NBA Preview: un Fattore X per ogni squadra (prima parte)

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Con la stagione NBA ormai alle porte, ho provato a dare un nome a quelli che potrebbero essere gli X factor per ogni squadra. Non necessariamente si parlerà dei giocatori più forti di ciascuna franchigia, ma di quelli da cui magari ci si aspetta il salto di qualità. Partiamo dalla prima parte, la Eastern Conference.

ATLANTIC DIVISION 

BOSTON CELTICS, TACKO FALL – Forse è chiedere troppo: stiamo pur sempre parlando di un rookie. Però Tacko Fall, dall’alto dei suoi 231 centimetri, può essere un’arma interessante nella difesa dei Celtics, che latitano di rim protector come si deve. Di sicuro, è già un fenomeno di culto tra i tifosi biancoverdi e non.

BROOKLYN NETS, CARIS LEVERT – Il grave infortunio al piede ha messo ko Caris Levert in un momento propizio della sua carriera NBA. L’ex Michigan State, martoriato da infortuni al college, ha comunque fatto registrare un career high di quasi 14 punti a partita conditi da una buona difesa – soprattutto sulle linee di passaggio, grazie alle braccia molto lunghe. Quest’anno sarà a tutti gli effetti la seconda opzione offensiva di fianco a Kyrie Irving, che dovrebbe togliergli ulteriore pressione e agevolargli il compito.

NEW YORK KNICKS, FRANK NTILIKINA – Ci sono svariati giocatori interessanti nel roster dei Knicks. Frank Ntilikina, scelto alla numero 8 del draft 2017, ha vissuto una stagione da sophomore decisamente deludente, senza lo spazio che una squadra in tanking perenne come i Knicks e zeppa di giovani da coltivare dovrebbe riservargli (a maggior ragione viste le alternative). L’estate lo ha visto rendersi protagonista agli Europei con la maglia della Francia, e chissà che il rendimento con la Nazionale non lo riporti sui radar NBA.

PHILADELPHIA 76ERS, TREY BURKE – Più che una previsione, è un auspicio. Burke ha avuto una strepitosa carriera collegiale a cui, però, non ha mai fatto seguito una soddisfacente carriera NBA per limiti difensivi e di stazza. Dopo aver lucidato il suo talento offensivo, comunque indubbio, ai Knicks, eccolo a giocarsi le sue chance in una contender. L’Iverson dei poveri (senza offesa) nella città che fu di A.I.

TORONTO RAPTORS, STANLEY JOHNSON – Anche qui, forse più un auspicio che altro. Il carro di Stanley Johnson, dopo la mediocre avventura a Detroit e la dimenticabile parentesi a NOLA, arriva in una contender che ha visto partire in estate alcuni dei suoi elementi più preziosi. Se non basterà questo coaching staff a rianimare la sua carriera NBA, allora welcome campionato cinese.

 

SOUTHEAST DIVISION

ATLANTA HAWKS, KEVIN HUERTER – L’obiettivo, neanche troppo nascosto, degli Hawks è quello di creare una squadra simile ai Warriors per stile di gioco e, di conseguenza, interpreti. Se Trae Young deve essere Steph Curry, Kevin Huerter è il suo Klay Thompson. L’ex Maryland ha giocato una sorprendente stagione da rookie, in cui ha messo in mostra un gioco abbastanza completo oltre al tiro da tre (convertito con il 38.5%), ma una scarsa predisposizione ad andare in lunetta nonostante i quasi 5 drive a partita.

CHARLOTTE HORNETS, MILES BRIDGES – Lo scorso anno, gli Charlotte Hornets hanno approfittato della presenza di Kemba Walker per spremere una qualificazione ai playoff. Ora, senza più Kemba Walker e con uno dei roster sulla carta più deboli, è giunto il momento di dare spazio a qualche nuova leva. Miles Bridges è pronto a prendersi un posto da titolare e lasciare il segno nella metà campo offensiva con schiacciate da highlights, ma soprattutto nella propria metà campo, grazie alla sua abilità di difendere su più ruoli.

