Continua la nostra analisi di come l’NBA è arrivata alla pausa dettata dal coronavirus. Oggi facciamo i conti della Northwest division.
Denver Nuggets (43-22)
Denver si conferma elite NBA per il secondo anno consecutivo e la guida Malone è ormai certezza di bravura e mano salda per ogni giocatore alle sue dipendenze. Poco prima della pausa la mega trade multipla aveva investito anche il Colorado, privatosi – non a sorpresa – soprattutto di Beasley ed Hernangomez, prototipo 3 & D player tanto amato dal coach l’uno e jolly del paint l’altro, lo spagnolo però ai margini delle rotazioni e la guardia in calo. Un fallimento delle scelte nel draft 2016 che non cambia nulla nella gestione tecnica di fine campionato, ma porta in dote la first round pick da Houston e prossimi rilasci, free agent e non garantiti (Napier, Vonleh, Bates-Diop fra gli altri), per assaltare magari l’offseason ventura con un pacchetto significativo, col quale attaccare i Bogdanovic, Oubre e Holiday di turno, oppure smontare il roster per andare a caccia del big third da affiancare a Murray e Jokic! La squadra sta ripetendo la perfetta regular season dello scorso anno, quando giunse seconda in una Conference all’inizio inaccessibile e agguerrita da capo a piedi, e superando numerose insidie fino a sfiorare più tardi l’ingresso – a quel punto quasi certo – alla finale contro Golden State. L’agguanto ai Lakers di qualche settimana fa rispecchia il punto maggiore della tornata in corso, prima che LeBron e successivamente i Clippers facessero uno sprint forse decisivo per mettere in chiaro le gerarchie.
Denver prosegue l’eccezionale gioco di gruppo arretrato, fatto di rapidità e fisicità da parte di almeno 10 elementi a turno, raddoppi perentori sui pick and roll e pressione dei velocissimi e numerosi piccoli sull’esterno. In avanti i giochi a due Jokic-Murray la fanno da padrone, inserendo nel pacchetto l’abilità della coppia a coinvolgere i compagni nell’area tra i 10 e 16 piedi, e la visione di gioco del serbo da ogni mattonella. È lui infatti l’unico rim protector capace di girovagare ovunque e performare punti, assist e medie al top di lega. La pausa potrebbe essere linfa vitale per recuperare le tossine di Millsap, spesso acciaccato, e Harris un po’ sottotono in attacco. Dietro di loro si è perciò elevato a terzo violino Will Barton, finalmente ripresosi dalla terribile lesione all’inguine, al quale Malone ha saputo immettere i mantra della sua offense, cioè dinamismo e fluidità, deresponsabilizzandolo nei possessi a vantaggio della finalizzazione, per usufruire appunto del costante game plan basato su Jokic e Murray. La vittoria divisionale è il primo passo per ottenere un meritato e fondamentale vantaggio casalingo al Pepsi Center, storico fortino e portafortuna, così come superare nello standing finale i più celebrati Rockets. Forse gli scambi della midseason, coi quali abbiamo ipotizzato un all in a fine torneo, sono però una consapevolezza di inferiorità attuale per puntare a qualcosa di immenso. Il calendario è difficile nelle iniziali uscite per poi tornare accessibile, e vincere la Northwest è un obiettivo realistico nonchè superlativo per i ragazzi di Mike Malone. Pronostico (53-29)
Utah Jazz (41-23)
I Jazz hanno messo da parte la storica forza difensiva per variare maggiormente i possessi d’attacco, puntando dunque a mettersi a regime con i diktat moderni della pallacanestro mondiale. Conley e Bogdanovic erano i due nuovi big ai quali cedere tali incombenze, il primo per la famigerata abitudine a penetrare e colpire in floater e performare i pick and roll con maestria e il secondo per bombardare da fuori a mo’ di cecchino. Se il croato si è rivelato un upgrade determinante ed effettivamente carente in passato, portando al primato di gruppo sulla field goal percentage dalla lunga, l’ex Grizzlies ha invece avuto notevoli difficoltà nella gestione dei palloni e nel selezionare il playbook, almeno nella primaria fase del torneo, quando poi si è dovuto pure arrendere a infortuni pesanti. E’ stata proprio la sua assenza motivo inconscio di recupero nelle vette della classifica per Quinn Snyder e soci, dato che ha generato alcune situazioni nuove che hanno permesso al gruppo di accorparsi e divenire più coeso, quali il perentorio ritorno in quintetto di Ingles, diesel e dunque incapace di spaccare la partita dalla panchina, un calendario amico che ha consentito una striscia importante ed infine l’avvento in mid season di Jordan Clarkson, anarchico giocoliere che ha provocato quella scintilla offensiva mancante in precedenza, riuscendo inaspettatamente anche a mettersi sull’attenti pure in retroguardia.
A buoi rientrati lo stesso Conley ha ritrovato una condizione ideale e la vecchia confidenza ad essere un fattore. A loro, ovvio, si aggiungono i due leader Mitchell e Gobert, ultimamente sulle cronache di gossip post pandemia più per presunti dissapori e voci di mercato che tattiche da parquet, che vedrebbero Knicks, Hornets e Bulls tra le tante fare carte false se i due campioni dovessero allontanarsi in futuro da Utah. Allenarsi di nuovo darebbe l’opportunità di riscoprirsi uniti e ripartire da un’ottima classifica alla pausa, un quarto posto a ovest e una top ten nelle statistiche sia d’attacco che difesa, eccellente l’una nelle medie realizzative e l’altra nelle coperture dall’arco e al solito nei rimbalzi. Sarà perciò basilare guadagnare il fattore casalingo per vincere il primo turno playoff, un piccolo e decisivo aiuto che potrebbe fare la differenza, visto l’enorme equilibrio che si sta palesando dietro le corazzate losangelene, le quali però sembrano effettivamente troppo forti e distanti per lanciare Mitchell e compagni in voli pindarici che almeno una finale di Conference susciterebbe. Pronostico (51-31)
Oklahoma City Thunder (40-24)
No Westbrook, no George, no problem! Questo lo slogan annuale dei Thunder, per distacco grande rivelazione stagionale e sorprendente contender di una division, la Northwest, a questo punto terra di conquista. Sam Presti ha ricominciato una rebuilding ortodossa nel modo più inaspettato che ci potesse essere e che al contrario dei pronostici al ribasso porta alla pausa Covid-19 Okc a mantenere a bilancio il contrattone di Chris Paul, originariamente immaginato (?) di passaggio e pronto ad accasarsi per vincere altrove (Miami), snellendo comunque il cap di una decina di milioni scarsi conservando nel cassetto pure allettanti pick futuristiche, e a confermare bensì le prestazioni della vecchia campagna, quando la caccia alla baia era obiettivo primario. Infine il GM concede nelle mani di Donovan l’ennesimo giovane talento da svezzare, Luguentz Dort, chiuso in two way contract la scorsa estate. Oklahoma si culla oggi il talento di Gilgeous-Alexander abbinato a quello di Schroder, ormai rinato e affermato, la storica forza atletica di Noel con quella statica e talentuosa di Adams, ancora determinanti nelle percentuali da pitturato, e uno straordinario giocatore e prototipo primordiale del basket moderno, che prende il nome di Danilo Gallinari, anch’egli assieme a Paul e il resto della truppa trattenuto nella midseason: un premio per gruppo e staff!
Con l’ex Rockets al timone si va ovviamente meno veloce che in passato, rinunciando alla specialità della casa nelle recuperate e nei numeri a rimbalzo, migliori ieri grazie al vecchio play, ma i possessi, specialmente quelli clutch, sono una sentenza per costanza e realizzazione, come confermato da un formidabile net rating di categoria, al pari delle soluzioni brillanti in mid range. Def e off rtg si distanziano di 4/5 step rispetto al 2018/19, ma ciò che lascia sereni nella già conquistata postseason sono le responsabilità, oggi praticamente mancanti, che gravarono invece su Westbrook e George gli anni scorsi e che strozzarono poi le speranze finali al cospetto di team più cinici e stabili a livello cerebrale. Giocare senza obblighi una pallacanestro ad alto potenziale e nelle vette di Conference è il sogno di tutti, sapendo che il dignitoso first round potrebbe essere l’unico, facendo però poi un resoconto finale straordinario e positivo, per ricominciare dopo con più spazio salariale, asset raccomandabili, giovani certezze e scelte (7) da spendere in modo intelligente. È proprio la mentalità del nuovo regista, sotto nelle stats se si guarda al passato ma decisivo per aizzare compagni e pubblico, ciò che sta facendo la differenza, e mette Oklahoma nella condizione di superare il vecchio record, nonostante un calendario conclusivo colmo di sfide ad alto coefficiente di difficoltà. Pronostico (49-33)
Portland Trail Blazers (29-37)
Deludente il cammino stagionale dei Blazers, incapaci di ribadire la splendida cavalcata della scorsa primavera, quando si piegarono solamente agli ancora dominanti Warriors a fine corsa. Auspicando il rientro sul parquet di Nurkic, nel momento in cui il dramma pandemico che stiamo vivendo cesserà, si potrà forse in quel caso rivedere qualcosa di buono rispetto alle brutte performance di questo torneo, nel quale gli innesti seppur positivi di Whiteside e Anthony non sono riusciti a sostituire la dominante presenza in campo del bosniaco, vero collante per gli efficaci giochi a tre con Lillard e McCollum, tutte superstar sbocciate nell’Oregon! Altra perdita importante è stata quella di Rodney Hood, maggiormente responsabilizzato nello spot da 3 per minutaggio e in progressione su ogni tipo di statistica, ma fatto fuori dalla rottura del tendine d’Achille. Le tre partite e mezzo di distacco sui sorprendenti Grizzlies sono difficili da recuperare a questo punto del campionato, ma i due scontri diretti e un calendario residuo non del tutto irresistibile potrebbero riportare Portland tra le migliori otto e disputare un dignitoso ma sulla carta impossibile primo turno al cospetto di LeBron.
