NBA, Memphis Grizzlies: Grit and Grind is still alive

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Grizzlies

Dopo sette qualificazioni consecutive ai playoff, lo scorso anno i Memphis Grizzlies hanno vissuto una stagione estremamente negativa, tra gli infortuni di Conley e Gasol e l’idea che i giocatori cardine avessero ormai speso le loro cartucce.

Questo primo quarto di stagione, invece, pare averci restituito i vecchi Grizzlies, i vecchi Conley e Gasol, il vecchio Grit and Grind che, pur con qualche aggiunta molto interessante a livello di roster, rimane l’idea cardine attorno cui la squadra di JB Bickerstaff sta costruendo le proprie fortune.

ZERO SPETTACOLO, MOLTA SOSTANZA

 Manco a dirlo, Memphis è una delle migliori squadre difensive della Lega, quinta per defensive rating con 104.3 punti subiti a partita per 100 possessi. Altrettanto prevedibilmente, sono una squadra assai poco divertente da vedere, che ti batte con le proprie armi, tra cui ovviamente non c’è la velocità: è infatti ultimissima per pace, con neanche 97 possessi a partita (niente di nuovo, visto che nelle ultime sei stagioni i Grizzlies non sono mai arrivati oltre il 26esimo posto in questa categoria).

Se il pick and roll è una delle armi più usate per scardinare le difese avversarie, saperlo disinnescare è un ottimo punto di partenza. Ovviamente Memphis è sul podio per punti per possesso concessi al portatore di palla sui p&r, con 0.68. È inoltre sempre seconda per turnover frequency in questa situazione (cioè, banalmente, le volte in cui la difesa recupera il pallone), con il 25% abbondante.

La difesa dei Grizzlies è bravissima nell’indirizzare il portatore di palla verso l’esterno, mettendolo alle strette lungo la linea di fondo (si parla di ice). In questa situazione, è eccellente il lavoro di Marc Gasol, che sta rendendo su livelli da Difensore dell’anno, e che negli schemi della squadra funge quasi da free safety di football per come controlla l’interno dell’area, spostandosi liberamente stroncando le azioni offensive avversarie.

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Sul ribaltamento di fronte, Gasol dovrebbe essere su Jarrett Allen, ma su di lui manda Jaren Jackson. È così libero di fare la guardia al pitturato, sconsigliando la conclusione a canestro di Dinwiddie, che scarica per Carroll sul perimetro: il tiro è a bersaglio, ma ben contestato. Gasol non ha un impatto straordinario in termini di difesa del ferro. Contesta poco meno di 6 conclusioni a partita concedendone oltre 3, ma il suo impatto difensivo è innegabile.

Memphis in generale ha solidi principi difensivi, e infatti la troviamo molto in alto in alcune categorie di hustle, come le deviazioni (15 a partita, quinto miglior dato NBA), le palle vaganti recuperate (9 a partita, decimo), o gli sfondamenti presi (0.81, terzi in classifica). La squadra in generale dimostra, come anche in altre edizioni passate, grande spirito di sacrificio e diligenza nel sapere quando portare gli aiuti dal lato debole.

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Quest’azione è abbastanza esemplificativa. JaMychal Green fa show forte su Russell, Jaren Jackson Jr. protegge il ferro costringendo Dudley a uno scarico sul perimetro all’ultimo momento. Il suo passaggio viene deviato da Casspi, rimane nelle mani dei Nets, che però lo perdono quando Carroll si trova davanti quello pterodattilo di JJJ pronto a contestargli il tiro: l’ex Jazz tenta un ultimo scarico molto avventato che finisce nelle mani di Mack.

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In quest’altra azione, Randle taglia al centro dell’area aiutato dal blocco lontano dalla palla di Tim Frazier. Green perde di vista l’ex Lakers, la cui conclusione viene però contestata efficacemente dall’aiuto di Kyle Anderson dal lato debole. Anderson è sicuramente una delle note positive di questo inizio di stagione; alla sua velocità è comunque in grado di creare tiri per i compagni, ha cambi di direzione piuttosto efficaci sul fronte offensivo (dove deve ovviamente compensare la sua lentezza) ma è un difensore molto più efficace di quel che la sua rapidità potrebbe far pensare, e oltretutto ha un ottimo QI cestistico.

SI FA QUEL CHE SI PUÓ

“Se la vita ti dà i limoni, facci una limonata” è un detto americano abbastanza comune, e incarna perfettamente lo spirito dei Grizziles, più precisamente il loro attacco. I giocatori chiave sono over-30, con una storia abbastanza nota di problemi fisici alle spalle, e in più il front court è piuttosto in antitesi con i dettami della Lega. È per questo che la squadra di Bickerstaff viaggia ai propri ritmi, cercando di imporli agli avversari.

Il rookie Jaren Jackson si è subito imposto come uno dei migliori della classe 2018. Ha ottime mani per giocare spalle a canestro o mettere palla per terra e superare l’avversario in uno contro uno, e occasionalmente può segnare anche dalla lunga distanza (sta tirando 2.5 volte a partita da oltre l’arco con un degnissimo 33%). A proposito di tiri da tre, poi, Memphis è 26esima per tiri dalla lunga tentati a partita (a dimostrazione di quello che abbiamo detto poc’anzi), ma è anche nona per percentuale di conversione (36%).

Sono a metà del guado per quanto riguarda percentuale di transizioni offensive a partita (15.5% di frequenza) e per punti per possesso segnati (1.11). Non è raro vederli sfruttare la loro stazza in queste circostanze, con uno tra Anderson, JJJ e Marc a prendere posizione spalle a canestro contro il primo difensore avversario, con la speranza di sfruttare con successo qualche mismatch.
Insomma, anche nei Grizzlies 18-19 non ci sono molte novità rispetto alla formula che li ha resi una squadra molto poco piacevole da affrontare nelle scorse edizioni di playoff. La passata, funesta annata ha ridato loro un Conley e un Gasol sani, e un Jaren Jackson Jr. in più nel motore, col quale iniziare a mettere le basi per una nuova era di Grit and Grind.

 

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