Ja vive, assecondando la propria primitiva natura, il paradosso del calabrone. Che la sua struttura alare non gli consenta il volo è palese. E lui vola lo stesso. E non solo: Ja, sapendo di non essere costruito per quello scopo, vive apposta per volare. Una sfida continua, contro tutto e tutti. Contro gli infortuni, che falcidiano la prima annata in maglia Grizzlies, privandolo del sostegno necessario per continuare la cavalcata nell’anno da rookie nella bolla di Orlando. Contro l’incoscienza, che ha causato a tutti un bello spavento dopo il tentativo di stoppata contro Brooklyn di fine dicembre. Contro gli scommettitori di Las Vegas, che non vedevano certo favorita Memphis nella lotta per l’ottavo posto della Western Conference. Ja è per distacco il giocatore che, rapportato alle proprie dimensioni (191cm x 79kg), conclude maggiormente le proprie azioni nei pressi del ferro, mantenendo comunque un’ottima efficienza. Così non dovrebbe essere. Ma così è.
Un dato balza agli occhi: nelle vittorie di Memphis, Ja produce meno punti e più assist rispetto alle sconfitte. Perché la narrativa, anche in questo caso, ammanta a suo piacimento la realtà fattuale. Morant è molto più playmaker di quello che egli stesso potrebbe pensare. Parlando del #12 non si sottolineano mai abbastanza le innate doti di passatore, che lo posizionano nella top 10 degli assistmen della Lega. Non si celebrano mai la visione e la capacità di pescare il Brooks o il Grayson Allen libero sul lato debole, o il tagliante Valanciunas sotto le plance dopo un taglio profondo. La costante sensazione che si ha guardando il figlio di Tee ondeggiare sul parquet è che tutti pendano dalle sue labbra. Non sarà magari il giocatore più forte sul parquet in quel momento. Non è ancora una superstar conclamata. Ma è quello che ruba l’occhio. Che calamita l’attenzione del pubblico sugli spalti e sul divano. Non lasciarlo da solo, nemmeno per un istante. Perché potresti perderti qualcosa di eccezionale. Non necessariamente qualcosa di memorabile, ma spettacolare sì. Emozionante pure.
Tira male. È magro. A volte è troppo frenetico. Non ragiona e agisce d’istinto. Dite quello che volete, ma tutti vorremmo avere i suoi difetti. Da una parte sono aspetti tecnici e mentali su cui si può lavorare più facilmente rispetto ad altri. Ma, in fondo in fondo, una piccola parte di noi spera che non li risolva mai. Perché ci serve così, Ja. Con tutte le contraddizioni e le storture del caso. Con il lato negativo della medaglia messo sul tavolo. Come se godesse di più nel mostrare la sua massima grandezza nel momento della fragorosa caduta e dell’esaltazione delle sue mancanze. Ortodosso no. Ma fenomenale sì. Ci perdonino l’Avvocato e Rajon Rondo se li abbiamo scomodati. Ja Morant. High Flying.