L’NBA sta facendo di tutto per cercare di portare a termine la regular season per poter così iniziare i playoff e terminare al meglio la corsa al titolo.
Il quadro mondiale, ed in particolare quello degli USA, legato al diffondersi del contagio non consente al campionato di basket più famoso del mondo di programmare una possibile ripresa e neppure di ideare un nuovo calendario e ogni ulteriore gara non disputata corrisponde ad una perdita economica per la Lega.
Nei contratti di ogni giocatore vi è una particolare clausola per far fronte a questo tipo di emergenze detta “clausola di forza maggiore“ attraverso la quale i giocatori perderebbero l’1% del proprio stipendio per ogni partita cancellata. Adam Silver e Michele Roberts (direttore della NBPA), assieme ad alcuni avvocati, stanno già discutendo per trovare un accordo sul possibile taglio degli stipendi. Se l’accordo non dovesse essere raggiunto prima del 15 aprile, la lega ha già garantito che il pagamento degli stipendi avverrà regolarmente anche per questo mese.
Ad oggi mancano 253 partite di regular season più, all’incirca, una media di 5,6 partite dei playoff per squadra per un totale di 23 partite per giocatore indipendentemente dalla franchigia presa in considerazione e dall’accesso o meno ai playoff poichè la “clausola di forza maggiore” non prevede distinzione tra le squadre ancora in corsa e quelle aritmeticamente fuori dalla post-season; quindi tutti i giocatori avranno le stesse perdite a livello percentuale sul proprio stipendio che ammontano al 24,69%.
Questa è quindi la quota che l’NBA tratterrebbe dagli stipendi dei singoli giocatori bloccando i pagamenti fino al raggiungimento di quella percentuale che verrebbe immediatamente restituita in caso di recupero delle partite non disputate.
Questo metodo però potrebbe riscontrare dei problemi perchè, nonostante i contratti NBA prevedano un pagamento in 24 rate suddivise nell’arco di 12 mesi, esiste la possibilità da parte dei singoli giocatori di negoziare una diversa modalità per ricevere il proprio stipendio secondo schemi diversi e per loro più convenienti; secondo i dati della NBPA oltre il 90% dei giocatori riceve un pagamento standard e a loro dunque spetta ancora una quantità superiore al 25% di stipendio che la Lega, una volta raggiunto l’accordo con le parti in causa, tratterrà senza ulteriori problemi.
Il restante 10% di giocatori però ha un trattamento diverso per quanto riguarda gli stipendi: essi ricevono il 50% del salario subito e la restante parte in 12 rate nella prima metà della stagione; in questi casi i giocatori hanno già ricevuto oltre il 75% dei loro stipendi e quindi l’NBA potrebbe essere costretta a chiudere una restituzione di quanto già guadagnato fino al raggiungimento della somma richiesta creando un precedente al quale la NBPA e i giocatori stessi potrebbero opporsi.
Uno dei giocatori che gode di queste agevolazioni è Lebron James al quale mancano solo 3 milioni di stipendio da incassare cioè una cifra molto più bassa rispetto a quello che l’NBA dovrebbe trattenergli; un’altra possibilità per il numero 23 dei Lakers sarebbe quella di trattenere la cifra restante dallo stipendio della stagione 2020/2021.
Esistono, inoltre, altri nodi da sciogliere riguardo a questo taglio degli stipendi poichè molti giocatori a fine stagione potrebbero cambiare franchigia e sarebbe quindi la nuova squadra a dover decurtare parte dello stipendio, mentre altri potrebbero firmare a cifre più basse e quindi il 25% del “nuovo stipendio” potrebbe non bastare a coprire le cifre dell’anno precedente obbligando una restituzione.
L’NBA nelle ultime settimane si sta muovendo per ridurre al minimo il danno economico causato dello stop per il CoronaVirus e lo stesso Adam Silver ha deciso di ridurre del 20% il proprio stipendio e quello dei 100 top manager .