rimarranno tali in eterno, anche se ci piacerebbe molto vedere una partita del genere all’All-Star Weekend che l’anno prossimo si terrà nella casa dei Golden State Warriors, a San Francisco (dal momento che la città soddisfa i particolari requisiti richiesti). Intanto Adam Silver ha quantomeno aperto le porte alla possibilità della sfida che potrebbe salvare l’All-Star Game, facendo magari leva sull’orgoglio degli americani che per non perdere il primato sul loro gioco potrebbero addirittura mettere in campo un po’ di spirito competitivo, cosa ormai più unica che rara nella partita delle stelle.

Pubblicità
Tommaso Busato
Laureato in Comunicazione all'Università di Padova. Grande appassionato di sport e dei valori che trasmette, specialmente di NBA, rugby e tutto ciò che ambisce alla grandezza. Afflitto da inguaribile curiosità, in particolare per le statistiche e i dettagli.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui