In questa pausa imposta dal coronavirus faremo un borsino analizzando come le squadre NBA sono arrivate a questo stop. Oggi partiamo con l’Atlantic Division.
1-Toronto Raptors (46-18)
I Raptors sono la più grande sorpresa NBA, dato che nessuno li avrebbe pronosticati di nuovo così in alto, dominanti, sicuri e infallibili, soprattutto nelle partite punto a punto. Oltre a dare l’impressione di maturità per quest’ultimo aspetto, grazie all’esperienza di un roster da anni a calcare i più prestigiosi parquet americani e lottare per il vertice, il segreto di cotanto successo sta ovviamente nella coesione che Nurse è riuscito a creare e derivante da un anello al dito, e nella gigantesca dignità e orgoglio di un gruppo avanti sì con gli anni ma voglioso di dimostrare l’indipendenza da Leonard. Detto fatto: Toronto arriva a questo stop con Lowry, VanVleet e Ibaka da capitani che si caricano sulle spalle i compagni nelle numerose imprese stagionali, fatte fra l’altro di rimonte pazzesche a poco dal termine, Powell da secondo violino dietro Siakam per classe, uno contro uno e transizione, il camerunense come ormai certezza e garanzia sia a livello tecnico che per personalità, lanciato dal coach verso le vette più estreme, mentre Anunoby nelle ultime uscite e con carenze d’organico, si è confermato jolly difensivo di spessore ma anche ottimo realizzatore dal perimetro.
È proprio la retroguardia il punto di forza, per merito anche dell’aiuto di nuovi profili sbocciati miracolosamente da realtà minori (Davis, Boucher, McCaw fra gli altri), che allungano le rotazioni a circa 15 elementi. Il team arriva a questa drammatica pausa con pochi punti deboli, se non quello di non avere futuri hall of famer che in autonomia gestiscano i close time, ma sinceramente poco importa data l’abilità ad affrontare il clutchness di gruppo; inoltre lo stop forzato servirà a recuperare in pieno Marc Gasol, ultimo tassello per assaltare le Finals in back to back. Il calendario non è tra i più semplici, con parecchie sfide “conferenziali” d’elite, ma almeno 8 gare sulla carta sembrano facili e non dovrebbero precludere come minimo il podio dell’est. Pronostico 57-25
2-Boston Celtics (43-21)
All’origine il cambio Irving-Walker lasciava perplessa la maggior parte di critici e appassionati, noi in primis, più che per una questione di leadership e unità di intenti nella locker room, per una differenza tecnica notevole, che pone agli occhi NBA Kyrie un diamante mai del tutto esploso e Kemba un onesto manovale della palla a spicchi, abile a performare ogni mattonella col 100% di continuità, ma non decisivo per palcoscenici massimi, insomma un big in salsa minore. L’umiltà dell’ex Charlotte però gli ha permesso di entrare in punta di piedi in un team ricco di giovane talento, partendo da coach Stevens, enfant prodige della panchina, fino agli ormai esplosi Tatum e Brown, la combo su cui creare una dinastia, il primo in una inarrestabile progressione continua verso il vertice del gioco, tanto da ricevere la benedizione del prescelto, e il secondo vera sensazione stagionale e quello che ha usufruito di più dell’addio del former Cavs, sia per minutaggio che responsabilità sul parquet, elaborando così il suo stile all around senza paura, e ottenendo l’illimitata fiducia di allenatore, staff e compagni. Walker cede lo scettro di comandante a Smart, 25enne ma da tempo pitbull gentile e asfissiante marcatore, nonché attaccante e tiratore impavido, ma mantiene anch’egli un ruolo decisivo per possessi e rapidità nel riprendere l’azione, lasciando ai tre leader le incombenze nelle serate da percentuali infauste ma nel caso contrario divenendo quell’immarcabile scorer da tutti conosciuto.
La corazzata con la quale assaltare la postseason è formata da questi 4 giocatori, sperando che la salute/sfortuna di Hayward sia clemente, aizzando nel 30enne da Butler la verve cestistica che spinse Boston ad andare all in tempo addietro, senza ricevere finora appieno le fiches puntate. Anche l’addio a Horford è stato ammortizzato bene e se come previsto Kanter non ha la storia difensiva per contrastare nel ruolo da 5, l’alternanza con Theis porta alla causa 18 punti e 14 rimbalzi combinati, cifre assolutamente onorevoli. Il team eccelle, ha classe in entrambe le fasi (5° e 4° in off e def rating) e ha già manifestato in passato (pre Irving) l’abilità a fronteggiare i playoff, creando superiorità offensiva e difensiva. Oggi aggiunge la maturità e classe infinita di Tatum e Brown, la capacità motivazionale docile e cruenta di Walker e Smart, due centri sì poco fisici ma inclini ai meccanismi di gioco e qualitativi, e l’incognita Hayward, vera chiave di svolta tra un campionato ottimo ma incompiuto e un glorioso cammino al cospetto delle serie finali. Sarà il suo di upgrade a decidere se i Celtics possano concludere il loro viaggio verso le vette infinite. Pronostico 53-29
3-Philadelphia 76ers (39-26)
Distaccati sia nella propria division che nella race di conference (sesti), sono i 76ers la delusione stagionale dell’est. Insoddisfacente il loro record fino ad ora, frutto di molteplici situazioni negative, sia tecniche che causate da sfortune varie, acciacchi e assenze pesanti in primis e una forma atletica spesso dubbiosa. I rattoppi da mid season sono serviti ad allungare la rosa, permettendo a Brown, responsabile numero 1 dell’involuzione annuale, di gestire un po’ meglio gli infortuni oramai abituali e storici di Embiid e Horford (che però, centellinato, ha retto l’urto). Anche quelli di Simmons, però, vera sventura e causa principe di scarsa costanza, dimostrano l’importanza di un elemento basilare ed incontrastato leader difensivo di tutto il blocco. L’australiano invece è da sempre ricoperto di critiche per una tecnica ed efficienza offensiva poco determinante! Burks e Robinson III potrebbero essere valutati meglio nei futuri playoff, dove accrescerebbero le rotazioni della retroguardia, vera specialità della casa nei match da alta classifica e che spesso ha dato a vedere quanto Philadelphia possa essere la vera regina della Eastern Conference, per qualità e mentalità.
