NBA Finals: cosa serve ai Mavericks per continuare a sperare

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Finals
Dereck Lively (Dallas Mavericks) e Al Horford (Boston Celtics). Credits: IPA Agency.

“Noi eravamo pronti a giocare, loro erano pronti a festeggiare”. Jason Kidd riassume così una gara 4 in cui i Mavericks hanno finalmente trovato la loro prima vittoria (oltretutto in maniera schiacciante) alle NBA Finals 2024, nella speranza di riuscire ad allungare una serie che però li vede ancora sotto 3 a 1.
Se effettivamente le cose stessero così come la ha descritte coach Kidd per Dallas la situazione non prometterebbe bene: è difficile immaginare che Boston possa ripetere lo stesso errore anche in gara 5, affrontando anche questa partita con la stessa presunta superficialità della precedente. Oltretutto, questi Celtics hanno già dimostrato nelle prime tre gare delle Finals come va a finire quando giocano con più determinazione e precisione.
Volendo leggere oltre le dichiarazioni di Kidd, si può forse anche pensare che il coach di Dallas abbia più o meno ammesso in maniera implicita quello che ormai tutti sapevamo, ovvero che il risultato di queste Finals dipende più dai Celtics che dai Mavericks.

 

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Nonostante tutte queste considerazioni, sarebbe sbagliato ritenere chiusa una serie di Finals prima del suo termine effettivo, specialmente se nella squadra in svantaggio ci sono due fenomeni come Kyrie Irving e Luka Doncic. Bisogna anche tenere a mente che Dallas non ha banalmente battuto i Celtics in gara 4, ma li ha letteralmente travolti trovando diverse soluzioni interessanti ai problemi avuti nelle prime tre gare.
Andiamo quindi a veder quali sono stati i principali accorgimenti di coach Kidd e i Mavs in gara 4 e in che modo Dallas potrebbe rimanere in vita anche in gara 5, in cui però saranno i Celtics a fare il buono e il cattivo tempo.

La chiave della partita: la difesa

Nelle prime due gare della serie Doncic era stato abbandonato a sé stesso in attacco, finendo per consumare più energie del previsto e trovandosi ancora più in difficoltà nella metà campo opposta, quella in cui “ha un bersaglio sul proprio petto”, usando ancora le parole di Kidd.
Ben prima dell’inizio di queste Finals, Doncic è stato scelto come l’anello debole della catena difensiva dei Mavericks e quindi il bersaglio da attaccare, nonostante in questi playoff abbia mantenuto delle discrete statistiche nella metà campo difensiva fino a prima dell’inizio delle finali.

L’ultima cosa che vogliamo implicare è che Doncic sia un difensore potenzialmente migliore di Tatum o di chi per esso. Quello che vogliamo invece evidenziare è che, affinché Dallas abbia una chance di vittoria, è fondamentale che anche Luka sia messo in condizione di difendere al meglio delle sue (limitate) capacità. Proprio come Boston fa con Porzingis.
Spesso è lui stesso a dover creare queste condizioni, siccome diverse volte ha dato l’impressione di essere più svogliato (o disinteressato) che stanco.

In gara 4 però Doncic ha avuto un approccio diverso, più simile a quello che ha nella metà campo offensiva. In uno sforzo collettivo di tutta Dallas, caratterizzato da closeout più energici e attenti, e rotazioni più decise, è finalmente risaltato anche l’impegno di Doncic, che in qualche ripresa si è rivelato fondamentale.

Per i Mavericks la chiave di gara 4 infatti è stata proprio la difesa: solo grazie a questa sono riusciti a prendere subito il largo tenendo i Celtics a 35 punti nel primo tempo, prima di chiudere la gara a +38, concedendo a Boston non più del 36.2% dal campo.

Cosa portare in gara 5

Abbiamo visto come la voglia e l’attenzione siano stati due fattori fondamentali per la vittoria di Dallas, tuttavia il coaching staff dei Mavs deve fare alcune considerazioni anche a livello tecnico-tattico in virtù dei risultati di gara 4.
Un tema su tutti è il minutaggio di Lively, il quale ha risposto meglio di Gafford in molte situazioni nella metà campo difensiva, oltre ad aver contributo maggiormente anche alla causa offensiva con punti e energia.

Lively è riuscito a trovare le giuste misure sugli attacchi Celtics, riuscendo a posizionarsi in maniera tale da rimanere in protezione del ferro in caso di necessità e coprendo potenziali minacce dall’arco allo stesso tempo, cosa che Gafford ha faticato molto di più a fare.
Il rookie è inoltre riuscito a sfruttare (finalmente) i mismatch che Dallas è riuscita a creare coi propri lunghi, raccogliendo la bellezza di 7 rimbalzi offensivi in tutta la partita grazie al vantaggio di centimetri di cui gode dopo i cambi difensivi di Boston.

Come sempre, gli stop difensivi si traducono in opportunità di correre in attacco, dove si trovano più spesso accoppiamenti favorevoli a causa della fretta dei difensori di accoppiarsi con un attaccante.
La difesa dei Mavs in gara 4 ha permesso alle sue guardie di correre di più, trovando spazi da attaccare grazie a una difesa non organizzata soprattutto nel pitturato, dove Doncic e Irving hanno chiuso con una percentuale complessiva del 75%.

In diverse situazioni i Mavs sono riusciti anche a trarre vantaggio da situazioni apparentemente svantaggiose come quelle coi lunghi in difesa sul perimetro, i quali sono stati però utilizzati come attaccanti al ferro in contropiede grazie all’accoppiamento creatosi con le guardie. Altra situazione che Dallas dovrà cercare di riproporre il più possibile in gara 5, concretizzando quei mismatch di cui parliamo da gara 1.

Cosa aspettarsi da gara 5

Tuttavia tutto quello di cui abbiamo parlato fino ad ora si annulla ripensando alle parole iniziali di coach Kidd e ciò che abbiamo tratto da esse. In gara 4 Boston ha dato la netta sensazione di non essere scesa in campo, aspettandosi forse di trovare dei Mavericks già arresi. Ora però, è difficile immaginare che i Celtics commetteranno di nuovo lo stesso errore, tanto più se consideriamo che con ogni probabilità tornerà in campo anche Porzingis, fattore fondamentale per la difesa del pitturato in cui Dallas è riuscita a sguazzare spensierata in gara 4 come dicevamo.

Inoltre, bisognerà vedere se Kyrie Irving riuscirà a superare lo scoglio “TD Garden” e mettere in scena anche a Boston quello che ha dimostrato di saper fare a Dallas in gara 3 e gara 4, oltre che in tutto il resto dei playoff. Bisognerà anche vedere quanto il supporting cast riuscirà a fare la propria parte dopo una gara 1 e una gara 2 in cui tutti quelli che non portavano il numero 77 sulla maglia hanno dimostrato di aver sofferto la prima apparizione alle Finals in un’arena così calda come quello di Boston.

 

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Per scoprirlo non ci resta che aspettare questa notte, per vedere se i Dallas Mavericks riusciranno a tenere vive le speranze di compiere la rimonta impossibile oppure se Boston riuscirà fra le proprie mura a conquistarsi il tanto bramato diciottesimo titolo, superando finalmente gli eterni rivali di Los Angeles.

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