Ci vuole tempo prima di capire chi, tra le squadre coinvolte in uno scambio, possa dire di aver vinto. A volte vincono entrambe, a volte, poi, nessuno.
A distanza di quasi tre anni dallo scambio che ha portò Paul George ad OKC, possiamo tranquillamente dire che gli Indiana Pacers ne siano usciti stra-vincitori. Victor Oladipo è un due volte All Star, e la sensazione è che, una volta che si sarà lasciato alle spalle la rottura del crociato, potrà tornare su quei livelli. Dopo di lui, è stato il turno di Domantas Sabonis, che quest’anno ha partecipato per la prima volta in carriera alla gara delle stelle. Il prodotto di Gonzaga è migliorato anno dopo anno, una volta entrato in NBA, fino a diventare uno dei migliori lunghi della Lega.
Old school ma non troppo
Al suo primo anno in NBA, il figlio del grande Arvydas veniva quasi esclusivamente impiegato come – nominalmente parlando – ala grande. Per lui, Billy Donovan aveva disegnato un ruolo da stretch four che portava Sabonis a prendersi 2 tiri da tre di media a partita, e a convertirli con il 32%: niente di eccezionale, ma si trattava pur sempre di un rookie.
Nel suo unico anno ad OKC, il 32% dei tiri presi dal nostro partivano da oltre l’arco: oggi, solo il 4%. Al contrario, è aumentata parecchio la percentuale dei tiri presi da dentro l’arco: dal 59% del suo anno da rookie al 77% attuale.
In una NBA dove il gioco si espande sempre di più verso il perimetro, Sabonis ha compiuto il percorso inverso, anche nella scelta dei movimenti. In questa stagione, il numero 11 dei Pacers è settimo per numero di possessi offensivi in post, con 3.2, e decimo per punti per possesso, 0.91, tra i giocatori con almeno 40 partite giocate e due possessi di questo tipo a partita.
Tira spesso dalla media (139 conclusioni tentate finora in stagione), ma anche se il difensore di turno tende a lasciargli spazio per la conclusione (non arriva al 45% dal mid-range), Sabonis cerca di avvicinarsi a canestro per avere la meglio dell’avversario usando il fisico:
E quando c’è da fare a sportellate sotto canestro, Theis non è l’ultimo arrivato.
Altra situazione in cui il nativo di Portland si sente davvero a proprio agio è il rollante in situazioni di pick and roll: Sabonis è primo per numero di possessi a partita sfruttati in questo modo (5.6), in cui produce 1.11 punti per possesso, diciottesimo in NBA (anche qui abbiamo adottato la stessa scrematura di cui sopra).
In particolare, di Domantas Sabonis è più che apprezzabile il suo short roll, cioè un taglio non così aggressivo verso canestro, ma che lo porta ad arrestarsi ad un certo punto, per poi decidere come attaccare il canestro:
Di sicuro, Sabonis ha una mobilità non comune per un giocatore di quella stazza, e i suoi appoggi al ferro lo testimoniano.
I suoi blocchi sono molto sfruttati: a testimonianza di ciò ci sono anche i 7 screen assist di media, miglior dato in NBA alla pari con Gobert: la definizione dei suddetti è “blocchi per un compagno che portano ad un canestro da parte dello stesso”.
Come non menzionare poi l’abilità nei passaggi, dote che sicuramente gli è stata trasmessa per via ereditaria dal padre, uno dei migliori lunghi passatori che la pallacanestro abbia mai visto. Sabonis fa registrare ben 5 assist a partita, insieme a 8.2 assist potenziali: davanti a lui c’è un solo pari-ruolo in questa classifica, Bam Adebayo:
In tutto questo, non è un caso che i Pacers siano la sesta squadra in NBA per frequenza di tagli (nel 7.5% dei loro possessi offensivi). Secondo voi, è Sabonis che deve ringraziare il movimento dei compagni, o sono loro che si muovono senza palla perché sanno di avere un centro così tecnicamente dotato che sa dove e quando trovarli? Vi lascio con questo quesito.
Domantas Sabonis è un problema sotto canestro
Sabonis è un centro veramente difficile da contenere, non solo perché il suo bagaglio tecnico è molto vario, ancorché in via di sviluppo, ma anche perché è veramente tosto e spigoloso fisicamente.
Domantas Sabonis è quinto in NBA per rimbalzi a partita, 12.4, e quinto per rimbalzi contestati a partita, 5. È sicuramente un buon rim protector; ogni partita si trova a difendere quasi 15 tiri – quattordicesimo dato più alto – e concede il 47.6% al tiro, lo stesso dato di Gobert e una percentuale più bassa di molti altri centri titolari.
Inoltre, il nostro ha una mobilità di piedi molto buona, che gli consente di non sfigurare quando la squadra in attacco provoca un mismatch, mettendogli contro un giocatore del backcourt, come vediamo qui:
Rimanere davanti a Doncic e Walker non è cosa da tutti, specialmente per un centro. Nel primo caso, i Pacers sono costretti a concedere una tripla comoda dall’angolo a Lee, mentre contro Boston, Sabonis rimane due volte accoppiato contro Walker, forzando prima lo scarico su Smart (anche grazie al raddoppio di Holiday), e poi lo scadere dei 24 secondi.
Con Sabonis (e Oladipo) i Pacers hanno trovato due All-Star senza neanche bisogno di tankare. Indiana ha sicuramente stravinto lo scambio con OKC, e lo stesso dicasi per Sabonis, finito in una squadra che ha saputo massimizzare il suo talento e valorizzarlo al massimo.