NBA Awards: ecco i finalisti, per il sesto anno l’MVP non sarà americano

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Nuggets
Nikola Jokic, Denver Nuggets. Credits: IPA Agency.

Nella notte l’NBA ha rivelato i nomi dei tre finalisti per ogni categoria di premi degli NBA Awards: i premi stagionali consegnati ai migliori giocatori della miglior lega di basket al mondo. Senza troppe sorprese, andiamo rapidamente a vedere chi sono i giocatori che andranno a contendersi questi titoli.

Clutch player of the year

Partiamo dal premio più recente in assoluto che quest’anno verrà consegnato per la seconda volta nella storia: il clutch player of the year, ovvero il miglior giocatore nel clutch time di questa stagione, dove con clutch time si intendono gli ultimi 5 minuti del quarto quarto o dell’overtime di una partita in cui le due squadre sono separate da 5 o meno punti.

I finalisti di questa categoria sono Stephen Curry, che guida la classifica di punti realizzati nel clutch con 189 punti in 142.9 minuti, DeMar DeRozan, secondo della classifica con 142 punti in 191.8 minuti, e Shai Gilgeous-Alexander, settimo nella classifica di punti.
La questione fondamentale è che i punti nel clutch vanno pesati più che contati, e pertanto prendere banalmente il numero di punti realizzati potrebbe essere leggermente fuorviante, seppur sia un indicatore assolutamente innegabile del contributo di un giocatore quando la palla pesa di più e i punti anche. Gilgeous-Alexander, nonostante il settimo posto nella classifica dei punti realizzati, ha dato prova anche stanotte nella prima gara di playoff contro New Orleans della sua capacità di prendersi tiri importanti nel clutch, mettendo a segno il complicatissimo tiro del vantaggio per i suoi Thunder.

Vediamo dunque se sarà lui a vincere il premio oppure se il quantitativo di punti segnati da Curry e DeRozan varrà il premio a uno dei due.

Sixth man of the year

Veniamo poi a quello che forse è il premio più difficile da pronosticare quest’anno: il premio di miglior sesto uomo della stagione, conteso fra Naz Reid dei Minnesota Timberwolves, Bobby Portis dei Milwaukee Bucks e Malik Monk dei Sacramento Kings.

Naz Reid in questa stagione si è rivelato una pedina fondamentale in uscita dalla panchina per i Timberwolves, portando 13.5 punti assieme a 5.2 rimbalzi e quasi una rubata e una stoppata a partita. Il tutto in 24.2 minuti di media, appena 4 minuti sopra il minutaggio necessario per essere eleggibili per i premi, come previsto dall’ultimo CBA che tanto ha fatto discutere quest’anno.

Leggi anche: NBA: MVP o All-NBA? Cosa deve fare un giocatore per arrivarci

In termini numerici ha fatto meglio di lui Bobby Portis, autore di 13.8 punti e e 7.4 rimbalzi a partita, che sta trovando un grandissimo rendimento in assenza di Giannis Antetokounmpo, fermo ai box per l’infortunio al polpaccio.

L’ultimo candidato è Malik Monk, sesto uomo chiave dei Kings, che è però mancato nelle due partite di play-in che hanno visto Sacramento venire eliminata dai Pelicans. Monk durante la stagione regolare ha mantenuto una media di 15.4 punti, a cui ha aggiunto 2.9 rimbalzi e 5.1 assist.

Most Improved Player

Ancora diversi mesi fa ci eravamo sbilanciati nel proporvi delle previsioni di uno degli NBA Awards, proponendovi i nostri candidati al premio di giocatore più migliorato della stagione, in virtù del loro inizio. Scegliendo 5 candidati non siamo andati lontanissimi dai finalisti scelti dall’NBA, ovvero Tyrese Maxey, Alperen Sengun (i due che avevamo indovinato) e Coby White.

Maxey, con la partenza di Harden, è finalmente diventato un All-Star, portando la sua media a 25.9 punti a partita a fronte dei 20.3 dello scorso anno, sfornando anche due 50-piece (partite da 50 punti nello slang NBA).
Sengun, alla sua terza stagione in NBA, si è preso le luci della ribalta a Houston, aumentando il proprio rendimento di quasi 7 punti a partita, portando la sua media a 21.1 punti segnati.
White invece ci ha messo un po’ di più per fare quello che sembra essere il proprio salto di qualità definitivo, arrivando a 19 punti di media (10 in più rispetto allo scorso anno) alla sua quinta stagione in NBA, trovando anche delle gare molto importanti, come ad esempio quella da 42 punti al primo turno di play-in contro Atlanta.

Rookie of the Year

Passiamo poi a quello che è probabilmente il premio più scontato dall’MVP di Stephen Curry nel 2016: il rookie dell’anno, che con ogni probabilità andrà a Victor Wembanyama.
L’alieno con base a San Antonio quest’anno ha mantenuto medie stellari: 21.4 punti di media con 10.6 rimbalzi e 3.9 assist, oltre a 1.2 rubate e 3.6 stoppate a partita. Rileggere per credere. Il tutto tirando col 46.5% dal campo e il 32.5% da tre punti. Come già detto, alieno. Difficile pensare che Chet Holmgren e Brandon Miller, entrambi autori di un’ottima stagione, possano dargli filo da torcere.

Defensive player of the year

Continuiamo a parlare di Wemby, spostandoci sul premio di difensore dell’anno, probabilmente il secondo premio più importante degli NBA Awards.
Qualche settimana fa vi avevamo raccontato perché Victor Wembanyama è senza dubbio un validissimo candidato per il premio, il quale però secondo le previsioni degli addetti ai lavori finirà per la terza volta nelle mani di Rudy Gobert, miglior difensore della miglior difesa di tutta l’NBA, fatto che spiega già di per sé perché Gobert potrebbe vincere il premio. L’ultimo candidato al premio è Bam Adebayo, centro di Miami che in. stagione ha collezionato 1.1 rubate e 0.9 stoppate di media, che al confronto dei numeri di Wembanyama sembrano nulle. Come però accade anche per Gobert, il quale in stagione ha 0.7 rubate e 2.1 stoppate, non poche in meno del centro classe 2004 di San Antonio, nostro personalissimo e non richiesto difensore dell’anno.

Coach of the year

Ultimo premio prima di arrivare al più atteso e bramato di tutti, quello del miglior giocatore.  A contender il titolo di miglior allenatore dell’anno troviamo ovviamente Mark Daigneault, allenatore degli Oklahoma City Thunder che hanno chiuso al primo posto la Western Conference davanti ai Timberwolves di coach Chris Finch, altro candidato al premio assieme Jamahl Mosley, coach di Orlando.
Con tutte le probabilità il premio andrà a coach Daigneault, che è stato capace di portare ai playoff, oltretutto come testa di serie numero uno, la seconda squadra più giovane di tutta l’NBA, che l’anno scorso non era nemmeno arrivata ai playoff.

Most Valuable Player

Eccoci finalmente al più atteso di tutti gli NBA Awards: l’MVP, il premio di miglior giocatore della stagione. Senza molto stupore anche quest’anno, per la sesta stagione consecutiva, il miglior giocatore dell’anno non sarà statunitense (l’ultimo a vincerlo è stato Harden). Sarà invece uno fra Nikola Jokic, Luka Doncic e Shai Gilgeous-Alexander.
Statistiche alla mano Doncic sarebbe il favorito per il premio, grazie ai suoi 33.9 punti di media col 48.7% dal campo e il 38.2% da tre, a cui aggiunge anche 9.2 rimbalzi e 9.8 assist. Insegue Shai con 30.1 punti, forte però anche del primo posto ad Ovest dei suoi Thunder, visto quanto conta il record della squadra nell’assegnazione del premio. Jokic si trova invece leggermente più in basso nella classifica dei marcatori, precisamente al decimo posto con 26.4 punti, i quali però arrivano con un’efficienza di 38.5, il dato più alto di tutta l’NBA. Anche Jokic, come Doncic, sfiora la tripla doppia di media, grazie ai 12.4 rimbalzi e i 9 assist a partita.

Sarà quindi difficile prevedere chi si porterà a casa il premio più ambito di tutti gli NBA Awards. Non ci resta quindi che aspettare domani notte per scoprirlo, quando l’NBA annuncerà tutti i vincitori dei premi.

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Tommaso Busato
Laureato in Comunicazione all'Università di Padova. Grande appassionato di sport e dei valori che trasmette, specialmente di NBA, rugby e tutto ciò che ambisce alla grandezza. Afflitto da inguaribile curiosità, in particolare per le statistiche e i dettagli.

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