I WANT THAT PRESSURE
Le parole successive all’epico duello contro il #30 di Golden State per l’accesso all’ultimo posto per i Playoff attualmente in corso racchiudono l’animo e lo spirito battagliero di Morant. Che la sua ispirazione sia Russell Westbrook era chiaro sin dalla high school. Sembra ripetere a ogni azione: “Compagni e avversari, sia chiaro: quello che faccio sul parquet talvolta non avrà senso. Non vi consiglio di seguirmi né tantomeno di imitarmi. Lasciatevi solo pervadere dall’aura di fibrillazione che emano quando gioco a pallacanestro. E godrete. Oh, se godrete“. Dopo due anni sotto la guida di McMahon, per Ja arriva il momento fatidico. Si entra in NBA dalla porta principale. Non può essere lui la prima scelta. Non lo è mai stata, snobbato da tutti. Ma quando si ha di fronte un fenomeno generazionale come Zion Williamson (fun fact: i due sono stati per brevissimo tempo anche compagni di squadra. E no, non si parla di ASG 2019…) bisogna lasciare strada.
Per fortuna di Morant, la scelta #2 del Draft 2019 è nelle mani di una franchigia reduce da annate balbettanti ma dove, complice un market non di primissimo livello se si escludono gli interessi degli amanti di Elvis, la progettualità e la competenza cestistica sono ingredienti immancabili in tavola. I Memphis Grizzlies sono squadra giovane e rinnovata: JB Bickerstaff ha deciso di rimodernare roster e staff terminata l’era del Grit ‘n Grind, affidando la panchina a un assistente dei Bucks, all’anagrafe Taylor Jenkins. Jaren Jackson Jr., quarta scelta dell’anno precedente, ha mostrato segnali incoraggianti. Ma non è sufficiente. La squadra ha bisogno di un leader emotivo prima che tecnico. Che sappia elevare e coinvolgere i compagni, in modo che possano condividere parte del fomento e dell’impeto riversati sul campo. Chi, meglio di Ja?
Dovrebbe essere condannato. Presentarsi davanti a una corte. Per recidiva, pure. Temetrius Jamel Morant, accusato di tentato omicidio. La causa, intestata da più voci (Nikola Vucevic, Wendell Carter Jr., Kevin Love e altri), è pericolosissima. Ma quanto mai vera. Ja non prova neanche a difendersi. Rivendica nondimeno orgogliosamente le sue gesta. Ribellione a uno status quo che non l’ha mai considerato degno dei piani più alti. Anche le porte di servizio gli vengono sbattute in faccia. Si chiudono, come le maglie della difesa durante una sua penetrazione. Facile: con un tiro da fuori così ondivago e instabile, ti battezzo tutti i metri di spazio che il pitturato mi concede. Ja va oltre. D’altronde, è un hell of a player.