Nella terra dei soli sono tempi bui, ma come recita l’hashtag ufficiale dei Phoenix Suns per questa stagione è tempo di sorgere #TimeToRise. Le speranze della franchigia dell’Arizona sono legate al giovane figlio di Melvin (ve lo ricordate in Italia? Qualcuno potrebbe ricordare quel 6/9 dall’arco contro Montegranaro nei Playoffs 2008), passato poi in sordina a Kentucky forse oscurato da altri talenti. Parliamo di Devin Booker che, insieme a DeAndre Ayton, rappresenta il futuro e le speranze dei Phoenix Suns.
Cosa rende speciale Devin? Parliamo prima di tutto di una guarda dotata di un buon fisico (198 cm per 95 Kg) di una notevolissima tecnica di tiro e di spiccate doti per il fondo della retina. Realizzatore però non solo in fase di tiro, ma anche in situazione di pick and roll, dove ha dimostrato di saper leggere molto bene il movimento del lungo nonostante fin’ora abbia giocato in un contesto di squadra a dir poco anarchico e approssimativo. Booker, nel giro di 3 anni (è un classe ’96 non dimentichiamolo), è passato da 13.8 punti di media a 24.9 nell’ultima stagione, infilando nel mezzo anche una clamorosa serata da 70 punti al TD Garden.
La serata dei 70 punti, destinata a rimanere magica
BASTERÀ DEANDRE AYTON?
Nonostante la tecnica di tiro più volte esaltata non supera il 38% da 3 punti (17/18), ma proviamo ad analizzare nel dettaglio questo fondamentale.Partiamo da un preconcetto: in una squadra da tanking i tiri forzati salgono esponenzialmente soprattutto se sei la star locale. Il numero #1 tira decisamente meglio in catch and shoot (quindi servito) alzando le percentuali a un 40% da 3 punti e 52% da 2, del quale va evidenziato un eccellente 61% al ferro (dato notevole per un guardia dal fisico non esplosivo). Probabilmente per lui ci vorrebbero più situazioni di tiro assistito, innescato da un play capace di attirare le difese. Seppur in grado di creare situazioni in fase di pick and roll, ha bisogno di essere innescato per aumentare ulteriormente la sua capacità offensiva e qui si vede la mancanza di un giocatore fondamentale per Phoenix: il playmaker. Ed è un peccato perchè pare evidente che le potenzialità siano pressapoco infinite.
Phoenix ripone ulteriori speranze nella scelta di DeAndre Ayton, centro di clamorosa forza fisica in grado di giocare situazioni a due potenzialmente devastanti con Booker. Basterà? Assolutamente no visto che i problemi sorgono sul lato difensivo. Devin non è e non sarà mai un mastino difensivo, attualmente è un pessimo difensore sia di “sistema” sia per atteggiamento e fisico. Accoppiato a Ayton, centro imponente ma ancora non in grado di difendere con efficacia il ferro, rischia di lasciare troppo facilmente la via del canestro. Servirebbe il classico difensore arcigno alla Beverley, chissà…
BOOKER È LA NUOVA SPERANZA?
Ma in fondo Devin per Phoenix rappresenta una speranza, un sogno, un’ambizione mai concretizzata.
Per chi ha visto perdere una finale con Barkley, per chi ancora piange per quelle squalifiche con San Antonio, per chi crede che sia impossibile che Steve Nash non abbia mai giocato una finale NBA, per tutte queste persone Booker rappresenta il possibile riscatto.
La nuova speranza, come recita una famosa trilogia.
La forza scorre potente in Devin Booker?