NBA, Lakers: i perché di un mercato che non è solo LeBron James

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Dopo l’arrivo di LeBron James, molti tifosi Lakers non hanno fatto in tempo a metabolizzare l’accaduto che subito sono stati travolti da un’ondata inaspettata di firme: il ritorno di Kentavious Caldwell-Pope, Rajon Rondo, Lance Stephenson, JaVale McGee e, per ultimo, Michael Beasley.
LeBron aveva dichiarato di voler giocare con atleti in grado di portare il pallone – per aiutarlo a gestire meglio i carichi di lavoro nella metà campo avversaria – e dall’alto IQ cestistico. Se molti dei nomi arrivati a L.A. possono dirsi in linea con la prima richiesta, di certo lo stesso non si può dire del secondo requisito (valido solamente per Rondo).
Vediamo dunque di provare a capire come i nuovi acquisti si integreranno con la squadra, almeno per la stagione in arrivo.

 

NEMICI AMICI

Rajon Rondo e Lance Stephenson hanno battagliato tante volte contro LeBron nei loro trascorsi in maglia Celtics e Pacers, finendo per scontrarsi direttamente più di una volta con il numero #23.
L’ex Boston dovrebbe, teoricamente, partire dalla panchina, pur avendo probabilmente un minutaggio cospicuo. Certo, il fit offensivo con Lonzo non sembra essere dei migliori, sulla carta, avendo entrambi grosse difficoltà al tiro, con tutto quello che ne consegue in termini di aggiustamento da parte delle difese. In stagione regolare entrambi sono stati lasciati volontariamente liberi al tiro da 3: per Lonzo, il 26.5 dei suoi tiri da oltre l’arco sono stati wide open e convertiti con il 33% scarso e ci sono cifre simili anche per Rondo con il 26% di tiri da 3 apertissimi, convertiti con il 34%.

Per quanto riguarda Lonzo, c’è la speranza che abbia lavorato in estate sul proprio tiro (prima di essere operato al ginocchio) e in particolare il piazzato. Ha mostrato grosse difficoltà nel tirare dal palleggio (si va da un 22% di conversione nei tiri da tre dopo 3-6 palleggi, al 32.4 nei tiri dopo un palleggio), mentre nei tiri spot up la percentuale sale al 33%. Niente di straordinario, ma con un passatore come Rondo, aspettare il pallone da dietro l’arco piuttosto che mettersi in proprio potrebbe fare particolarmente bene all’attacco.
RR, invece, ha aumentato esponenzialmente il proprio rendimento durante i playoff  arrivando a convertire quasi il 47% dei tiri da 3 wide open (contro il 34% della stagione regolare). È sicuro che una via di mezzo andrebbe benissimo ai Lakers. Chiaramente, Rondo porterà palla sfruttando la sua eccellente visione di gioco, ma anche la sola presenza di LeBron, per creare tiri facili per i propri compagni.

 

 Qui Rondo sfrutta il gioco a due con Anthony Davis per servire Jrue Holiday libero oltre l’arco, visto che il suo marcatore, Iguodala, era andato ad aiutare sul possibile roll a canestro di AD. Immaginate che al posto di Davis ci sia LeBron e al posto di Holiday uno tra Kuzma, KCP o Hart: not bad.
Bisogna anche dire che lo scorso anno James ha giocato pochissimo come rollante nei p&r (solo nel 3% dei suoi possessi offensivi), ma quest’anno il numero è destinato ad aumentare, soprattutto in quei quintetti piccoli con lui da “5” di cui tanto si sta parlando ultimamente.
Un’altra situazione di gioco in cui Rondo dovrebbe portare benefici è la transizione offensiva. I Lakers hanno chiuso la stagione al primo posto per percentuale di possessi in cui hanno sfruttato questa situazione (quasi 20%), ma solo cinque squadre hanno segnato meno punti per possesso di loro in contropiede.

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Anche qui, al posto di Mirotic, i Lakers hanno alternative in quanto a giocatori in grado di potersi prendere un tiro del genere.
È di certo più misteriosa la firma di Stephenson, oltretutto alla luce di quella di Beasley, con cui (tra gli altri) si dividerà minuti tra gli spot di guardia e ala piccola. Lance è sicuramente un passatore creativo, ma è prima di tutto uno scorer con poca voglia di mettere in ritmo i compagni e un paraocchi bello grosso. Quasi il 21% dei suoi tiri arrivano dopo sette o più palleggi, e in difesa deve essere molto motivato (leggi: deve essere in serata offensiva) per poter essere un fattore positivo.
Aggiungete a ciò il fatto che fuori da Indiana ha sempre fatto vedere poco o nulla e l’enigma è servito.

 

MEME TEAM ALL-STARS

Risulta più comprensibile l’arrivo di JaVale McGee (con un altro contratto annuale), per quel discorso affrontato sopra della transizione offensiva che manca di efficacia. Avere un atleta come McGee nei pressi del ferro è un notevole plus. Chiaro, il suo gioco offensivo è limitato in gran parte a schiacciate e rimbalzi offensivi, ma sa anche correre bene per il campo e dovrebbe trovarsi bene con giocatori come Lonzo e Rondo che amano partire in contropiede dopo aver preso il rimbalzo in difesa.
Probabilmente l’ex Warriors farà il titolare, ma giocatori come Moe Wagner – su cui il front office sembra puntare molto per la sua capacità di aprire il campo – e Ivica Zubac avranno i loro minuti.

Difficile invece trovare un senso alla firma di Michael Beasley, se non che l’ex Heat è legato a LeBron, con cui ha giocato una stagione proprio in quel di Miami. B-Easy è un giocatore indubbiamente divertente da vedere nella metà campo offensiva, e anche piuttosto efficace quando si tratta di mettere a referto punti in isolamento. Nella scorsa stagione, l’ex Knicks ha giocato nel 21% dei possessi in questa situazione, ricavandone 0.92 punti per possesso, 13esimo miglior dato della NBA (davanti anche ai vari Paul George, Giannis e Devin Booker). Non fa oggettivamente molto altro – né tagliare, né tirare sugli scarichi (nel 19esimo percentile in NBA sui tiri spot up)- ma contro le second unit potrebbe avere spazio e risultare anche utile.

Ma se a LeBron va bene, va bene anche a noi.