Ad oggi, coi leader a marcare spesso visita e a regime ridotto quando rientrati, ciò che ha colpito in negativo e si imputa al mister è stata la scarsa chimica di gruppo, tranne in match da cartello (e non sempre), scelte non del tutto condivisibili del coaching staff e una completa allergia a colpire da fuori, dubbio e dilemma della vecchia offseason e che faceva tremare la fanbase. Simmons, Richardson, Harris (unico mai assente), Horford ed Embiid sono un quintetto da titolo se a posto fisicamente e cerebralmente, nessuno può negarlo; in più la recente favola di Shake Milton, i progressi dall’arco di Korkmaz e il mastino Thybulle in marcatura, aumentano l’appeal di una panchina arricchita pure di altri buoni elementi: per questo chi e quando sarà si troverà di fronte i Sixers non sarà affatto contento. La sosta è una manna dal cielo per ripristinare tossine, ma in un’eventuale ripresa i top player a roster andranno lo stesso dosati, dato un fisico ormai disabituato a continuità lavorativa e sempre sotto stress. La schedule è comunque benevola e 12 franchigie sotto il 50% sono un ottimo percorso per salire qualche step; non pensiamo però sia sufficiente a guadagnare e rimontare gli spot di Boston e Toronto, forse irraggiungibili. Sarebbe un peccato alla luce dei brillanti primati e performance casalinghe, che nell’infuocato clima playoff, con un lineup completo e l’aiuto del caloroso Wells Fargo Center, porrebbero Phila quale avversario più ostico per tutti e da evitare ad ogni costo. Pronostico 50-32
4-Brooklyn Nets (30-34)
Settimi a est e in piena corsa playoff, i Nets sono arrivati alla pausa con però poche speranze e certezze. Inoltre, l’ipotesi rientro per Durant e Irving quando l’emergenze cesserà, è stata totalmente smentita dal front office; tale possibilità aveva generato fantasiosi scenari nella fanbase newyorkese, eccitata dall’eventualità di poter utilizzare i servigi delle proprie due star nell’eventuale race per la postseason. Meglio – e giustamente – posticipare, anche perché il ritmo di chi comanda (Bucks, Raptors e Celtics) non permette sogni di gloria e confuse riorganizzazioni tecniche per coach Vaughn, clamorosamente e ingiustamente (?) succeduto ad Atkinson!
L’in e out di Kyrie, tramortito dai numerosi problemi fisici e mai costantemente in lineup, lascia ai superstiti la possibilità di chiudere tra le otto una conference nettamente al ribasso dietro le 6 sorelle (Heat, Phila e Pacers le altre), sperando però che gli stimoli e l’essere in bilico per il futuro non comporti invece un rilassamento decisivo per un dignitoso finale. Sarà il prossimo anno quello su cui basare eventuali mire egemoniche, quando le due stelle potrebbero essere affiancate da un ottimo roster di supporto, con oggi quasi sette uomini da doppia cifra, e capeggiato da Spencer Dinwiddie, strepitoso al terzo anno di una miracolosa resurrezione agonistica. Sta a lui sobbarcarsi le ultime 18 gare rimaste, di cui ben 8 contro compagini sotto media, che dovrebbero perciò garantire uno degli ultimi due spot per proseguire la corsa. Pronostico (37-45)
5-New York Knicks (21-45)
Le speranze e nuove opportunità per i Knicks sono in pratica venute meno sin dall’offseason 2019, quando l’assalto a Irving e Durant in primis e a Davis o Leonard poi sono andati perduti, assieme al gruzzolo risparmiato in anni di pietose performance e tanking selvaggi. Tesoretto poi sprecato per Bobby Portis (31M per 2), Taj Gibson (20M per 2), Reggie Bullock (21 per 2), Wayne Ellington, Elfrid Payton (16M l’uno biennale) e Julius Randle (63M per 3 anni), coi quali tirare avanti la carretta un paio di campionati, riprovando quando sarà (2021?) ad assaltare nuovi free agent, Giannis su tutti.
Lo stesso si può dire per i mancati tag a Zion e Morant, ripiegando su Barrett, secondo violino Blue Devils ma dimostratosi distante anni luce da loro due, dai predecessori Doncic e Young ma anche da Ayton, palesandosi ancora grezzo per ergersi a leader di una piazza così pressante ed esigente. A pagare è stato Fizdale, incapace fra l’altro di confermare elementi sempre in bilico tra ascesa e caduta (Dotson) oppure giovani in rampa di lancio (Knox e Robinson); la mossa Mike Miller si è alla fine rivelata azzeccata dato l’ottimo 17/27 del 55enne da Monmouth, Illinois, che sta sfruttando l’addio a Morris e un finale di campionato (l’ennesimo) senza obiettivi per rivalutare chi ha avuto meno spazio e profili futuristici (Ntilikina e gli stessi Knox e Robinson fra gli altri). Pronostico (26-56)