NBA: Lu Dort è l’arma (non più) segreta dei Thunder

732
Dort

C’era una volta Andre Roberson, il miglior difensore sugli esterni per gli Oklahoma City Thunder. Dopo l’infortunio al ginocchio patito nell’inverno 2018, Roberson è sparito dai radar, salvo poi ricomparirvi nella bolla di Orlando, ma con un minutaggio assai ridotto. A distanza di anni, si può dire che i Thunder abbiano trovato l’erede spirituale del loro numero 21 in Luguenz Dort.
Dopo aver cambiato un paio di licei, essere finito undrafted dopo un solo anno ad Arizona State ed essere passato per gli OKC Blue, gli affiliati dei Thunder in G-League, il nativo di Montreal è salito alla ribalta in questi playoff per l’ottimo lavoro difensivo svolto su Harden, uno dei giocatori più immarcabili della NBA moderna.

NUMBERS DON’T LIE

Prima di scendere nel particolare, partiamo dai numeri. In questa prima serie di playoff, Dort ha marcato Harden per un totale di 27 minuti abbondanti; contro di lui, Harden ha segnato 52 punti con il 32% dal campo e il 31% da tre punti. Di questi 52 punti, 17 sono arrivati dalla lunetta.

Guardando come Dort difende, la prima cosa che si nota è il modo in cui riesce spesso e volentieri a rimanere davanti ad Harden, usando i piedi – molto rapidi – ma anche il fisico, che di certo non gli manca.

Oltre a non provocare lo switch sul blocco (e i Thunder sono una delle squadre che in stagione ha cambiato meno sui pick and roll, 20 volte su 100 possessi), Dort fa sentire il fisico ad Harden lontano dalla palla. Nel primo esempio, i Rockets trovano poi il canestro muovendo bene la palla sul perimetro. Nel secondo, invece, CP3 ruba il pallone ma Dort manca la schiacciata in contropiede.

 

È raro vedere Harden non riuscire a ritagliarsi lo spazio per concludere e passare il tiro: se poi il pallone arriva a Westbrook oltre l’arco da tre punti, quello è un tiro con cui OKC può tranquillamente convivere.

Ovviamente Harden rinuncia ad andare spalle a canestro, situazione in cui normalmente potrebbe usare il fisico a proprio vantaggio, tranne che con un giocatore come Dort, che concede 0.80 punti per possesso in questa situazione.
Per quanto Dort sia un giocatore individualmente molto forte nella propria metà campo, il suo defensive rating è sicuramente buono, ma non top, 104.3 punti su 100 possessi. Qui entra in gioco la difesa dei Thunder, non sempre attenta nelle rotazioni, che sta concedendo moltissimo al ferro, complice la particolare struttura tattica dei Rockets. Quando Houston ha la palla, verosimilmente con i suoi due migliori attaccanti, gli altri rimangono dietro la linea del tiro da tre; con Adams qualche passo fuori dal pitturato, il canestro rimane spesso sguarnito, e spesso gli aiuti tardano ad arrivare. Non è un caso che Houston sia la quarta squadra di questi playoff per drive a canestro (quasi 54 a partita), che fruttano quasi 34 punti a partita (terzo miglior dato di Lega), con il 55.5% di conversione (secondo).

Con Adams da centro, la squadra di Donovan concede il 73% di conversione al ferro agli avversari: le cifre calano di poco con Noel 5 (70%) e Gallinari (71.4%) da 5 (sì, Gallo ha avuto minutaggio anche da centro nominale per accoppiarsi meglio con i finti centri dei Rockets).

IL TRATTAMENTO TONY ALLEN

Diciamo che Dort, pur essendo un rookie, non ha esattamente paura, né in difesa, né in attacco. In questi playoff, l’ex Arizona State sta tirando le triple (quasi 8 a partita) con il 18%. Houston non si fa problemi a lasciarlo libero di tirare, e lui del resto non si fa problemi a prendersi i tiri che la difesa gli concede. Dei 7.6 tiri da tre presi a partita, 5.8 sono considerati wide open, ma convertiti solo con il 20%.

Allo stato attuale delle cose, Dort non ha grosse possibilità di far male alle difese avversarie (al netto dell’exploit di gara 7), essendo il suo gioco ancora davvero poco sviluppato e il suo talento ancora più che acerbo. Difficilmente diventerà un attaccante sopra la media; nonostante ciò, come detto, il fegato non gli manca, e ha dimostrato di avere qualità interessanti anche in altre circostanze.
Non è un trattatore di palla ancora credibile, ma allo stesso tempo gli piace essere aggressivo, come testimoniano i 6.6 drive effettuati a partita.
A proposito dei drive, ho notato un leggero miglioramento nelle scelte e nell’esecuzione degli stessi. Pur se la tecnica di base di Dort è rivedibile e lui non sarà mai un grande palleggiatore, l’ex Arizona State sta dimostrando di essere sempre più a proprio agio in campo, a maggior ragione nel ruolo che coach Donovan gli ha ritagliato. Vediamo qui di seguito alcuni esempi:

 

Nel primo caso,il nostro attacca benissimo il closeout – poco convinto, a dire il vero – di Westbrook. L’errore è quello di voler aprire sul perimetro nel lato dove stava convergendo la difesa di Houston, invece di restituire la palla a CP3, libero.
Nel secondo, fa saltare Harden e attacca Danuel House, su cui riesce a tirare usando il fisico. Nell’ultimo, invece, dimostra buone letture superando Harden in palleggio e servendo Adams libero sotto canestro, dopo aver attirato il raddoppio del suo marcatore, Jeff Green.

A prescindere dal fatto che il sogno dei Thunder si sia spento sul finale di gara 7, OKC ha trovato pressoché dal nulla un signor difensore, già pronto per essere buttato nella mischia, e un attaccante grezzo ma che offre certamente materiale su cui lavorare.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui