Un paio di anni fa chiunque vedeva una nostra partita dubitava del modo di giocare , spesso tirando oltre 50 triple a partita. Continuavano a dire che non avremmo mai vinto nulla, poi arrivammo ad un passo dal battere i Warriors….Ora, a chi mi chiede come faremo a contenere i vari Davis, Jokic e Gobert, rispondo che dovranno preoccuparsi soprattutto loro perchè in difesa non avranno nessuno da marcare.
Parole e musica di Daryl Morey, il General Manager degli Houston Rockets, as usual una delle franchigie più attive nei giorni precedenti la deadline.
A Phoenix il mio errore fu di dubitare della strategia che ci aveva portato tra le migliori della lega, alla fine decidemmo di percorrere una nuova strada. Credo che saremmo diventati un team migliore raddoppiando gli sforzi verso quel tipo di gioco.
Ai rockets non succederà la stessa cosa.
Qui è Mike D’Antoni a parlare, tradendo un inevitabile rimpianto per quel che poteva essere e non è stato nel suo periodo d’oro ai Phoenix Suns. La ‘nuova strada’ di cui parla riguarda la deadline del 2008, quando il Front Office decise di cedere Shawn Marion –Vera e propria anima di quel team su entrambi i lati del campo- per uno Shaquille O’Neal ormai a fine carriera.
Lezione imparata quindi, se proprio il coach italoamericano dovrà cadere –Contratto in scadenza…..-, lo farà giocando nel modo in cui più crede. A mille all’ora, puntando su transizione, triple e uno contro uno delle sue star.
Con la trade che ha portato Robert Covington in Texas in cambio tra l’altro di Clint Capela e la prossima prima scelta al Draft, Morey e D’Antoni hanno definitivamente gettato la maschera. In realtà, non è solo una questione di stile di gioco, per la coppia che guida i Rockets questo assetto è il modo migliore per sfruttare le doti di James Harden e Russell Westbrook. È un po’ quello che fa qualsiasi front office, una volta individuate le ‘building blocks’ si prova a costruire un supporting cast che ne sappia esaltare il talento, e nascondere i punti deboli.
Nelle primissime partite con il nuovo assetto, Harden e compagni hanno affrontato due dei team che hanno un big man dominante, i Lakers e i Jazz. Un battesimo di fuoco che però induce all’ottimismo, a prescindere dai risultati delle due sfide.
Utah ha provato a mettere Gobert addirittura su Westbrook, per sfruttare la sua recente e parziale riluttanza (parola che chi Vi scrive non avrebbe mai pensato di utilizzare per parlare dell’ex UCLA…) nel tirare dalla lunga distanza. Più semplice a dirsi che a farsi….
Gobert rimane a distanza per ‘sconsigliare’ la penetrazione centrale di Harden, ma Westbrook sul recupero lo brucia come se non ci fosse….
Un altro esempio, dalla partita contro i Lakers:
I gialloviola hanno in punta il trio Howard-Kuzma-James, uno schieramento che è in pratica un tappeto rosso per far arrivare al ferro la star dei Rockets. Howard rimane nelle vicinanze di Gordon (altro ovvio vantaggio dell’alto ritmo è che spesso la difesa non riesce ad accoppiarsi come vorrebbe) e un Kuzma come sempre svogliato non ha chance di contenere l’uno contro uno.
Il fatto che Vogel abbia concesso appena 4 minuti ad Howard e 16 a McGee è una piccola vittoria dello staff dei Rockets, il segno che in tante situazioni saranno gli avversari a doversi adeguare, e non viceversa.
Giocando così, il rendimento di Westbrook assume un peso specifico, se possibile, ancora maggiore.
L’inizio dell’avventura è stato piuttosto traballante, con tanti, troppi tiri dalla media e lunga distanza. Nel 2020 però l’ex stella dei Thunder sta adottando una selezione di tiro diciamo più consona alle esigenze del team.
Vediamolo nel dettaglio:
Dati fino al 31 Dicembre, oltre la metà dei tiri tra pull-ups e catch and shoot, con risultati perlomeno rivedibili. Anzi, diciamolo pure, pessimi.
Nel 2020 scendono drasticamente le conclusioni meno efficaci del suo repertorio, a favore dei tiri in avvicinamento. Numeri a parte, è un segnale di maturità da parte del giocatore, nell’ammettere i suoi limiti e nel seguire le indicazioni dello staff. Non era così scontato…
A Novembre ha realizzato il 44.9% dei suoi punti nel pitturato, mentre nel nuovo anno è ampiamente oltre il 60%.
Lui e Harden combinano per 38 penetrazioni a partita –per dare un’idea del notevole volume, ci sono cinque squadre intere che non superano le 40-, un conto è farle con un big man ad occupare l’area, un altro è se a quel big man si sostituisce un tiratore…
Essendo uno dei migliori ‘piccoli’ di sempre a rimbalzo, insieme ad Harden –Altro che non scherza sotto i tabelloni– aiuterà Tucker e compagni a tenere botta.
Non è un caso se senza di lui i Rockets sono stati quasi doppiati a rimbalzo dai Suns.
La sua fisicità verrà buona anche in difesa, specialmente nei playoff. Sarà molto interessante seguire le scelte tattiche dei coach avversari quando si tratterà di attaccare Harden e compagni all’interno di una serie. D’Antoni chiederà ai suoi di cambiare su ogni blocco, ma non per questo le cose saranno più semplici. Sarà necessaria una maggiore intensità da parte di tutti, va bene l’attacco esplosivo, ma quando il gioco si fa duro è imperativo avere delle certezze anche nella propria metà campo.
I playoff saranno probabilmente ‘il’ banco di prova per Morey, che secondo alcuni rumor ha rischiato il posto già in seguito al noto incidente diplomatico, e D’Antoni. Se cadranno, lo faranno giocando alla loro maniera….