Sliding doors. Inserisci una frase che comprenda Gordon Hayward, Boston Celtics e Charlotte Hornets, e il risultato che ne verrà fuori è un lungo poema di se in cui passato e presente si incontrano e scontrano, inesorabilmente, con un futuro ancora più incerto. Le operazioni “win-win” difficilmente si vedono in un mondo, come quello NBA, dove gli spiragli di quelle sliding doors spesso sono solo il frutto del certosino lavoro di agenti davvero competenti e ferrati nel gestire al meglio i propri giocatori. Di solito, però, almeno una delle due squadre ci guadagna qualcosa. Difficilissimo ricordare un susseguirsi di movimento di mercato in cui, conti alla mano ci perdono tutti. Hayward lascia Boston, nel modo peggiore e forse anche in maniera ingrata dopo una franchigia che lo ha aspettato dopo un tremendo infortunio, e viene preso, da free agent, dato che non dovrà mai essere dimenticato, da Charlotte, che gli offre un mega contratto di 4 anni per 120 milioni di dollari. Questi sono i fatti, le conseguenze, ma dietro questa frase c’è un mondo sommerso che vale la pena analizzare.
CELTICS’ PRIDE NO MORE…
Difficile mettere in discussione Danny Ainge, che dei Boston Celtics è stato una grande bandiera da giocatore, e che da GM ha dato inizio, nell’era moderna della NBA, alle squadre da Big-Three, un uomo che ha sempre portato talento alla causa biancoverde. Eppure in tre anni si ritrova con le tasche vuote e la certezza di aver perso – senza nulla in cambio – sia Kyrie Irving che Gordon Hayward, i pilastri della squadra che era diventata una seria contender per il titolo qualche anno fa. La sliding door che si chiude lo scorso anno, quando viene preso, dagli Hornets, Kemba Walker, è quella che porta agli eventi attuali, ma le conseguenze sono state nefaste. Anche perché se è vero che in questa free agency è stato rinnovato Jayson Tatum, l’aver perso Hayward senza una vantaggiosa (per tutti) sign-and-trade è il motivo per cui Boston ha ancora da scavalcare qualche posizione se si vuole attestare ai vertici della Eastern Conference. La sincera verità è che Boston doveva risolvere un problema in area colorata, aveva un disperato bisogno di un lungo che desse manforte a Theis e permettesse la crescita di Robert Williams, che non ha reso come ci si attendeva al draft.
Hayward nell’ottica Celtics era un giocatore dotato di un eccelso ball handling, polivalente e distribuibile su più ruoli, capace di adattarsi e leggere le situazioni. Non fosse solo questo, è un difensore eccelso, dote che coach Stevens apprezza e non poco, ed ha un tiro mortifero, di quelli che entrano quando serve. Perderlo fa male per Boston, specie perché con lui in campo, la squadra biancoverde ha un net rating di +4.7, che è secondo solo a quello di Tatum. La sua assenza nelle serie contro Toronto prima e soprattutto contro Miami poi, è la nostra sliding doors: senza di lui i Celtics hanno fatto fatica, ma non hanno demeritato, potendo contare su una batteria di esterni abbastanza nutrita, seppur con caratteristiche diverse. Ecco perché non è tanto la perdita del giocatore ad incidere, quanto invece il fatto di averlo perso per nulla. Specie perché poi dalla free agency arriva un giocatore come Tristan Thompson, che è stato qualche anno fa un giocatore eccellente in entrambe le fasi di gioco, ma che viene da un paio di stagioni derelitte in quel di Cleveland, con una squadra che poco aveva da chiedere alla classifica. A lui si aggiunge la recentissima ri-firma con un two-way contract di Tacko Fall. Basterà a sopperire la mancanza di peso a rimbalzo? Forse. Ma questa trade rende davvero Boston più competitiva? Al momento la risposta è no, perché senza Hayward perdi qualcosa che non è TT a darti, complessivamente però aggiungi ciò che mancava: tuttavia sicuro Miami, Milwaukee e i Bucks possono essere davanti, nonché i Nets, se sono sani.
MJ & KUPCHAK’S GAMBLING
Anno 2013-2014. Offerta degli Charlotte Hornets per Gordon Hayward che è arrivato al termine del suo contratto con gli Utah Jazz, il ragazzo accetta ma la franchigia “mormone” pareggia l’offerta e se lo tiene ancora un po’. Diciamo che questa non è la vera sliding doors, ma sarebbe stato un punto di volta, un turning point, non indifferente sia per la franchigia del North Carolina che per il ragazzo, che magari non sarebbe diventata la superstar che Quin Snyder ha plasmato su entrambi i lati del campo. Le voci che volevano Hayward vicino a Indianapolis – città natale del ragazzo uscito da Butler – sembravano molto più che fondate, poi però la bomba esplode e Boston si vede sfilare davanti un giocatore importante, che prende un contratto pesante, senza possibilità di ricavarci qualcosa. Ha senso questa mossa da parte di Charlotte? Forse, perché magari ti metti in condizione di entrare in zona playoff fin da subito, ma se si pensa allo scorso anno e al modo in cui si stava provando a costruire con PJ Washinton e un manipolo di giovani – in cui ora ben si inserisce Lamelo Ball – si capisce che la scelta di investire pesantemente su un atleta come Hayward che non è un dominatore della lega e che a marzo spegne 31 candeline e che ha subito parecchi infortuni gravi in carriera, è quantomai discutibile.
Sembra che sia stata una conversazione con Michael Jordan a spingere Hayward ad accettare un contratto da 30 milioni l’anno. Che in realtà, a voler essere precisi, sono 39 a libro paga per gli Hornets, vista la waive-and-strech provision legata a Nicolas Batum, giocatore tagliato per far posto all’ex Celtics. La sliding doors è legata a cosa sarebbe successo se gli Hornets avessero imbastito una trade con Boston per arrivare ad un obiettivo fattibile e di sicuro a cifre minori di quelle a cui stiamo parlando. Il sacrificio magari di una scelta e di un giocatore di contorno, avrebbero potuto far comodo nell’economia di una squadra che crescerà in talento, avrà buone percentuali sugli scarichi – specie se Lamelo dovesse funzionare nell’innescare GH e Graham – ma che si troverà nel prossimo futuro a dover lavorare con poco spazio salariale, con una rotazione corta. E la firma, il ritorno, di Bismarck Byombo come centro alternativo a Zeller, è eloquente in tal senso.