Se guardiamo la classifica dei punti segnati a partita in questo primo terzo di stagione, vediamo in cima alcune solite note, ma anche alcune sorprese. Quella più inusuale di tutte è probabilmente rappresentata dai Washington Wizards, autori di 119.4 punti di media a partita, miglior dato della Lega a pari merito con i Bucks. Per carità, i punti segnati non sono certo né una statistica avanzata particolarmente esplicativa, né indice del successo di squadra. Ma visto che vince chi segna di più, bucare spesso e volentieri la retina è un inizio.
Vediamo come e perché la squadra di Brooks segna così tanto.
RUN & GUN
Dovendo sopperire a evidenti mancanze di talento, Washington ha deciso di darsi almeno due regole, le due forse più importanti per costruire un attacco mediamente funzionante nella NBA attuale: correre veloce e tirare da tre.
Washington è terza in pace con oltre 105 possessi a partita e, sebbene sia “solo” undicesima per tiri da tre tentati (34.9 a gara), è sesta per percentuale di realizzazione (38%).
Di contro, è una squadra difensivamente imbarazzante, un po’ per errori di gioventù di alcuni dei membri chiave del roster, un po’ per effettiva mancanza di personale adeguato al compito (e infatti sono ultimi per defensive rating, con quasi 115 punti subiti di media a partita).
I Wizards sono quarti per percentuale di utilizzo della transizione offensiva (quasi il 18% dei loro possessi), il tutto segnando 1.09 punti per possesso, nono miglior dato NBA:
Entrambe le conclusioni sono agevolate, va detto, dalla pessima difesa in transizione degli Hornets (che raddoppia Beal sul pick and roll, ma poi si scorda di aiutare sul taglio in area di Bryant) e degli Spurs, che non sono in grado di fermare il contropiede solitario di Ish Smith.
Dopo il rientro di Isaiah Thomas, Ish Smith si è riaccomodato in panchina, ruolo in cui è sicuramente più congeniale. Peccato che IT in attacco fermi molto di più il pallone e in difesa sia estremamente penalizzante (ed infatti è titolare del peggior net rating di squadra, -8.7).
Di sicuro aiuta alla causa aver strappato agli Spurs il miglior tiratore da tre della scorsa stagione, ovverosia Davis Bertans (che oggi è il sesto miglior tiratore tra quelli con almeno cinque triple tentate di media a partita, con il 44.3%).
In realtà, Washington sta avendo tanto in termini di tiro anche dai suoi big. Thomas Bryant, Rui Hachimura, rookie, e Moe Wagner non diventeranno mai giocatori franchigia, ma sono comunque lunghi moderni, in grado di mettere palla per terra e creare dal palleggio.
La scelta di Hachimura con la nona chiamata assoluta allo scorso draft aveva destato più di una perplessità, essendo il giapponese un giocatore dal potenziale indubbio ma ancora molto grezzo, e che sarebbe finito subito nella mischia in una squadra senza pretese. In realtà, il rookie si è già ambientato piuttosto bene: sono 12 i punti di media per lui con un quasi il 50% di effective field goal.
Ha anche un buon tempismo nei tagli, situazione che utilizza quasi nel 19% dei suoi possessi offensivi, per 1.38 punti per possesso in questa circostanza:
D’accordo, anche in questi casi la difesa degli Hornets ha lasciato molto a desiderare. Hachimura, però, si è dimostrato molto attento e reattivo, soprattutto nel secondo caso. Beal gioca un pick and roll con Bryant, ma Rozier e Zeller lo raddoppiano. Bridges aiuta sul centro, staccandosi da Hachimura, che lo punisce con un backdoor.
UN ALL STAR E UNA PANCHINA
Anche senza il suo partner in crime, Bradley Beal sta giocando ad altissimi livelli (anzi, è forse proprio l’assenza di Wall il motivo? Ne riparleremo tra qualche mese…). Beal è attualmente quarto nella Lega per punti a partita (28.5), con un gioco offensivo all-around che nasce anche dall’esigenza di dover essere il giocatore franchigia, ruolo per cui sembra essere piuttosto adatto.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’ex Università di Florida è un giocatore molto poco individualista. Sfrutta l’isolamento solo nel 9% dei suoi possessi offensivi, mentre è molto più a suo agio nella conduzione del pick&roll, situazione che sfrutta quasi nel 34% dei suoi possessi offensivi (con 1.02 punti per possesso, buono per l’83esimo percentile in NBA).
La percentuale da tre punti si è abbassata al 34%, rispetto al 35% dello scorso anno e al 37.5 di quello ancora precedente, complice però un aumento dei tiri tentati. Sono anche aumentati le penetrazioni al ferro: 10.4 due stagioni fa, 12.7 la scorsa e 14.6 in quella attuale.
Se però gli Wizards fossero un one man show, difficilmente raccoglierebbero le cifre offensive che stanno compilando. E qui viene anche in aiuto la panchina, la seconda in NBA con ampio margine (dietro a quella, inarrivabile, dei Clippers) per punti segnati di media, con 47. Come detto, Ish Smith, pur essendo un giocatore complessivamente limitato, sa come gestire un attacco, soprattutto uscendo dalla panchina. Bertans è il solito eccellente tiratore, ma sa anche mettere palla per terra ed occasionalmente creare per i compagni. E poi c’è Moritz Wagner che, al 27 novembre, è un serio candidato al ruolo di Sesto Uomo dell’anno, con i suoi 12.5 punti di media in neanche 20 minuti di utilizzo.
L’ex Lakers sta tirando con percentuali irreali da tre (47% abbondante), che sono inevitabilmente destinate a calare. C’è anche da dire, però, che Wagner si prende solo 2.5 tiri da tre a partita, tutti tra l’altro in catch and shoot (le triple considerate open da NBA.com entrano nel 53% dei tentativi…).
Chiaramente, lo stile di gioco della squadra di Brooks agevola un certo tipo di statistiche, ma è indubbio che i giocatori dei Wizards abbiano la mano piuttosto calda.
Dura pensare che certi trend continuino a lungo. Ma, finché durano, Washington è un “League Pass alert” interessante da considerare.