NBA: Boston Celtics, from good to great è così automatico?

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Si è conclusa sul più bello l’avventura dei Boston Celtics in questi Playoff NBA 2018. La squadra di Coach Brad Stevens non è stata capace di chiudere la serie di Finale di Eastern Conference contro i Cleveland Cavs di LeBron James pur essendo in vantaggio di 3-2 e con la possibilità di giocarsi il doppio match point, con il secondo decisivo in Gara 7 tra le mura amiche del TD Garden.
Nella gara decisiva è infatti arrivata la prima sconfitta casalinga della post season sulle undici gare disputate. Una macchia sul record che è costata cara alla franchigia del Massachussets, che ha visto sfumare quella che era la grande possibilità: arrivare alle Finals nonostante le pesantissime assenze di due degli uomini più importanti della squadra, Kyrie Irving e Gordon Hayward.

Una sola vittoria e Brad Stevens avrebbe quindi compiuto una vera e propria impresa, per quanto in una Eastern Conference cui è mancata fin dall’inizio una squadra-padrona, ma che come da otto anni a questa parte si è dovuta inchinare al padre-padrone: LeBron James.
Quello che è certo è che i Celtics ci riproveranno sia il prossimo anno che gli anni a venire., perché il sentimento comune è che con Irving e Hayward questa squadra abbia tutte le carte in regola per diventare una possibile dominatrice ad Est.

Attenzione però a non farsi trasportare da una pericolosa assunzione matematica, per la quale aggiungendo due star come Hayward e Irving a una squadra già così competitiva, si ottenga una squadra schiacciasassi in grado di rullare la propria Conference.
In primis, va considerato che l’ottima amalgama raggiunta dai Celtics in questa stagione deve essere necessariamente rivista con l’inserimento di due giocatori che giocheranno sicuramente molti minuti e che hanno la necessità e lo status di prendersi parecchi tiri che in questa stagione si sono divisi i vari Tatum, Brown e Horford. La chimica sarebbe quindi da ricostruire sui due lati del campo, soprattutto in difesa dove Irving dovrà essere necessariamente messo nelle condizioni di essere “protetto” rispetto a un backcourt con Smart e Rozier, entrambi ottimi difensori sia in single coverage che in aiuto.

Smart – Rozier. Li vedremo ancora insieme in maglia Celtics?

In seconda istanza bisognerà valutare lo stato fisico di Gordon Hayward al suo rientro. L’infortunio è stato brutto, di origine traumatico e questo può essere un vantaggio perché il giocatore non dovrebbe aver perso capacità articolare. Un rientro da un lungo stop però può essere pericoloso sia dal punto di vista muscolare, sia dal punto di vista psicologico. L’ex Utah dovrà infatti riprendere confidenza con il suo gioco e sgravarsi dal peso mentale della paura dei contatti o di determinate situazioni di gioco. E questo percorso potrebbe richiedere del tempo.

Infine, questa squadra potrebbe anche cambiare volto, più o meno drasticamente, durante questa estate. Marcus Smart è Restricted FA, che vuol dire che potrà decidere di firmare con qualche altra franchigia e Boston decidere se pareggiare l’offerta. Oppure, in alternativa, Smart potrebbe decidere di firmare la Qualifying Offer di Boston per decidere di diventare Free Agent nella stagione successiva. Situazione simile a quella che vivrà il prossimo anno Terry Rozier, autore di ottimi playoff e che ha visto impennarsi il proprio valore.

A questo punto Boston dovrà fare una scelta, cercando di puntare a mantenere uno tra Smart e Rozier e sacrificando l’altro, in modo da ridistribuire i minuti nel backcourt ed equilibrando al meglio le caratteristiche sui due lati del campo. Chi sceglierà Ainge? Bella domanda, anche perché l’ex giocatore dei Celtics non è nuovo a sorprendere i propri tifosi con mosse che hanno stravolto il roster più volte. La sensazione, però, è che la scelta possa essere di cercare di tenere Smart per poter sfruttare l’energia messa in campo dall’ex Oklahoma State e soprattutto, con il rientro di Irving e Hayward, sfruttarne al meglio le caratteristiche togliendone i compiti di creatore di gioco soprattutto nei momenti caldi della gara, in cui più volte si è fatto prendere dalla voglia di strafare risultando poco efficace. Il sacrificato, in questo caso, sarebbe Rozier, che potrebbe essere messo sul mercato per poter permettere ai Celtics di aggiungere un po’ di qualità nel frontcourt, aggiungendo magari qualche veterano, oppure per portarsi a casa una buona scelta, in caso si trovasse qualche estimatore di Rozier pronto poi a pagarlo (non poco) quando sarà Free Agent. È un rebus non di facilissima soluzione per il management dei biancoverdi, ma che molte delle altre 29 franchigie invidierebbero, perché con quel talento e la capacità di adeguarsi al materiale a disposizione di Coach Stevens, i Celtics potrebbero trasformarsi e passare da Good a Great.

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