NBA, Pelicans: l’inizio di stagione di Nicolò Melli?

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Melli

Aggirata la boa del primo 10% di stagione regolare NBA, arriva il momento di trarre le prime conclusioni sul debutto nella lega di Nicolò Melli, l’ultimo italiano in ordine di tempo ad avere compiuto il salto dell’oceano passando dall’Eurolega giocata con il Fenerbahce ai New Orleans Pelicans, autori di una delle offseason più movimentate degli ultimi tempi a causa della cessione di Anthony Davis e la scelta di Zion Williamson al Draft.
Come sono andate queste prime otto partite per il nativo di Reggio Emilia?

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Inizio sorprendente

A meno che non siate stati in vacanza su Marte, dovreste essere a conoscenza dell’esordio col botto fatto registrare da Melli nella partita contro i Raptors campioni in carica, nella quale l’ex Milano e Bamberg è entrato dalla panchina e, marcato da un Marc Gasol per la verità abbastanza remissivo in difesa che ha deciso di “battezzarlo” nei primi possessi, ha segnato 14 punti in 19 minuti, con 3 triple consecutive (4/5 al termine) derivanti da pick and pop a cui ha aggiunto 5 rimbalzi e un plus-minus di +11 che ha contribuito a tenere i Pelicans a contatto con Siakam e compagni fino agli ultimi minuti della gara, quando Toronto ha poi accelerato e vinto la partita.

Il processo di adattamento è ancora lungo

Dopo l’ottimo inizio appena raccontato, il processo di ambientamento di Melli ha subito un rallentamento in termini di prestazioni e di minuti giocati (sotto la tabella con le statistiche partita per partita), perché se è vero che oltre all’esordio, l’Azzurro è andato in doppia cifra nella sconfitta di soli 3 punti a Houston ed è partito in quintetto contro Denver (unica vittoria) e OKC, è altrettanto vero che il tempo in campo è progressivamente diminuito fino al DNP fatto registrare lunedì notte nella sconfitta subita a Brooklyn contro i Nets. Proprio a margine di questa partita, quando tutti pensavano che l’esclusione fosse dovuta a un problema fisico, Melli ha dichiarato in totale tranquillità di come tutto questo faccia parte del processo di crescita e di adattamento a ciò che coaching staff e compagni si aspettano da lui, con la speranza che tale integrazione sia più rapida del previsto, vista anche l’assenza forzata di Zion Williamson, costretto ai box da un infortunio al ginocchio.

 
Opp MP FG FGA FG% 3P 3PA 3P% FT FTA FT% ORB DRB TRB AST STL BLK TOV PTS +/-
TOR 19:37 5 7 .714 4 5 .800 0 0 2 3 5 2 0 0 2 14 11
DAL 14:26 2 3 .667 0 1 .000 0 0 1 1 2 1 0 0 1 4 +4
HOU 11:02 4 6 .667 0 1 .000 2 3 .667 0 2 2 1 0 0 1 10 +2
GSW 12:04 1 4 .250 0 2 .000 0 1 .000 1 1 2 1 0 0 0 2 -6
DEN 18:31 2 5 .400 1 4 .250 2 2 1.000 0 4 4 2 1 1 1 7 +10
OKC 10:25 1 2 .500 0 1 .000 2 2 1.000 0 2 2 0 0 0 1 4 -12
BRK DNP

I risultati dei Pelicans non aiutano la crescita

A parziale discolpa di Nicolò, è impossibile non sottolineare come le prestazioni della squadra non aiutino in alcun modo un giocatore appena catapultato in un universo così differente da quello di appartenenza, dove il gioco è più fisico e gli avversari sono giocatori più navigati. L’hype che si era creato sui Pelicans prima dell’inizio della stagione, a oggi, sembra un po’ azzardato, per una squadra che oltre ad avere un record non proprio incoraggiante (1W-6L) in queste prime partite ha il secondo peggior defensive rating della lega (114.6) ed è penultima per rimbalzi difensivi catturati.
L’unica cosa da fare, per ora, è aspettare che il campione di partite sia più significativo e che i Pelicans riabbraccino Zion per poter provare a competere al completo contro gli avversari, anche se, probabilmente, il tempo necessario per far esaltare i tifosi va ben oltre le restanti 74 partite della stagione in corso.