Continua il nostro viaggio nel big board del prossimo draft e se i nomi della prima parte erano abbastanza facili e riconoscibili, scendendo nella classifica ci sono tante cose interessanti da sapere.
PJ WASHINGTON
Ala di Kentucky, raro esempio di potenziale One and Done che invece di dichiararsi dopo un anno sceglie di tornare al college e riesce a migliorare il proprio status agli occhi della NBA. Leader e anima dei Wildcats, ha buon tiro e braccia lunghissime che lo aiutano nei pressi del ferro.
Versatilità e doti fisiche/atletiche ci sono, la testa pare sia di quelle giuste, tutte premesse per una lunga e fruttuosa carriera tra i pro.
Fit ideale: Non è un giocatore di difficile collocazione, potrebbe fare bene da subito anche in un contesto che punti ad essere subito competitivo, tipo Dallas, Memphis, o addirittura i Lakers se non scambieranno la loro pick.
DARIUS GARLAND
Playmaker rapido e con un ottimo tiro dal palleggio,che riesce a prendersi in ogni situazione grazie a ball handling e rapidità di esecuzione. La sua annata a Vanderbilt è finita dopo sole 5 partite a causa di un infortunio. Probabilmente la scelta di tentare subito la carta del Draft è legata al basso livello complessivo della Draft Class, sia in generale che nella sua posizione. Non è un super atleta, ed è da verificare la sua efficacia in penetrazione contro le difese NBA, ma ha visione di gioco ed è un ottimo shot maker.
Fit ideale: Givony lo prevede addirittura al 4, probabilmente anche per una questione di fit visto che il team che dovrebbe prenderlo sono i Bulls. Avrebbe un senso, ma il Garland di inizio stagione non sembra vicinissimo al livello di uno starter NBA, nonostante il talento sia evidente.
KEVIN PORTER JR
I prospetti come lui li chiamano Boom or Bust, tutto o niente, steal o pick sprecata.
In una USC piuttosto deludente Porter Jr non è riuscito a superare nemmeno la doppia cifra di media, tra infortuni e problemi con il coach. Quindi, ricapitolando, parliamo di un freshman che non ha messo insieme grandi numeri ed ha anche mostrato una certa immaturità. E come mai allora è così considerato? In una parola, talento. Atletico è tecnico, da vendere.
Fit ideale: Dipende tutto dalle intenzioni dei team, chi non ha problemi a prendersi dei rischi potrebbe trovarsi un jolly niente male… Ah, I Celtics scelgono in lottery…
KELDON JOHNSON
Swingman che gioca duro both ends, la sua intensità gli consente di aiutare anche a rimbalzo e in difesa. A Kentucky ha mostrato anche di non avere manie di protagonismo, raramente tenta giocate che non sono nelle sue corde. Non è – ancora – un volume shooter dalla lunga distanza, e dovrà lavorarci, specialmente se in futuro vorrà provare ad essere più di un 3 and D.
Fit ideale: Dovunque, esterni con le sue caratteristiche servono come il pane nella NBA 2019.
BRANDON CLARKE, RUI HACHIMURA
La coppia di big man che ha fatto sfracelli a Gonzaga ora dovrà confrontarsi con i professionisti. Si tratta di due giocatori diversi tra di loro, Clarke è un energizer con atletismo ed intensità , mentre per Hachimura la caratteristica principale è il repertorio offensivo. Durante la stagione entrambi hanno mostrato progressi significativi su entrambe le metà campo. Probabilmente è Clarke il più pronto ad incidere, anche perché abituato a stare in campo senza giochi costruiti su misura, ed ha una notevole mentalità difensiva. Per alcuni nella Draft Industry però il giapponese è uno dei migliori 5 talenti della class… Quasi inutile dire che sarà fondamentale per entrambi finire in un team che abbia a cuore il player development.
CAMERON REDDISH
Se per Barrett la scelta di formare un “nba Draft dream team” non è stata felice, per Reddish si è rivelata un vero e proprio disastro. Di fatto non è riuscito a riciclarsi come role player, e non ha mai trovato un minimo di continuità. A volte è apparso addirittura svogliato, quasi annoiato dalla situazione che che non gli ha permesso di mostrare il suo talento. Rimane un prospetto a 5 stelle, con un telaio notevole e tanta classe nelle movenze. Una scommessa, che nel suo best case scenario potrebbe pagare veramente bene…
Fit ideale:Un team in rebuilding mode, che possa dargli spazio e la possibilità di sbagliare, di non finire in panchina al primo errore.
GLI ALTRI PROSPETTI DA SEGUIRE
1-Carsen Edwards: Scorer esplosivo da Duke, pronto per un ruolo da terza guardia da punti istantanei. Una vera e propria furia nel Torneo NCAA, con prove che potrebbero avergli aperto le porte del primo giro.
2-Talen Horton-Tucker: Tuttofare da Iowa State, uno dei prospetti più giovani della classe, versatile ma atipico, con un tiro da fuori da migliorare.
3-Coby White: Combo guard razzente da UNC, veloce (coach Williams lo ha accostato a Ty Lawson, che ai bei tempi era una scheggia….) e creativo palla in mano, dubbi sulla sua capacità di finire nel traffico, ma il jumper funziona.
4-Kezie Okpala: Ala esplosa nel suo secondo anno a Stanford, oltre a saper concludere in avvicinamento ha un discreto tiro piazzato ed è un buon passatore. Upside pick
5-Matisse Thybulle: Swingman che ha chiuso al primo posto in Division One in qualunque stats legata ai recuperi – ottimo indicatore di futuro successo– ed ha stoppato 2.2 tiri per allacciata di scarpe. Ah, 36% da tre nei suoi anni a Washington.
6,7-Chuma Okeke e Jontay Porter hanno almeno due cose in comune, una bella ‘testa’ per la pallacanestro ed un recente infortunio ai legamenti del ginocchio. Se rimarranno nel Draft sono due scommesse da considerare.