I 30 team NBA, pur tra tutte le difficoltà del caso, hanno dato il via ai rispettivi training camp per preparare la stagione 2020/21. Non sarà la classica Regular season, e non solo per il numero inferiore di partite.
Il COVID 19 ha già iniziato a colpire tra i giocatori, e, nonostante la NBA abbia stabilito una serie di regole ferree da seguire per giocatori e staff, appare irrealistico pensare ai zero test positivi nella bolla di Orlando come un segnale promettente. La situazione attuale è totalmente diversa, a fare la differenza sarà soprattutto il buon senso di tutti i protagonisti del ‘carrozzone’.
Ma torniamo alla pallacanestro. Ogni training camp che si rispetti è terreno di battaglia. Chiaramente le varie franchigie si trovano in punti differenti del proprio percorso, in una contender i ruoli principali sono generalmente definiti, si lotta soprattutto per un posto nel supporting cast o anche per scavalcare un solo compagno nelle gerarchie. Un team in rebuilding invece ha certezze meno granitiche, anche nella competizione per i posti migliori della scacchiera.
Mettiamola così, nella maggior parte dei casi l’importanza dei posti ‘in palio’ nel training Camp è inversamente proporzionale alle ambizioni immediate del team.
Vediamo quindi alcune delle ‘battaglie’ più interessanti:
ATLANTA HAWKS
Uno dei team più attivi nella mini-offseason, gli Hawks si presentano al via della stagione con ambizioni di playoff più che giustificate.
Coach Pierce potrà contare su almeno 11 giocatori potenzialmente da starting five –chiaramente conta di più chi ‘finisce’ le partite, ma in NBA si tende a dare molta attenzione a questi particolari-, tutti meritevoli di un posto in rotazione. Travis Schlenk ha dichiarato nemmeno troppo tra le righe che uno dei motivi che lo ha spinto ad allestire un roster così ricco di alternative è la caccia ad un altro big. Il n.1 del Front Office ritiene che la maggior parte dei suoi atleti riscuota molto interesse in giro per la lega, e quindi si farà trovare pronto quando finirà sul mercato la prossima Superstar che chiede di cambiare aria. Inoltre,anche cedendo 3 o 4 atleti in cambio di uno solo, la rotazione non dovrebbe risentirne, almeno non eccessivamente.
Dando per scontato l’utilizzo di Trae Young in regia e di John Collins e Clint Capela sotto i tabelloni, rimangono due spot per cui il training Camp sarà decisivo. A meno di imprevedibili minuti di Danilo Gallinari da 3 –non è il suo mestiere, rende x volte di più both ends da 4– gli atleti in corsa sono Bogdan Bogdanovic, Kris Dunn, Kevin Huerter, Cam Reddish e DeAndre Hunter. Probabilmente, starting five o meno, Dunn disputerà la maggior parte dei suoi minuti insieme a Young, per consentire all’ex Oklahoma di difendere sul piccolo meno pericoloso. Una sentinella speciale. Con Bogdanovic che sembra destinato al ruolo di prima opzione della second unit, rimangono i tre giovani ancora con il contratto da rookies. Dopo una partenza rivedibile, Reddish ha realizzato 16.5 punti con il 50% dal campo dalla pausa per l’ASG, confermando di essere un gamer con doti naturali e potenziale anche in difesa. Huerter e Hunter, con le rispettive caratteristiche, danno l’impressione di maggior solidità. Dovessimo puntare un centesimo,lo faremmo sull’ex Virginia.
TORONTO RAPTORS
Domanda immediata, chi sostituirà Marc Gasol e Serge Ibaka? I canadesi hanno firmato Aron Baynes e Alex Len in Free Agency, oltre a confermare Chris Boucher.
Nick Nurse è uno di quei coach che non ha paura di lanciare giocatori poco conosciuti, e spesso riesce ad ottenere grandi risultati dalla second unit. Il problema è che Gasol, pur senza realizzare i suoi soliti punti in attacco, rimane un esimio professore quando si tratta di prevedere le mosse degli avversari. Con lui in campo i Raptors hanno concesso la miseria di 98.9 punti per 100 possessi (per rendere l’idea, Bucks primi NBA con 102.5), contro i 106.6 nei minuti in cui riposava.
Senza lo spagnolo e Ibaka non sarà semplice costruire una difesa all’altezza delle ambizioni dei canadesi.
Baynes ha nella solidità la sua arma migliore, ai Suns ha approfittato dell’assenza forzata di Ayton per mettere in mostra un buon piazzato dalla lunga distanza. Len – in misura minore anche Alize Johnson, altro arrivo dalla Free Agency-, nelle precedenti fermate della sua carriera non ha trovato la continuità necessaria per incidere ad alto livello. Difficilmente avrà in futuro un’occasione migliore di questa….