NBA, destini incrociati: Butler ai 76ers, Saric ai Twolves

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La coincidenza non ha madre, perché gli individui, anche solo per un maledetto e fortuito caso, possono trovarsi nel posto sbagliato nel momento peggiore: è fatalità, e di lì ad un domino di eventi il passo è breve. Da una parte c’è una squadra in piena rotta di collisione con quello che è il suo piano di inizio stagione, ossia i Minnesota T’Wolves che con la sconfitta contro la modesta e giovanissima Sacramento, mettono in cascina il quinto ko di fila, dando l’apparenza di una squadra in sfacelo. Dall’altra ci sono i Philadelphia 76ers, che masticano pallacanestro e si stanno assemblando con Simmons in cabina di regia ed Embiid in mezzo a fare tanto, che soffrono maledettamente contro Charlotte, e hanno bisogno di un sudato supplementare per portare a casa una gara che, roster alla mano, avrebbero dovuto far loro. I titoli dei periodici di Minneapolis e Phila non risparmiano elogi e critiche, ma gli articoli han dei focus, su Jimmy Butler per quello che riguarda i lupi della terra dei laghi, su un sorprendente Dario Saric per la città dell’amore fraterno, che da immenso avamposto per le navi europee ha fatto sbocciare un altro talento del vecchio continente alla corte di coach Brett Brown.

Le parole vanno usate con parsimonia per i titoli di domani, giacchè a sorpresa, arriva la trade nella mattinata successiva ai match: Jimmy Butler e Justin Patton prenderanno la strada verso est e Dario Saric, con Robert Covington, Jared Bayless e una seconda scelta finiranno ai T’Wolves. Ci sarà di che scrivere, eppure il check-in in aeroporto dei due ragazzi in copertina, sarà ben diverso…

I DOLORI DEL GIOVANE BUTLER

Doveva rinnovare e non lo ha fatto. È stato ostracizzato, per non dire mobbizzato, dai suoi compagni di squadra, che lo hanno lasciato da solo in faccia alle recenti sconfitte. Se si analizzasse l’incidenza tra primo e secondo tempo di un Karl Anthony-Towns e di un Andrew Wiggins, si noterebbe come la quantità di tiri presi nelle seconde frazioni sia notevolmente ridotta. Dato impressionante, se considerato che le difese affrontate non erano certo di prima fascia. Butler è stato lasciato a se stesso, in un turbinio di voci, verità e menzogne che si sono rincorse con maniacale fervore: dolori ed infortunio, che prima sembrano un fake, che poi lo costringono a mostrare lividi e segni sul corpo, che poi si traducono in partite da spizzichi e bocconi, fino ai 41 minuti filati contro Sacramento, che saranno il suo punto d’arrivo.

Parte con la consapevolezza di lasciare coach Thibodeau, l’unico che ha sempre creduto in lui, ma di cambiare aria per il suo bene. Non per essere il primo violino della sua nuova squadra, ma per dare quel contributo che solo una superstar sa dare, in una posizione di ala piccola che genererà minuti di diversa qualità anche per JJ Redick e Markelle Fultz, magari sgravati da oneri difensivi e che dovranno gestire il ritmo con l’ex Chicago Bulls. Mi immagino la valigia carica di rimpianti che si porterà dietro: Minnesota poteva essere davvero una squadra di grande livello, con tre o quattro prime scelte, di diversa epoca, a dare ciascuno il proprio contributo in un roster equilibrato ma che è imploso nell’estate dei rinnovi. L’aver declassato Butler, che dalla sua nella squadra dei lupi era uno dei pezzi di maggiore esperienza, a giocare di complemento, è stato un errore su cui tutti i compagni hanno marciato, frustrando tanto Jimmy. È lo stesso scenario della sua partenza dai Bulls, magari quella meno frettolosa.

IL FU DARIO SARIC…

Quando era arrivato nella NBA era sì un grande giocatore di scuola europea, ma che nella lega di Adam Silver poteva benissimo essere uno dei tanti. Se si pensa che uno come Bjelica, che nel vecchio continente dominava le finali di Eurolega a piacimento, aveva fallito il grande salto oltreoceano (proprio a Minnesota), erano leciti i dubbi sulla scelta di 76ers. Grande errore, perché Saric è un ragazzo tanto dotato quanto intelligente, capace di adattarsi al contesto che ha di fronte. Un miglioramento che arriva nel tiro dalla lunga distanza, nel primo passo in palleggio e nella resistenza muscolare. In poco più di un anno e mezzo è quello che fa crescere di fatto la squadra dei due soli Simmons ed Embiid, portando legna nell’ombra più di quanto i numeri spesso dicano. Era assieme a Belinelli, riferendoci alla scorsa stagione, uno dei giocatori più azzeccati per il sistema di coach Brett Brown, perché ha multidimensionalità e quando serve sa essere tosto in difesa.

Mai sottovalutare uno slavo. L’ultima gara in maglia 76ers è una fotografia del suo talento indiscusso: capace di aspettare che la gara venga di lui, di condurre la squadra da solo quando Simmons va fuori giri ed Embiid è ingaggiato in un confronto rusticano con Zeller. I suoi jumper e la sua freddezza servono, è il vero MVP della vittoria, sorride guarda un po’ agli stendardi sul soffitto e sogna, perché i croati, che han lottato tanto per la propria patria indipendenza, ci tengono a chiamare il posto in cui si trovano “casa”. L’aereo che lo porta a Minneapolis è quello che di lui vorrebbe fare una star, dove sarà chiamato a dimostrare di essere valso uno scambio. L’opposto di quello che aveva nella città dell’amore fraterno. Dovrà cambiare connotati del proprio gioco e iniziare a studiare una nuova coesistenza con KAT in vernice. Potrebbe essere un passo non da poco.

IN CONCLUSIONE

Forse tra le due contendenti è Minnesota a uscire rinforzata dallo scambio. Saric dovrebbe essere il titolare ma avrà la fortuna di avere tempo per ambientarsi, visto che con Gibson, Dieng e Tolliver, pretoriani di coach Thibodeau, il posto di 4 era comunque coperto. Con il croato si guadagnerà velocità e mano in attacco, una mossa non da poco ma che dovrà essere ben bilanciata con una divisione dei tiri. L’inserimento di Covington appare quello meno problematico, con un ragazzo tosto in difesa come piacerà di sicuro al suo coach e che, se messo in ritmo, può dare anche una mano in attacco, dove aprirà più spazi anche a Wiggins. Bayless è un di più in caso in cui Teague (al momento out) e Rose dovessero necessitare di momenti di riposo.

Per Philadelphia è un cambiamento importante. Patton era fuori dalle rotazioni, avrà bisogno di macinare ancora minuto prima di poter dare un fattivo contributo. Probabile un riassetto del quintetto, con Simmons che passerà a giocare allaround, Fultz con più responsabilità e Butler fromboliere, anche con un Redick di turno al fianco se necessario. Forse i 76ers hanno valutato anche di voler puntare, e stavolta sul serio, sul ritorno in auge di Wilson Chandler, che nella gara contro Charlotte aveva dato delle belle risposte al suo coach. Il sacrificio è alto, ma potenzialmente ci sono tre superstar più la prima scelta Fultz nei 4 spot del quintetto: una bella scommessa per ambire al trono dell’est.

 

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