Abbiamo fatto un’analisi division per division in questa rubrica su come si arriva alla pausa del coronavirus, ma per i Los Angeles Lakers c’era da aprire per forza di cose un capitolo a parte, qualcosa che si concentrasse sulla miglior squadra dell’ovest con un MVP ancora sul trono.
Gli altri “come si arriva alla pausa”
Atlantic division
Central division
Southeast division
Northwest division
Los Angeles Lakers (49-14)
Se c’è una squadra alla quale la pausa Coronavirus ha fatto male sono i Lakers, e non solo per il ritmo con cui erano arrivati allo stop, ma in primis per la costanza dimostrata sin dall’inizio del calendario, trovando passo dopo passo una sicurezza nei propri mezzi disarmante, e poi per grinta e cattiveria che li hanno esaltati in ogni contesto, sia allo Staples Center che col pubblico avverso. Quando si riprenderà dunque, l’eventuale ipotesi a porte chiuse potrebbe dimostrarsi un fattore negativo per il team. Nel nostro resoconto ante-Covid quindi dedichiamo uno spazio esclusivo agli uomini di Frank Vogel, bravo ad assecondare al debutto il potere di LeBron James, trovatosi dopo l’anno sabbatico 2018/19 a poter finalmente contare su un “socio” ai suoi standard e ad un lunghissimo supporting cast adeguato per sviluppare i mantra dell’ex Cavs. La prima posizione dell’ovest è al sicuro e rappresenta un risultato notevole e non del tutto preventivabile ad inizio stagione, al pari del quarto posto per off rating e il terzo su def e punti subìti. Inoltre il podio per field goal, percentuali, soluzioni e medie vincenti dalla corta e in mid range, congiunte a quelle sulla difesa degli shot avversari, anch’essa pregevole, sono la più grande vittoria annuale, dato che stanno a dimostrare un basket coeso più che individualistico!
Il decisivo impatto di Davis
La campagna odierna era cominciata in pompa magna con l’avvento del miglior Big Second a disposizione tra quelli sulla piazza, Anthony Davis, che ha confermato la sua sovrumana forza unita ad un’inconcepibile agilità per un lungo da 2,08 metri e 115 kg, mantenendosi inoltre integro per quasi tutta la tornata in questione (55 gare) ed espletando al massimo tutte le sue peculiarità.
Le statistiche da violino alternativo sono stupefacenti, con circa 27 pts di media e soprattutto 9.4 rimbalzi, molti se si considera la costante presenza sotto il ferro di lunghi di stazza e il suo impiego spesso fuori dal pitturato. Ciò che lascia esterrefatti è il senso di immarcabilità durante gli isolamenti in post, uniti alla precisione nei conseguenti 8.3 liberi per match e le percentuali realizzative storicamente pregevoli e rimaste tali (.554 da 2 e .335 fuori dall’arco). Lui e James danno ai Lakers quel fit che nessun’altro tandem può generare!
Le motivazioni di LeBron
Ovvio tutto è agevolato avendo in direzione d’orchestra James, logicamente sotto nelle performance rispetto agli anni da giovane, ma a nostro avviso alla migliore annata della carriera, per leadership, costanza fisica e marcatura altrui (chiedere a Giannis e Leonard). Già lo scorso anno senza il suo infortunio all’inguine nel momento decisivo i Lakers sarebbero tornati ai playoff in un magari intrigante primo turno contro Golden State, ma adesso col suo compagno di merende ha creato la più forte combinazione NBA per distacco.
Il successo maggioritario del torneo di LeBron è però quello di aver saputo creare un’alchimia tra se, compagni, pubblico e coaching staff (nuovo di zecca) che non si vedeva da tempo, unendo il sempre costante showtime di queste parti col pragmatismo di una squadra eccelsa nella difesa fisica e oltretutto alternativa e variabile nei giochi offensivi, dove i 30 punti combinati di Kuzma, Caldwell-Pope e Green si compensano con quelli delle due star, e la grandiosa copertura sull’esterno dell’ex Spurs, Bradley e Caruso fanno coppia con la protezione del ferro di McGee e Howard, anch’egli assieme a Rondo redento dalla cura James e determinanti elementi al ferro e nell’avvicendamento in regia. L’ottavo step per rimbalzi totali, il quarto sulle recuperate e il primo per stoppate sono appunto il segreto di cotanto dominio.
I numeri stagionali del Prescelto e l’alchimia col Monociglio
Il prescelto al timone di comando dirige il gioco in modo anomalo rispetto ai canoni moderni, con soli 7 possessi per game in pick and roll e frequenza minima (27%), sebbene i 6.9 punti all’85.6 percentile da portatore non siano affatto brutti numeri, sfruttando invece i blocchi per scarichi sull’esterno, penetrazioni e isolamenti per gli uno contro uno propri e del partner in crime, traendo vantaggio come ripetuto in precedenza dalla massa di cui i rim protector dispongono e dalla rapidità dei piccoli ad asfissiare le mattonelle out wide e a ripartire (Pace 100.9). Grazie a ciò meraviglioso è il dato sugli assist (10.6), vertice NBA e novità assoluta di una carriera da GOAT, coinvolgendo più di chiunque altro il monociglio, col quale l’intimità sviluppata nella offseason si è confermata tale sul parquet, destinandogli ben 4.8 assist su 36 minuti, il massimo per una coppia e il 43% del totale sempre rapportato su quel parametro, nonostante il tandem sia soltanto la 110ma combo per minutaggio a partita.
A livello personale James primeggia ancora, malgrado utilizzi più che in passato le molteplici armi a disposizione, dedicandosi a soluzioni individuali specialmente nel clutch time, non disdegnando comunque nemmeno in questo frangente lo scarico. Per questo avere quasi 26 pti di media e 8 rimbalzi oltre al record sulle assistenze significa un dominio a 360° e una predisposizione di basket all around come mai visto prima. Il calo sui liberi del 2018 inoltre va migliorando mentre si confermano ottime le medie in esecuzione al tiro. Non facile raggiungere questi obiettivi senza avere le superstar dei bei tempi andati, ma facendo affidamento su giocatori all’origine poco inclini al sacrificio nelle coperture o in continuità di prestazioni!
Le vittorie recenti su Clippers e Bucks avevano lanciato L.A. verso certezze ancora più grandi che il dramma in corso ha purtroppo diminuito, perciò quando e se si ripartirà occorrerà tempo per riabilitarsi muscolarmente. Se ciò avvenisse sarebbe dura vedere James lontano dalla vetta fino al termine, lambendo la leadership di Milwaukee e portando a compimento la missione che suo “fratello” Kobe gli ha lasciato in eredità. Pronostico (64-18)