NBA: i requisiti da soddisfare per ospitare l’All-Star Weekend

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Si è appena concluso l’All-Star Weekend, uno degli eventi più importanti di tutta la stagione NBA e probabilmente il più importante in tutta la regular season. Quella di quest’anno non è stata certamente un’edizione indimenticabile per quello che abbiamo visto in campo, eccezion fatta per la sfida storica fra Curry e Ionescu, che è stato il momento probabilmente di maggior successo per l’NBA in tutto il weekend.

Indianapolis si è rivelata all’altezza dell’evento pur spartendo gli eventi fra la Gainbridge Fieldhouse, arena dei Pacers, e il Lucas Oil Stadium, arena degli Indianapolis Colts, franchigia NFL. É solo la quinta volta nella storia che viene usato uno stadio NFL o MLB, ma è la prima in cui questi stadi non vengono usati per ospitare la partita delle domenica, che si è tenuta nel palazzetto dei Pacers. La Gainbridge Fieldhouse ha subito dei lavori di rinnovamento per 400 milioni di dollari lo scorso agosto (il secondo rinnovamento più oneroso di sempre per un’arena NBA), così da arrivare pronta ad un evento che a Indiana si attendeva da tre(ntanove) anni ormai.
Questo perché originariamente Indiana – che non ospita l’evento dal 1985 – avrebbe dovuto ospitare l’All-Star Weekend già nel 2021, quando però ci si trovava ancora nel mezzo dell’emergenza Covid, il che avrebbe implicato che l’evento si sarebbe tenuto in dimensione ridotte e con molte più accortezze.

L’arrivo all’arena di Tyrese Haliburton: se non lo aveste capito, Indiana è una città di appassionati di motori.

I requisiti

Questi tre anni in più hanno aiutato la città di Indianapolis a prepararsi al meglio per ospitare un’occorrenza che porta con sé ben più di qualche semplice partita e gara di tiro o di schiacciate: l’All-Star Weekend è una tre-giorni di costanti iniziative fuori dal campo, fra appuntamenti con ambassador, sponsor, media, giocatori e chi più ne ha più ne metta. Il tutto per vendere al meglio il prodotto NBA.

Proprio per questo fine, l’NBA pretende che le città ospitanti siano all’altezza dell’avvenimento e pertanto ha stabilito dei requisiti che queste città devono soddisfare per poter essere selezionate come sedi dell’All-Star Weekend:

Come possiamo vedere, il primo requisito riguarda il numero minimo di stanze di hotel che devono esserci in città e il numero minimo di hotel a cinque stelle. Questo per garantire la possibilità di ospitare la grandissima mole di turisti (e non solo) che ogni anno si sposta per seguire l’All-Star Weekend.
Come dicevamo l’evento porta con sé innumerevoli iniziative, per le quali è necessario un centro congressi di 650.000 metri quadrati di spazio espositivo, ovvero il secondo requisito.
L’ultimo invece riguarda i trasporti: l’aeroporto locale deve essere in grado di garantire almeno 75 voli nazionali non stop e almeno 20 voli internazionali.
A onor del vero, ad oggi la città di Indianapolis non soddisferebbe il terzo requisito, tuttavia la cosiddetta Circle City si era aggiudicata il titolo di sede dell’All-Star Weekend 2021 già nel 2017, quando le richieste da parte dell’NBA erano diverse.

Le complicazioni

Questi sono alcuni dei motivi per i quali alcune città, come ad esempio Oklahoma City, non riescono ad aggiudicarsi la possibilità di ospitare l’All-Star Weekend, venendo tagliate fuori dalla corsa. Come affermato dal sindaco di Oklahoma David Holt, OKC conta solo due mercati NBA inferiori al proprio per dimensioni e questo implica che ogni anno ci siano 27 squadre favorite rispetto a loro per diventare la sede dell’avvenimento.

Per quanto riguarda l’ospitalità fornita a tutte le persone che accorrono per seguire l’All-Star Weekend l’NBA può sentirsi al sicuro con dei requisiti del genere. Ora, però, sarebbe il caso di pensare a garantire un prodotto decisamente più interessante di quello che stiamo vedendo negli ultimi anni, perché visto l’andamento il problema principale dovrebbe decisamente essere quello.

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