Se Lillard ha peccato a volte di continuità causa pure infortuni fastidiosi, non può però non essere messo in cima a classifiche individualistiche interne, grazie al dominio che lo ha visto performare un basket alieno e sconfiggere ogni tipo di primato del passato per punti consecutivi ed efficienza offensiva, per merito dei quali i circa 8 assist per game lo portano a sfiorare la prodigiosa top five su score e passaggi, al pari di Doncic e nettamente sopra ad Harden, Giannis e James! Con lui e Carmelo, ancora rispettabile a tabellino, è tuttora il secondo violino McCollum l’arma alternativa alle magie di Dame, combo creatrice di tiri e situazioni sempre pericolose, con quest’ultimo continuamente in campo quest’anno e al massimo per tempo a partita, con player efficiency superiore a 17 per il quinto torneo di seguito e limitrofo ai 30 punti di media per 100 possessi. Il clamoroso crollo della tornata in questione per Terry Stotts si imputa ad una fase difensiva shock, quintultima di lega, per l’incapacità di gruppo a proteggere i mid range shot e quelli dalla lunga (27mo posto NBA in entrambe le categorie), nonché i rimbalzi offensivi altrui, fuori dall’area Whiteside – finalmente rim protector affidabile ma lentissimo rispetto a Nurkic ad uscire in marcatura – a causa della stazza deficitaria dei leader d’attacco, l’inesperienza delle comunque positive nuove leve Simons e Trent Jr e la storica pigrizia di Anthony a difendere. L’ideale innesto di Ariza per l’esperienza nelle gare da vincere, se aggiunge peculiarità tra gli starter a girare più ruoli, non si è purtroppo rivelato finora un fattore nel settore arretrato, che con lui sul parquet per ben 33.4 minuti è addirittura più deficitario, come si evince dai 117.4 punti subìti a gara sui 113.1 pre trade. Pronostico (39-43)
Minnesota Timberwolves (19-45)
Testa già al futuro e stagione (un’altra) da buttare per i Wolves! La blockbuster deadline per giungere a D’Angelo Russell rappresenta il fallimento epocale di ogni tipo di programmazione da front office e tutto tranne che assicurazione dei tempi venturi, dato che appare oggi opinabile se il sacrificio di Wiggins, Covington e Dieng fra gli altri – certamente oramai saturi e pervenuti a un punto di non ritorno nel Minnesota – per ingaggiare il “gemello” di Towns, sarà un affare nel prosieguo o l’ennesimo flop! Si è deciso di ringiovanire il roster e rendere più flessibile il salary, rinunciando ai (pochi) miglioramenti ottenuti in precedenza, come possessi e tiri dalla lunga, per ripartire con elementi sulla carta più adattabili a differenti sistemi. Ottimo pensando a un domani l’impatto di Beasley per coach Saunders, a differenza di Hernangomez, momentaneo quarto spot fino al termine del campionato, qui maggiormente responsabilizzato in quantità di palloni rispetto ai margini ultimi in Colorado, elemento che potrebbe divenire decisivo al fianco di un creatore di azioni come Russell e diversivo importante nell’isolamento di Towns, spronato quest’anno a concludere più da fuori, sempre che costanza e pressing difensivo migliorino.
Le peculiarità di James Johnson invece servono soprattutto da chioccia e leadership per Reid e gli altri ragazzi, data la verve dell’ex Heat a cambiare mattonelle e compiti facilmente, lui playmaker ball-handler e persino centro, rollante e portatore in pick and roll; anche qui però parliamo di una probabile fugace apparizione, che per età destinerà il giocatore a cambiare aria o ridurre minuti e responsabilità quando (e se) si tenterà la difficile scalata alla Northwest. Oltre Towns e Russell, sarà interessante assistere ai miglioramenti di quei profili sui quali imbastire i prossimi periodi, partendo sicuramente dal recupero di Layman, Okogie, il rookie McLaughlin e il già citato Naz Reid, sempre che Saunders riesca a perfezionarne rim protection e difesa contro lunghi di stazza. La freschezza che ha invaso la midseason era necessaria ma i vertici dell’ovest sembrano ancora drammaticamente lontani; i giovani a roster inoltre non è detto possano evolversi al top, e il nuovo tandem dei sogni ci pare anni luce distante dagli altri che abitano la Western Conference. Russell in particolare non può più fallire, dando a vedere di poter finalmente sobbarcarsi sulle spalle il peso di un’intera franchigia. L’orgoglio e la voglia di mettersi in mostra dovrà essere estrema per contrastare un difficile calendario residuo ed evitare le ultimissime piazze NBA. Pronostico (24-58)