MIAMI HEAT, BAM ADEBAYO – L’uscita di scena dell’indolente Whiteside significa una sola cosa: più spazio per Bam Adebayo. Il giocatore da Kentucky è giovanissimo, 22 anni, ma è già alla terza stagione tra i pro. Bam ha l’esplosività per essere un superbo rim protector e per finire al ferro (1.14 punti per possesso come rollante in situazioni di pick and roll): adesso avrà più minuti e più opportunità per continuare la sua crescita.

ORLANDO MAGIC, JONATHAN ISAAC – Dopo una stagione da rookie quasi interamente buttata alle ortiche, tra problemi fisici e scarsa fiducia da parte del coaching staff, Isaac ha trovato un minimo di continuità nel suo secondo anno tra i pro finendo per segnare quasi 12 punti di media alla sua prima apparizione ai playoff in carriera. Isaac ha tutte le carte in regola per diventare un two way player di livello.

WASHINGTON WIZARDS, THOMAS BRYANT – I Lakers hanno lasciato andare, forse troppo frettolosamente, Thomas Bryant dopo una stagione da rookie vissuta quasi interamente in panchina. A Washington ha trovato una squadra senza grosse pretese in cui mettersi in mostra (fanno 18 punti, 11 rimbalzi e 1.6 stoppate in 36 minuti), e ampliare un bagaglio offensivo piuttosto variegato (addirittura un onestissimo 33% da oltre l’arco su 99 tentativi). I Wizards potrebbero aver trovato quasi per caso un pezzo da rotazione di buon livello.

 

CENTRAL DIVISION

CHICAGO BULLS, ZACH LAVINE – Capita che in una squadra così giovane come i Bulls, il 24enne Lavine sia da considerarne il leader. Lo scorso anno ha fatto registrare uno usage del 29%, il massimo per un Bull dai tempi di Derrick Rose, nonché il primo giocatore dal 2007 (Paul Pierce) a far registrare almeno 23 punti, 4 rimbalzi e 4 assist senza essere scelto per l’All Star Game. Una maggior cura del pallone e una maggiore efficienza offensiva sono gli obiettivi della sua stagione.

CLEVELAND CAVALIERS, COLLIN SEXTON – Nonostante un turbolento approccio con il basket NBA, Collin Sexton ha finito la stagione con buone medie punti e di percentuali al tiro, dimostrandosi un valido tiratore da oltre l’arco. Ora, con il rookie Garland formerà una coppia in prospettiva molto interessante dal punto di vista offensivo, ancorchè problematica nella propria metà campo.

DETROIT PISTONS, DERRICK ROSE – In un roster, quello dei Pistons, ormai cristallizzato dal cap e con poco margine di manovra, Derrick Rose è una scommessa interessante ad un prezzo contenuto (15 milioni in due anni). Rose non sarà mai quello di una volta, ma la versione vista ai Timberwolves nella scorsa stagione, se replicata quest’anno, potrebbe dare un boost interessante alla panchina dei Pistons.

INDIANA PACERS, MYLES TURNER – Turner non è nuovo a finire in articoli del genere. Da un paio di anni si attende la sua definitiva maturazione, ma ancora l’ex università di Texas non ha fatto il salto di qualità che ci si attendeva da lui. Turner ha uno skillset da unicorno; ha atletismo, range di tiro e l’abilità di battere l’uomo dal palleggio nonostante gli oltre 210 centrimetri, ma ancora non ha trovato la continuità. E i Pacers hanno scelto al draft un altro big man molto interessante come Bitadze.

MILWAUKEE BUCKS, ERIC BLEDSOE – Nel complesso, la stagione 18-19 è stata positiva per Bledsoe, che ha giocato una stagione regolare ad alti livelli, finendo poi nel primo quintetto difensivo. Ai playoff, invece, il rendimento è stato insufficiente, tra l’altro dopo aver firmato il nuovo contratto da 70 milioni in 4 anni. Sarà proprio la postseason il banco di prova di Bledsoe, chiamato quest’anno ad un ruolo ancora più centrale dopo la partenza di un leader come Brogdon.