NBA, Los Angeles Clippers: niente di vecchio sul fronte occidentale

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Clippers

Non sono mai stato così orgoglioso di una squadra in vent’anni da allenatore.

È appena terminata la gara-6 del primo turno di Playoff della Western Conference, i Golden State Warriors hanno eliminato non senza patemi i Los Angeles Clippers e Doc Rivers congeda con queste parole i propri giocatori, autori di una regular season andata ampiamente oltre le più rosee aspettative, nella quale sono diventati la quinta squadra nella storia a vincere 45 partite senza alcuno all star a roster.

COME CAMBIA IL PANORAMA

Meno di tre mesi dopo (che sembrano un’era geologica) lo scenario è totalmente cambiato: i Los Angeles Clippers hanno parzialmente modificato il proprio roster e, grazie alle acquisizioni avvenute a stretto giro di Paul George e Kawhi Leonard, sono probabilmente la contender più accreditata per la vittoria del titolo NBA 2019/2020.
Nella mattinata italiana del 6 luglio, infatti, arriva la firma dell’ultimissimo free agent di grosso calibro rimasto sul mercato, che sceglie di realizzare il proprio sogno di tornare a giocare in California ma passando per la porta di servizio, snobbando le luci della ribalta offerte dai Lakers e firmando un 2+1 con la squadra fino ad allora “sfigata” di Los Angeles. Passano pochi minuti e una seconda bomba sconvolge la lega: i protagonisti sono ancora i Clippers e, come “aiuto-regia”, Kawhi Leonard. Oltre al fresco MVP delle Finals appena terminate, allo Staples arriva un altro nativo della California e, addirittura, tifoso dei Clippers sin da bambino: come twittato dal solito Woj, infatti, i Clippers confezionano un pacchetto contenente svariate scelte al Draft, Shai Gilgeous-Alexander e Danilo Gallinari e lo spediscono in direzione Oklahoma City, dal quale arriva Paul George, convinto qualche ora prima da Kawhi a chiedere la trade a Sam Presti per formare forse il “dynamic duo” più forte della lega su entrambi i lati del campo e accendere nei tifosi e in primis nel proprietario Steve Ballmer tantissimo hype.

CLIPPERS: NON SOLO KAWHI E PG

Sarebbe riduttivo, però, non andare oltre alle due nuove e roboanti acquisizioni di cui tutti hanno parlato; sacrificati un rookie di buona prospettiva e Danilo Gallinari (reduce dalla migliore stagione in carriera), Doc Rivers avrà comunque a disposizione la maggior parte del “core” che nella passata stagione ha fatto le fortune della franchigia guidata da Jerry West. In ottica “supporting cast”, la firma più importante arrivata in estate è quella di Patrick Beverley, il quale ha giurato amore eterno ai Clippers siglando un contratto da 40 milioni di dollari in tre anni, andando così a rendere ancora più solido il quintetto difensivo e snobbando i Lakers, fino a quel momento in forte pressione sulla point-guard nativa di Chicago. Chi non ha dovuto rinnovare, invece, sono stati Lou Williams e Montrezl Harrell, rispettivamente primo e secondo classificato nella classifica per il premio di sesto uomo dell’anno, che sono diventati il duo in uscita della panchina più produttivo in termini realizzativi.
Detto dei cinque principali componenti di quello che sarà il roster 2019/20 dei Los Angeles Clippers, sono ovviamente anche altri i giocatori da cui le due superstar sperano di trovare supporto, magari non in termini realizzativi ma sicuramente in chiave “effort” e fisicità. Sotto canestro ci saranno quell’Ivica Zubac acquisito alla trade deadline dai Lakers, Mo Harkless e JaMychal Green, mentre sugli esterni c’è grande curiosità per Landry Shamet, arrivato a L.A. nello scambio che ha portato Tobias Harris ai 76ers.

In una lega totalmente rivoluzionata dalla free agency più assurda della storia, mentre ad Est non sembra possibile uscire dalla triade Celtics-Bucks-Sixers per individuare quale sia la contender più quotata, nella Western Conference sembra esserci molta più incertezza, con almeno sei squadre che puntano al trono. L’impressione, tuttavia, è che, anche e soprattutto grazie alla solidità difensiva garantita dagli uomini a roster, i Clippers partano un passo più avanti di tutti, “load management” di Kawhi e spalla operata di Paul George permettendo.

 

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Davide Quaranta
Davide nasce a Pavia il 27/02/1993. La sua personale folgorazione sulla via di Damasco avviene in tenera età grazie alle giocate di Kobe Bryant e Manu Ginobili. Laureato in Economics, finance & international integration all'Università di Pavia, si è sempre definito tifoso Lakers e interista per autolesionismo. La frase che secondo lui raccoglie più di tutte l'essenza della pallacanestro è "Ball don't lie", tanto da decidere di tatuarsela addosso.