Noi ci divertiamo a fare l’analisi delle partite, delle giocate, delle statische, poi a decidere una partita è il più brutto tiro possibile preso dal miglior giocatore che finisce nella retina, mentre il miglior tiro che si possa creare, ma preso dal “giocatore” sbagliato va fuori. Due situazioni nel giro di pochi secondi che in una partita secca fanno la differenza tra andare a giocare con i Suns i playoff NBA da settima e dover affrontare uno showdown per rimanere in vita nella stagione.
Vogliamo ridurre lo splendido Lakers-Warriors di questa notte a due episodi? Assolutamente no, ma in alcune situazioni il talento più puro ha la meglio sui gameplan, le idee e tutte le situazioni che un coach può prevedere. La tripla da nove metri di James sul 100 pari è l’esemplificazione massima del talento, mentre il perfetto tiro dall’angolo con metri di spazio creato dai Warriors esce condannandoli nonostante la bontà della scelta. Sembra quasi beffardo il destino in cui James e Curry si giochino uno contro l’altro l’accesso ai playoff come settima testa di serie, ma di certo l’NBA non si sarà strappata le vesti visto l’indice di gradimento e la qualità della partita.
Immarcescibile Steph Curry
Giocare 41 minuti in cui la difesa avversaria nel migliore dei casi ti manda un raddoppio per toglierti la palla dalle mani e segnare 37 punti con 23 tiri è roba da FENOMENI, con tutte le lettere maiuscole. Steph Curry gioca una partita che dovrebbe dire tantissimo riguardo alla sua leadership, classe e a tratti onnipotenza. Quelle perfide etichette appiccicate da superficialotti che poco capiscono di basket affibbiategli quando ha accettato di rinunciare a qualcosina del suo accogliendo Kevin Durant e facendolo diventare il leader tecnico della squadra avevano fatto dire: “Non è un vero leader”.
Posto che fa già sorridere così, ora guardiamo quello che ha messo in campo in questa stagione e in questa partita, guidando i suoi per tutti questi mesi, coinvolgendo i compagni, rendendo loro la vita più semplice e facendo cose pazzesche che vanno oltre il solo premio di top scorer NBA.
Ha fatto uscire molto bene la palla dai raddoppi, ha creato occasioni per i compagni, ma la cosa più incredibile è stata la percezione live di vederlo punire sistematicamente la difesa nonappena si fosse distratta. Ha sbagliato 11 tiri? Quasi non me li ricordo se riavvolgo il nastro mentale della partita. Non sempre le attestazioni di grandezza devono arrivare quando sollevi un trofeo e questa stagione, con in parte anche questa partita, fanno saltare sulla sedia non solo per le incredibili gesta con la palla in mano, ma anche per tutto quello che c’è dietro e per come sia stato una guida a 360° per i suoi.