Erano uno dei principali argomenti di discussione nella preseason e, inevitabilmente, lo sono anche a stagione in corso. Parliamo dei Los Angeles Lakers che portano inevitabilmente il marchio di Lebron James, ma non solo.
INIZIO SORPRENDENTE
L’inizio è sicuramente sorprendente, ci si aspettava sicuramente dei buoni risultati ma anche un inizio in difficoltà, come è normale in una squadra nuova. A inizio 2019 il record recita 21-16 con un sesto posto in una Western Conference più che mai combattuta.
In tutto questo i Lakers hanno portato a casa gli scalpi importanti dei Warriors (a Natale) e degli Spurs mostrando un gioco in crescita.
I GIOVANI CRESCONO
L’arrivo di LeBron James ha sicuramente aiutato il nucleo giovane dei Lakers che ora ha un leader di riferimento a cui affidarsi nelle difficoltà, cosi da riuscire a giocare con meno responsabilità e più tranquillità.
Kyle Kuzma ha confermato le sue qualità offensive diventando il secondo realizzatore di squadra (18+6 di media), Lonzo Ball si è trasformato in un difensore di primissima fascia che offre una straordinaria visione di gioco, in attesa di migliorare ulteriormente il suo jumper, mentre Brandon Ingram resta tra alti e bassi, 16 punti di media ma una certa incostanza che ancora non soddisfa chi lo scelse alla numero 2 del Draft 2016. Il talento c’è ma con i Lakers alla ricerca di qualche big dal mercato non è escluso il suo utilizzo come pedina di scambio.
LA PANCHINA
Preoccupava la panchina di difficile gestione. Rajon Rondo (rissa con Cp3 a parte) ha mostrato come di consueto i suoi lampi di talento adeguandosi a un ruolo dalla panchina, Javale McGee probabilmente è stata la più bella sorpresa in squadra: l’ex Warriors è ormai un giocatore solido sottocanestro, un buon rim protector che in attacco sa farsi trovare pronto col suo atletismo e la sua intensità. Merito della scuola Kerr? Probabile, ma ormai si può dire che Javale non è degno di nota solo per gli Shaqtin. L’aggiunta di un veterano come Chandler non può che beneficiare alla solidità dei Lakers nel pitturato.
Ininfluente il contributo di Beasley, mentre ha sorpreso nelle ultime settimane Ivica Zubac, chiamato in causa con l’infortunio di McGee. L’Europeo è chiaramente il personaggio del momento.
IL LATO OSCURO: I DRAFTATI DEL 2018
In ottica draft non è andata benissimo ai Lakers, sebbene non fossero alte le aspettative. Mo Wagner non trova spazio e forse non ne troverà mai in NBA, l’Ucraino Svi Mykhailiuk si pensava potesse portare un contributo con la sua mano dall’arco (degna di nota) ma forse il gap fisico è troppo elevato. Materiale da Europa? Fossi una squadra di Euroleague ci penserei.
IL MERCATO E IL FATTORE LEBRON
Ovviamente per i Lakers questa stagione è il primo passo di un processo di rilancio che potrebbe trovare l’apice nella prossima estate. Lebron ha detto chiaramente che cercherà di reclutare i migliori come ha sempre fatto, e L.A. non è Cleveland. Anthony Davis è il primo nome della lista, ma per portarlo a casa servirà una trade, e qui Magic Johnson dovrà essere bravo in due cose: prima di tutto a offrire una contropartita adeguata e in secondo luogo a “sfruttare” il LeBron versione GM solo come valore di reclutamento senza dargli troppi poteri come successo a Cleveland.
Yahoo Sources: LeBron James, Anthony Davis met for postgame dinner last night in LA with Lakers in driver’s seat to pair the stars together. https://t.co/WJk55JxMuj
— Chris Haynes (@ChrisBHaynes) December 22, 2018
L’altro nome è Kevin Durant, free agent in estate che pare destinato a lasciare la baia. KD sceglierà di inseguire un progetto con lui al centro o andrà a fare l’alfiere di un altro big? Negli USA è quasi scontato il suo passaggio in gialloviola. KD-AD-LBJ, c’è abbastanza per far tremare il pianeta. Una cosa è certa, per i Lakers questo è solo l’inizio.